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Lettere italiane | 2014 | N. 2
Anno 2014 – Annata: LXVI – N. 2 Mese: Aprile-Maggio
A cura di Francesca Farina
Titolo articolo: Memoria di Ezio Raimondi
Si commemora l’illustre studioso, Ezio Raimondi, collaboratore fondamentale di “Lettere Italiane” per lunghi anni, vera autorità nel campo delle letterature di diverse epoche, da Virgilio a Dante, da Petrarca al Barocco e al Rinascimento, profondo conoscitore della letteratura e della critica tedesca, oltreché ispiratore e direttore per diversi decenni dell’Associazione e delle Edizioni del Mulino.
Lingua: ItalianoPag. 177-181
Etichette: Raimondi Ezio, Critica letteraria, Letteratura, Novecento,
Titolo articolo: Paroles à Guadalajara
Discorso di ringraziamento pronunciato dal poeta nella città messicana il 30 novembre 2013, in occasione del conferimento del “Prix de la Foire internationale du Livre”, in cui l’intellettuale sottolinea, ancora una volta, l’estrema importanza di ‘quella forma particolare di indagine sul mondo e sull’esistenza che si chiama poesia’, nel momento in cui da più parti si assiste quasi a un declassamento della medesima e all’esaltazione, per contro, della vita materiale. Ribadendo ulteriormente la necessità di perseguire, come fa il Prix stesso, la strada del linguaggio, in quanto appropriazione del senso più profondo per ciascuno di noi, per la conoscenza di noi stessi e del reale che continuamente sfugge, gravato dall’angoscia del tempo, Bonnefoy sostiene che soltanto impadronendoci della parola poetica riusciremo ad accostarci alla vita e alla verità, a dare un senso al nulla dentro noi stessi e al nulla al di fuori di noi stessi. Occorre dunque amare la lingua e non soltanto la nostra, ma tutte le lingue, e tradurle per renderle vive in noi, facendoci sempre accompagnare, lungo il sentiero della poesia, dalla mutevolezza e dalla eternità del linguaggio, vera terra comune degli uomini.
Lingua: FrancesePag. 182-187
Etichette: Bonnefoy Yves, Poesia, Letteratura francese, Critica letteraria, Novecento,
Titolo articolo: Da Sofocle a Tasso: il percorso del Chiabrera tragico
Alessandro Corrieri analizza la produzione tragica dell’autore vissuto a cavallo tra il Cinquecento e il Seicento, erede quindi della grande tradizione cinquecentesca, ma anche tra i fondatori di quella barocca, che quindi produsse opere legate sia al genere rinascimentale della tragedia e del dramma pastorale, sia al melodramma, genere propriamente seicentesco, fondato dallo stesso Chiabrera appunto al sorgere del secolo. Coniugando classicità con modernità nella composizione delle sue tragedie, il poeta si proponeva con le stesse di edificare e istruire le anime di coloro che assistevano alla loro rappresentazione, ‘recuperando l’istanza pedagogica propria della tragedia antica’, come sottolinea lo studioso, ricostruendo la genesi dell’ “Ippodamìa”, tragedia di 950 versi endecasillabi sciolti, per la cui trama attinse al Seneca delle “Troiane” e prima ancora all’Omero dell’ “Iliade”, ma soprattutto al Sofocle dell’ “Aiace” e dell’ “Antigone”, oltreché a numerosi altri autori. Corrieri analizza subito dopo la seconda tragedia composta dal Chiabrera, ossia l’ “Angelica in Ebuda”, del 1615, ispirata all’episodio che ha per protagonista l’omonima eroina nel canto X dell’ “Orlando furioso”. Essa ebbe lunga gestazione, come si evince dall’epistolario dell’autore: con essa il Chiabrera intendeva rilanciare la tragedia classica, ricorrendo a metro e soggetto moderni per trasmettere contenuti altamente morali, propri della sua epoca, fino a farne un ‘melodramma gesuita’, poiché dietro la vicenda della fanciulla sacrificata si intravede un martire politico, quel Francesco Marini a cui la tragedia stessa è dedicata, ‘emblema del perfetto cittadino al servizio del perfetto Stato, la Repubblica genovese’. Infine, lo studioso si sofferma sulla terza ed ultima tragedia, l’ “Erminia”, del 1622, altra opera fondamentale per comprendere molti aspetti della drammaturgia chiabreresca.
Lingua: ItalianoPag. 188-212
Etichette: Chiabrera Gabriello, Poesia, Tragedia, Dramma, Letteratura, Critica letteraria, Controriforma, Barocco, Cinquecento-Novecento,
Titolo articolo: Giudici nel ritmo di Yeats: traduzioni inedite dalla raccola “The Tower”
Riccardo Corcione dà conto delle traduzioni inedite di Giovanni Giudici da William Butler Yeats, conservate presso l’Università degli Studi di Milano, e che probabilmente risalgono al 1980. In particolare, la traduzione di “The Tower” sarebbe successiva a quelle del 1982 e risalirebbe ai tardi anni ’80. Il poeta irlandese ha influenzato grandemente la poesia di Giudici, che si sentì subito attratto dal formalismo metrico di Yeats, non certo inteso in senso costrittivo, ma anzi inseguito proprio per la naturalezza con la quale egli sapeva orchestrare il gioco di rime, strofe, quadri sonori. Come per Yeats, anche per Giudici diventa essenziale conoscere profondamente la gabbia costruttiva della forma per poterla violare, utilizzando metri e strofe raffinati e magari obsoleti e peregrini, come l’ottava di pentametri giambici, trimetri e dimetri o tetrametri, ovvero allontanandosene, pur mantenendo la stessa lunghezza e gli stessi accenti dei versi originali, ovvero l’anisosillabismo o la rima, le assonanze e le consonanze del testo inglese, magari stravolgendo la sintassi. L’articolo è corredato dai testi di Yeats tradotti da Giuduci delle “Meditazioni in tempo di guerra civile”.
Lingua: ItalianoPag. 213-214
Etichette: Yeats Butler William, Giudici Giovanni, Poesia, Letteratura inglese, Letteratura italiana, Critica letteraria, Traduzione, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: La ‘selvaggia gente…crudel di se stessa e dispietata’. Pensiero politico e lessico amoroso in una ballata di Cino da Pistoia
Lo studioso analizza la ballata del poeta toscano “Sì m’ha conquiso la selvaggia gente”, sottolineando come, per trattare un tema politico quale quello della lotta tra Guelfi Bianchi e Guelfi Neri a Pistoia, il poeta si sia servito del lessico amoroso, tenendo probabilmente presente una poesia provenzale, che potrebbe, secondo Lenker, costituire il precedente più prossimo alla ballata di Cino. Dunque, accennando alla ‘selvaggia gente’ il poeta si riferirebbe ai suoi stessi concittadini, la cui divisione, che ha generato odio e guerre, lo addolora tanto che egli preferirebbe essere morto piuttosto che patire una tale sofferenza. Cino si ispira, come sostiene Lenker, al sirventese “Ges no m’es greu, s’eu non sui ren presatz” del genovese Bonifacio Calvo, che chiama gli abitanti della sua patria ‘gen savaja’, ma probabilmente anche alla “Politica” di Aristotele, tradotta per la prima volta in latino attorno al 1260, e al riassunto-commento che dell’antica opera fece Tommaso d’Aquino.
Lingua: ItalianoPag. 242-248
Etichette: Da Pistoia Cino, Poesia, Letteratura, Politica, Critica letteraria, Trecento, Novecento,
Titolo articolo: Per “Lo stato rustico” di Giovan Vincenzo Imperiale. Note stilistiche a un poema anti-narrativo
Luca Piantoni si sofferma ad analizzare minuziosamente la parte prima dell’opera in versi dell’Imperiale apparsa nel 1613, sottolineando come, più che all’evento narrativo in sé, il poeta sia stato attento alle modalità di espletamento della narrazione, quasi si trattasse, piuttosto che di un racconto poetico, di una raffinata officina del fare poesia, con tutte le implicazioni di carattere tecnico che questo fare comporta, attinenti alla metrica, alla prosodia, al sistema ritmico-sintattico, i quali finiscono col prevalere sulla materia narrata, in corrispondenza del gusto di un’epoca più incline a godere dei congegni poetici ideati dal virtuosismo dell’autore, più che del testo in quanto tale, come già rilevato dall’autorevole critico Giovanni Tozzi.
Lingua: ItalianoPag. 249-279
Etichette: Imperiale Giovan Vincenzo, Poesia, Letteratura, Critica letteraria, Stile, Seicento, Novecento,
Titolo articolo: Destino di un poeta: Pascoli, Virgilio e il vecchio di Corico
Francesca Favaro ripercorre le tracce del Pascoli latino, rilevando come la persistenza di opere in lingua latina sia testimoniata da una certa ripresa proprio verso la fine dell’Ottocento. Secondo un esimio critico, il Traina, le possibilità espressive offerte dalla lingua latina al Pascoli sono le stesse di qualsiasi altra lingua, poiché in realtà il poeta tende comunque all’esclusione, più che all’inclusione, data la difficoltà estrema di comprendere il suo più profondo dettato, rafforzando ulteriormente l’idea dell’alta raffinatezza del proprio linguaggio, sempre antico e sempre moderno, come antico e moderno al tempo stesso è il latino da lui utilizzato, specialmente in confronto col latino di Virgilio, che il Pascoli piega alle esigenze della propria epoca, nella quale l’uomo non sa né vuole accettare il proprio destino, come accadeva agli uomini dell’età classica. Ricreando un episodio appena accennato dagli scrittori latini e dallo stesso Virgilio, nel suo “Senex Corycius”, Pascoli ci fa vivere un momento struggente delle “Georgiche”, in cui rende protagonista Virgilio medesimo.
Lingua: ItalianoPag. 280-283
Etichette: Virgilio Marone Publio, Pascoli Giovanni, Poesia, Letteratura italiana, Lingua latina, Letteratura latina, Critica letteraria, Stile, Origini-Novecento,
Titolo articolo: Intorno a Didone. ‘Varia ungarettiana’ nell’archivio di Luigi Nono
In attesa della pubblicazione del carteggio corso tra Ungaretti e il musicista, conservato presso l’Archivio Contemporaneo “Alessandro Bonsanti” di Firenze, Paolo Dal Molin dà notizia dei documenti che si trovano presso l’Archivio Luigi Nono di Venezia. Il poeta e il compositore si incontrarono nella città lagunare e nacque tra loro un’amicizia che durò per molti anni, tanto da farli pensare a un progetto comune per il teatro musicale, tratto dal “Diario” di Anna Frank. Ci fu anche il tentativo da parte di Nono di mettere in musica alcuni testi poetici di Ungaretti, dopo che quest’ultimo gli ebbe fatto dono di alcuni suoi libri di versi. Ne nacquero poi “I cori di Didone” dello stesso Ungaretti, musicati da Luigi Nono, che furono eseguiti per la prima volta la sera del 14 aprile 1962 al Teatro La Fenice di Venezia, nell’ambito del XXV Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale d’Arte.
Lingua: ItalianoPag. 294-313
Etichette: Ungaretti Giuseppe, Nono Luigi, Poesia, Musica, Letteratura, Teatro, Dramma, Critica letteraria, Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: Laudi
A cura di: Silvia Serventi
Edizioni: Antonianum, Roma – 2013
Lingua: Italiano
Pag. 315-318
Recensore/i: Renzo Rabboni
Etichette: Da Siena Bianco, Laudario, Letteratura religiosa, Medioevo, Manoscritto, Edizione critica, Critica letteraria, Origini-Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: L’Inventario di Fabio Vigili della Medicea privata
A cura di: Ida Giovanna Rao
Edizioni: Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano – 2012
Lingua: Italiano
Pag. 319-321
Recensore/i: Claudio Griggio
Etichette: Vigili Fabio, Biblioteca, Umanesimo, Cinquecento-Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: Eugenio Montale critico letterario
Edizioni: Edizioni di Storia e Letteratura, Roma – 2013
Lingua: Italiano
Pag. 321-324
Recensore/i: Enzo Riccardo Orlando
Etichette: Montale Eugenio, Poesia, Letteratura, Prosa, Critica letteraria, Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: Per l’edizione critica delle note di viaggio del Poliziano
Edizioni: Centro internazionale di studi umanistici, Università degli Studi di Messina, Messina – 2013
Lingua: Italiano
Pag. 325-327
Etichette: Ambrogini Agnolo detto il Poliziano, Letteratura odeporica, Prosa, Viaggio, Edizione critica, Quattrocentol, Cinquecento, Seicento, Settecento, Ottocento, Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: Musique et dévotion à Rome à la fin de la Renaissance. Les Laudes de l’Oratoire
Edizioni: Brepols, Turnhout – 2014
Lingua: Francese
Pag. 327-329
Etichette: Laudi, Musica, Letteratura religiosa, Poesia, Critica letteraria, Origini/Novecento,
Titolo libro/articolo recensito: La seconde gloire de Rome. XVe-XVIIe siècle
Edizioni: Perrin, Paris – 2013
Lingua: Francese
Pag. 327-329
Etichette: Laudi, Musica, Letteratura religiosa, Poesia, Critica letteraria, Origini/Novecento,