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Medioevo letterario d’Italia | 2014 | N. 11
Anno 2014 – Annata: XI – N. 11
A cura di Alessandra Tramontana
Titolo articolo: Ancora sulla censura epica nella lirica italiana del Duecento: il caso di ser Cione Baglioni
Nella prospettiva dell’edizione critica dei sonetti di ser Cione Baglioni, notaio fiorentino della seconda metà del XIII secolo, le cui modeste rime riflettono un gusto prestilnovista, la studiosa esamina i possibili endecasillabi con cesura epica, cioè versi apparentemente ipermetri, forse influenzati dalla tradizione lirica oitanica. Dopo un ‘excursus’ sullo ‘status quaestionis’, essendo il dibattito sui cosidetti ‘endecasillabi crescenti’ tutt’altro che chiuso, di tali carmi, traditi dal Vaticano latino 3793, vengono discussi vari versi, sia sporadici, sia presenti quasi a ‘fare sistema’ in un unico componimento. Il problema, oltre che teorico, è soprattutto ecdotico: come deve porsi l’editore di fronte a versi con fisionomia di tipo ‘epico’, ma su cui sarebbe possibile intervenire? Nel caso di Cione la Berardi è orientata a mantenere la lezione del manoscritto, discutendo i singoli casi nelle note di commento. Segue un’appendice con l’edizione integrale dei carmi esaminati nel saggio.
Lingua: ItalianoPag. 9-36
Etichette: Baglioni Cione, Sonetto, Duecento, Manoscritto, Metrica, Medioevo, Firenze,
Titolo articolo: The Case of the Lost Original Ending of Dante’s “Vita Nuova”. More Notes Toward a Critical Philology
Il saggio affronta un principio metodologico in base al quale l’approccio filologico ai testi letterari non può essere confuso con l’esigenza interpretativa e retorica. Si discute infatti della presunta perduta redazione originale del finale della “Vita Nuova” di Dante, della quale nessuna traccia è rimasta (di contro ai quaranta esemplari dell’attuale redazione), ma che sanerebbe la contraddizione tra la figura della ‘donna gentile’ delineata nella “VIta Nuova” e il profilo della stessa che emerge dal “Convivio”. L’autrice, nel ricostruire le varie fasi del dibattito, che prese le mosse nel 1915 con Luigi Pietrobono, primo sostenitore del doppio finale del prosimetro dantesco, afferma come precipuo compito del critico sia quello di valutare ed eventualmente interpretare le contraddizoni, ma non di risolverle quando, come in questo caso, si è in assenza di riscontri di carattere ecdotico.
Lingua: InglesePag. 37-43
Etichette: Alighieri Dante, Vita Nuova, Convivio, Trattato, Trecento, Filologia, Critica letteraria, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: ‘Innamoramento’. Il moto del cuore come principio del ragionare e poetare (Dante, “Vita Nova”, I-III)
Il saggio analizza all’interno della “Vita Nova” di Dante la presenza della scienza poetica dell’amore, coltivata nell’ambito del ‘Dolce stil’ di cui facevano parte i ‘fedeli d’amore’ (cioè animi sensibili votati appunto all’amore). A questo proposito evidenzia come l’amante sia espressione di un’ ‘anima triplex’: cuore, testa e ventre, e come gli tocchi compiere un percorso che, partendo dall’innamoramento, cioè dall’Amore sensuale, attraverso il pensare, sentire e volere lo porterà a elaborare in sé un metafisico e sublimato ‘Amor Dei’. Per ottenere ciò bisogna ricorrere non al linguaggio della filosofia, bensì a quello della poesia.
Lingua: ItalianoPag. 45-61
Etichette: Alighieri Dante, Vita Nova, Trattato, Trecento, Filosofia, Poesia, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: Sermons and ‘maniculae’ for Nuns: the Editorial Culture of MS Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 533
L’analisi del manoscritto Ashburnham 533 della Biblioteca Medicea Laurenziana, che contiene le prediche del Quaresimale del 1305-1306 di fra’ Giordano da Pisa, evidenzia la presenza di otto ‘maniculae’, tese a selezionare sezioni del testo evidentemente reputate di particolare rilievo. Il codice, di cui la studiosa offre una descrizione, era destinato al monastero femminile di San Gaggio a Firenze e si rivela un documento molto interessante relativo alla fruzione che era opportuno ne facessero le monache. Le ‘maniculae’ infatti ‘selezionano’ stralci delle prediche che dovevano indicare modelli di comportamento specifici per un corretto sviluppo morale e spirituale, una sorta di testo parallelo, dunque, che guidava le monache nel loro percorso di vita all’interno del convento.
Lingua: InglesePag. 63-75
Etichette: Giordano da Pisa, Predica, Trecento, Manoscritto, Medioevo, Firenze,
Titolo articolo: Un volgarizzamento trecentesco del “Somniale Danielis” nel cod. Laurenziano Martelli 12
Il saggio offre la prima trascrizione integrale della versione volgare del “Somniale Danielis”, tratta dal manoscritto Laurenziano Martelli 12 (in apparato vengono date le lezione del ms. Laurenziano Mediceo Tempi 2 e del cd. Vaticano Rossiano 947). Si tratta di un fortunato manuale di interpretazione dei sogni, composto in greco intorno al IV-V secolo d. C. e tradotto più volte in latino e in diversi volgari. Anepigrafo per esigenze censorie, solo adesso si è stabilito che il testo contenuto nel Laurenziano Martelli 12 è appunto il “Somniale Danielis”. Esso è accompagnato, come spesso accadeva nei manoscritti per questo ma pure per similari trattati, da testi letterari importanti (“Vita Nuova”, “Divina Commedia”, “Decameron”, “Acerba”) a fini esegetici, cioè come supporto per la decodifica e l’interpretazione dei sogni presenti nella poesia e nella narrativa del Duecento e del Trecento.
Lingua: ItalianoPag. 79-90
Etichette: Somniale Danielis, Trattato, Trecento, Manoscritto, Edizione, Medioevo, Italia,
Titolo articolo: “Trentacinque anni intende c’avia”. Argomenti sulla “Commedia”in forma di tristici
Il contributo presenta l’edizione critica degli ‘argomenti’ della “Divina Commedia” tramandati dal codice Pluteo XL.25 della Biblioteca Medicea Laurenziana. Si tratta di tre endecasillabi con schema ABB, sotto il profilo della rima indipendenti tra loro. Prima dell’edizione lo studioso dà una dettagliata descrizione del codice, con annessa scheda bibliografica. Ricostruisce poi attraverso i fenomeni linguistici l’area in cui tali tristici furono verisimilmente trascritti (tra Toscana e Umbria settentrionale) e la data in cui probabilmente vennero composti (metà del Trecento), offre indicazioni sul metro utilizzato, che per la sua peculiarità consente un’immediata differenziazione dell’ ‘argomento’ dal canto cui esso si riferisce, affronta luoghi problematici, esponendo le correzioni proposte. Soprattutto attraverso elementi lessicali, infine, con un prospetto sinottico dà conto della corrispondenza tra questi testi e altri, sempre in versi, di commento alla “Commedia”.
Lingua: ItalianoPag. 91-121
Etichette: Argomento, Commento, Trecento, Manoscritto, Medioevo, Italia,