Le riviste sostenitrici
Linguistica e letteratura | 2015 | N. 1-2
Anno 2015 – Annata: XL – N. 1-2
A cura di Gaia Tomazzoli
Titolo articolo: Ironia, rigore e testo. Per Roberto
Nell’introduzione al volume di studi offerti a Roberto Mercuri in occasione del suo pensionamento, i curatori Antonio Montefusco e Raffaella Zanni ripercorrono brevemente la carriera del professor Mercuri, soffermandosi sui principali insegnamenti lasciati in eredità agli allievi.
Lingua: ItalianoPag. 11-13
Etichette: Ritratto, Mercuri Roberto, Novecento, Dumeila,
Titolo articolo: La metafora vegetale di “Al departir del brau tempier” (BDT 293, 3)
Il contributo si concentra sul componimento “Al departir del brau tempier” di Marcabru, testo tra i più criptici del poeta, e in particolare sulla metafora vegetale che si estende lungo i primi versi. L’autrice sottolinea la natura tecnica dei vocaboli impiegati nell’esordio primaverile, che rimandano a testi di arboricoltura come il “De cultura hortorum” di Walahfridus Strabo. Con il supporto delle fonti, si propone poi di estendere la metafora vegetale ai vv. 15-6 del componimento, che a prima vista sembrerebbero far riferimento a un corpo umano malato, e che potrebbero invece indicare più coerentemente la condizione di un albero in cui un innesto non riuscito abbia danneggiato i rami della cima. In aggiunta, il saggio propone infine una nuova interpretazione delle tre figure dell’ortolanus, del clavier e dell’estagier (vv. 41-5), che rimandano a tre ruoli specifici interni alla struttura della proprietà ecclesiastica francese; da un punto di vista simbolico, inoltre, l’ortolanus e il clavier sembrano adombrare Dio e San Pietro, arricchendo la metafora vegetale dei primi versi con il sovrasenso morale per cui il giardino snaturato dall’innesto umano rappresenti il peccato.
Lingua: ItalianoPag. 17-36
Etichette: Marcabru, Poesia trobadorica, Metafora, Duecento,
Titolo articolo: Parlare e tacere dal Notaro a Dante attraverso i rimanti ‘menzogna : vergogna’
L’articolo dimostra come la coppia di rimanti ‘menzogna : vergogna’, che compare nella “Commedia” una volta per cantica (If XVI, Pg XX, Pd XVII), sia sempre spia di una riflessione retorica e morale sul rapporto tra dire e non dire e sul valore di verità o falsità della parola poetica; attraverso la lettura in sequenza dei tre passi contenenti la serie ‘menzogna : vergogna’, Ferrilli ripercorre alcune tappe fondamentali del percorso di auto-legittimazione di Dante come poeta-profeta. L’associazione tra la serie di rimanti in esame e il tema della possibilità del dire o dell’opportunità di tacere, così funzionalizzata da Dante, ha origine già nella precettistica retorica e nella lirica del Duecento: tra le varie occorrenze, fondamentali risultano quelle di Giacomo da Lentini e di Brunetto Latini – il quale è peraltro probabile mediatore della riflessione tecnica veicolata dal “Liber de doctrina dicendi et tacendi” di Albertano da Brescia, tradotto nel “Tresor”.
Lingua: ItalianoPag. 37-67
Etichette: Alighieri Dante, Giacomo da Lentini, Latini Brunetto, Intertestualità, Divina Commedia, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Echi della similitudine delle gru di Lucano (“Pharsalia”, V, 709-716) nella “Commedia” di Dante
Il contributo prende in esame un passo della “Pharsalia” di Lucano (vv. 560-716), contenente una scena di tempesta e, all’interno di essa, una similitudine avente come veicolo le gru: Della Cagna dimostra come il passo sia stato profondamente ruminato da Dante, che lo ha sviluppato in diversi luoghi della “Commedia” (in particolare, Pd XVIII, 73-81; If V, 28-51, ma anche Pg XXIV, 69-9 e Pg XXVI, 43-8). Le approfondite e puntuali analisi del sistema di riuso dantesco – che tengono presenti anche gli apparati di glosse al poema lucaneo circolanti nel Medioevo – permettono all’autrice di delineare non solo lo specifico della similitudine dantesca, profondamente funzionale e non più esornativa, ma anche il diverso rapporto che Dante intrattiene con la Storia in generale, e con alcune figure storiche in particolare, come nel caso di Cesare, la cui caratterizzazione Lucano aveva contribuito a modellare anche più di quanto i richiami più espliciti lascerebbero pensare.
Lingua: ItalianoPag. 69-93
Etichette: Lucano, Alighieri Dante, Divina Commedia, Similitudine, Intertestualità, Poesia latina, Trecento,
Titolo articolo: La voce di Pluto
Riccardo Viel affronta un’analisi del sintagma ‘voce chioccia’ (If VII, 2) e, più in generale, del termine ‘chioccia’, sul quale le interpretazioni dei critici sono incerte. Passando in rassegna i diversi vocaboli mediolatini da cui il termine potrebbe derivare, l’autore propende infine per GLOCIRE, il cui significato principale indica il verso della gallina, ma che può essere esteso a significare anche altri versi animali: il più appropriato alle due occorrenze dantesche sembra essere quello del latrato canino, metafora di degrado morale e di scarso valore poetico nella lirica provenzale. In questo senso, il termine si connette anche con l’idea della campana rotta (sulla base del latino CLOCCA), simbolo delle rime frante, di una poesia stonata: tale accezione si ritrova in alcuni componimenti di Marcarbru e di Peire d’Alvernhe, da cui il Dante del “De vulgari eloquentia” sembra derivare anche l’opposizione tra «vocabula dolata» e «vocabula reburra».
Lingua: ItalianoPag. 95-105
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Poesia trobadorica, Peire d’Alvernhe, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: “O Povertà, come tu sei un manto”. Stratigrafia di un inedito trecentesco
Il contributo di Montefusco e Zanni fornisce l’edizione critica di un’inedita canzone trecentesca, “O Povertà, come tu sei un manto”. La canzone si colloca all’interno di un filone di componimenti che nel Trecento affrontavano il tema della povertà, traducendo nel linguaggio poetico alcuni spunti della quaestio paupertatis; gli autori introducono il contesto storico in cui si mosse questa «micro-tradizione tematica trecentesca», e ne delineano le caratteristiche fondamentali. Dopo la recensio dei manoscritti e la nota al testo, viene stampata la canzone (corredata di apparato critico), a cui fanno seguito alcune pagine di commento dedicate a questioni di datazione e paternità e a un’analisi dei principali motivi: si esclude la paternità cavalcantiana, si assegna il componimento alla prima metà del Trecento e si individuano come tratti salienti del testo da un lato l’atteggiamento controversistico, che si scaglia in particolare contro l’illogicità dell’assoluta povertà di Cristo, dall’altro una certa sperimentazione espressiva, tipicamente trecentesca, che si esplica nell’impiego di termini di recente fortuna e in alcuni particolari artifici retorico-stilistici.
Lingua: ItalianoPag. 107-134
Etichette: Trecento, Canzone, Edizione critica, Inedito, Povertà,
Titolo articolo: «L’aura sacra» tra sogno e visione. Il finale dei “Rerum vulgarium fragmenta”, Dante e Boccaccio
Lorenzo Geri propone un percorso tematico tra Dante, Petrarca e Boccaccio, scandito dalle diverse rielaborazioni dell’immaginario della donna amata che appare al poeta in forma di sogno o di visione. In particolare, l’autore si concentra sulla cosiddetta forma Chigi del Canzoniere e sui brani che più da vicino rielaborano le apparizioni di Beatrice nella parte finale della “Vita Nova” e nel “Paradiso” (sonetti CCLXXXV e CCCII): in questa sezione finale dei “Fragmenta”, Petrarca, fonde atmosfera penitenziale e visione della beatitudine di Laura – i due soggetti preponderanti nelle liriche aggiunte a partire dalla forma Malatesta. Poiché Boccaccio trascrisse la forma Chigi, è logico ipotizzare che la ricezione nelle sue liriche più mature di questo nucleo tematico originariamente dantesco sia stata profondamente mediata dai componimenti di Petrarca, se non addirittura concepita in omaggio all’ultima sezione dei “Rerum vulgarium fragmenta”.
Lingua: ItalianoPag. 135-155
Etichette: Petrarca Francesco, Alighieri Dante, Boccaccio Giovanni, Sogno, Visione, Trecento,
Titolo articolo: Ghostly and polemical: Castiglione’s “Prosopopoeia Ludovici Pici Mirandulani”
Nel suo contributo, Rodney Lokaj analizza la “Prosopopoeia Ludovici Pici Mirandulani” di Castiglione evidenziandone gli elementi di nascosta critica nei confronti di Gianfrancesco Pico della Mirandola, fratello del compianto Ludovico. L’autore comincia con una ricostruzione delle ragioni dell’avversità di Castiglione nei confronti di Gianfrancesco, legate tanto alla pretesa di quest’ultimo di essere l’erede spirituale di Savonarola e unico profeta di una verità fantasmatica, quanto alla sua propaganda contro le splendide sculture collocate da Giulio II nel Cortile del Belvedere. L’articolo si sofferma poi su alcune spie intertestuali che manifestano gli intenti polemici di Castiglione nei confronti dell’avversario, così lontano dalle virtù del defunto fratello.
Lingua: InglesePag. 157-184
Etichette: Castiglione Baldassarre, Pico della Mirandola Ludovico, Pico della Mirandola Gianfrancesco, Prosopopoeia Ludovici Pici Mirandulani, Cinquecento,
Titolo articolo: ‘Enajenado’, ‘enajenarse’, ‘enajenacioón’. Analisi diacronica di una polisemia
Sarah Fogagnoli compie un percorso nella storia della lingua castigliana, seguendo i diversi significati veicolati dalla famiglia lessicale ‘enajenación, enajenado, enajenarse’. Il concetto di alienazione, inizialmente legato all’ambito notarile (dove era impiegato per indicare il passaggio di una proprietà), viene assorbito dalla lirica cortese castigliana a cavallo tra ‘300 e ‘400, che lo usa per esprimere il tema della prigionia d’amore e della sottomissione alla donna amata. In questa accezione il termine si avvicina poi progressivamente anche al linguaggio medico, cominciando ad indicare anche quella perdita della ragione che porta l’amore a culminare nella follia, nella scissione tra corpo e anima. Un ulteriore spostamento si ha con la letteratura mistica, che usa il concetto di alienazione e i termini ad esso legati in chiave positiva, per parlare dell’uscita da sé propria degli stati estatici. I vocaboli in questione approdano infine, durante il Novecento, a nuovi significati, resi possibili dalla stratificazione intertestuale: un’alterazione delle percezioni negativa (García Lorca) o positiva (Salinas).
Lingua: ItalianoPag. 185-210
Etichette: Storia della lingua, Lingua spagnola, Lessicografia, García Lorca Federico, Salinas Pedro, Poesia lirica, Mistica, Trecento, Quattrocento, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Rovine antiche e sentimenti moderni: la messa in scena della società nei “Paralipomeni” di Giacomo Leopardi
Floriana Di Ruzza offre un’analisi di alcune tematiche centrali dei “Paralipomeni della Batracomiomachia”: concetti fondamentali per la riflessione socio-antropologica leopardiana, come le dicotomie autorità/libertà, eroismo/viltà, onore/vergogna, sono parodicamente messi in scena nella finzione zoo-epica del poemetto. L’autrice li ripercorre e li commenta chiosandoli con altri passi dell’opera di Leopardi (dallo “Zibaldone”, dalle “Operette morali”, dal “Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’Italiani” e dalle poesie), mettendo a fuoco la rappresentazione della cruciale opposizione valoriale tra antichità e contemporaneità.
Lingua: ItalianoPag. 211-224
Etichette: Leopardi Giacomo, Paralipomeni della Batracomiomachia, Antropologia, Parodia, Ottocento,
Titolo articolo: Indagini sul dolore leopardiano
Il contributo di Claudio Colaiacomo offre alcuni spunti di riflessione sul tema del dolore nella poesia di Leopardi: commentando in particolare “Ultimo canto di Saffo” e “Alla Primavera, o delle favole antiche”, e chiosandoli con alcuni passi dello “Zibaldone”, l’autore segue il cammino del poeta da un’idea del dolore legata al mito, e dunque estranea alla conoscenza razionale, a una concezione più strettamente esperienziale e priva di contorni e figuralità.
Lingua: ItalianoPag. 225-235
Etichette: Leopardi Giacomo, Poesia, Ultimo canto di Saffo, Alla Primavera, Ottocento,
Titolo articolo: Mnemochimica. Su una traccia dantesca nella poesia di Primo Levi
Il contributo si concentra sull’intertestualità dantesca nell’opera di Primo Levi, e in particolare nella poesia “Schiera bruna” (contenuta in “Ad ora incerta”): il testo cita infatti la similitudine delle formiche del Purgatorio dantesco, ma contiene anche e soprattutto il rimando intratestuale a “Buna”, la prima poesia composta da Levi dopo l’esperienza del Lager. L’autore discute alcune modalità del recupero dantesco nella poesia di Levi – e principalmente le modalità del riuso ludico e della lettura integrativa – per poi ipotizzare che nel componimento in questione il poeta reagisca all’attivazione meccanica e involontaria della memoria con un complesso gioco di allusioni e reticenze. L’articolo propone poi di integrare questa lettura intertestuale e intratestuale con la questione delle conoscenze scientifiche dell’epoca, che, a quanto dichiarato da Levi stesso, permettevano di assegnare agli animali nuovi valori simbolici: le formiche, la cui organizzazione sociale veniva approfondita in quegli anni, offrono un nuovo repertorio di immagini poetiche che permette al poeta contemporaneo di confrontarsi con Dante sul campo della creatività veicolata da metafore e similitudini.
Lingua: ItalianoPag. 237-257
Etichette: Levi Primo, Alighieri Dante, Intertestualità, Memoria, Similitudine, Novecento,
Titolo articolo: Lettera aperta di Dante Alighieri
L’autrice prende in prestito la voce di Dante Alighieri per celebrare Roberto Mercuri, fedele e appassionato studioso della “Comedìa”.
Lingua: ItalianoPag. 261-266
Etichette: Alighieri Dante, Mercuri Roberto, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Per Roberto. La spada nella maionese
Amico d’infanzia di Roberto Mercuri, l’autore ne celebra la figura attraverso alcuni ricordi.
Lingua: ItalianoPag. 267-269
Etichette: Ritratto, Mercuri Roberto, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Goliardata tardiva
L’autore offre a Roberto Mercuri una serie di terzine che rimaneggiano il testo dantesco in omaggio a Roberto Mercuri e alla sua carriera.
Lingua: ItalianoPag. 271-272
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Mercuri Roberto, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Ricordi di scuola
Gli autori rievocano alcuni momenti del loro rapporto accademico e amicale con Roberto Mercuri.
Lingua: ItalianoPag. 273-275
Etichette: Mercuri Roberto, Ritratto, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: La via italiana all’intertestualità. Riflessioni, divagazioni e azzardi
Nel suo articolo, Monica Storini ripercorre gli ultimi decenni delle elaborazioni italiane della teoria dell’intertestualità, esplorando anche alcune possibili connessioni con altre teorie letterarie contemporanee, ossia con le posizioni opposte di Umberto Eco, autore e teorico del post-moderno, e del collettivo Wu Ming. In particolare, l’autrice riconosce all’ambito italiano un certo rifiuto di eccessive categorizzazioni e, al contrario, la scelta di una pratica di analisi intertestuale attenta all’esegesi del testo di arrivo; tra i rappresentanti di questa via italiana, Storini si sofferma sull’esempio di Roberto Mercuri, autore di molti contributi sulla teoria e la pratica dell’intertestualità, specialmente dantesca.
Lingua: ItalianoPag. 279-307
Etichette: Teoria della letteratura, Teoria della critica, Postmodernismo, Letteratura critica, Italianistica, Intertestualità, Novecento,
Titolo articolo: Bibliografia di Roberto Mercuri
Bibliografia degli scritti accademici di Roberto Mercuri.
Lingua: ItalianoPag. 309-314
Etichette: Mercuri Roberto, Bibliografia, Novecento, Duemila,