Letteratura e arte | 2009 | N. 7

Il meticoloso saggio analizza il dipinto “Madonna del roseto” (1425-30 ca.) attribuito a Stefano da Verona o a Michelino da Besozzo. L’autore ne focalizza numerosi elementi simbolici e ne analizza con attenzione soprattutto i personaggi soffermandosi specialmente sulla figura di S. Caterina di Alessandria, nella cui leggenda il dipinto è per lui da iscrivere. Il saggio affronta poi la “passio” di S. Caterina contenuta in Iacopo da Varazze ed il suo volgarizzamento ad opera del Manerbi.

L’autore riflette su due firme di Andrea Mantegna (Mantova, Camera degli Sposi) e di Jacopo Bellini (un tempo visibile nel Duomo di Verona nell’affresco della Crocifissione) in cui compare il motivo del ‘tenue ingenium’ dell’artista. Rileggendo Quintiliano e Orazio, l’autore interpreta la ‘tenuitas’ sia come espressione di modestia che soprattutto come modalità di approccio nel cogliere specifici dettagli del reale.

Il saggio indaga sulle contaminazioni tra arte e letteratura nell’opera michelangiolesca. L’autore analizza nello specifico la compresenza di parole e immagini su alcuni fogli manoscritti dell’artista evidenziando l’importanza assegnata da Michelangelo al segno iconico e alla sua immediata comprensibilità. Particolare attenzione è rivolta al foglio contenente il noto sonetto caudato “I’ ò già facto un gozo in questo stento” e numerose osservazioni scaturiscono infine dal parallelismo che è possibile instaurare tra la variantistica delle “Rime” e la realizzazione di alcuni disegni.

Il saggio analizza con attenzione i sonetti LIX e CI ed il Frammento CXXXIX delle “Rime” di Benvenuto Cellini fornendo una corretta interpretazione delle molteplici e criptiche allusioni che l’artista vi inserisce riferendosi ad eventi autobiografici legati alla Firenze del tempo. In particolare i tre testi contengono sarcastici riferimenti alla vicenda per la realizzazione della Fontana del Nettuno in Piazza della Signoria.

Il saggio commenta il madrigale che Marino inserì nella “Galeria” dedicato alla “Strage degli innocenti” di Guido Reni sia alla luce dell’ossimorico accostamente orrore-diletto (da intendersi quale corrispettivo dell’equilibrio pittorico tra tragedia e dignità) che in riferimento alla consapevolezza che questo madrigale fu scritto in realtà originariamente per un dipinto analogo di G.B. Paggi.

La breve nota fornisce una serie di notizie preliminari sull’inedito manoscritto 1113 della Biblioteca Oliveriana di Pesaro, contenente il “Trattato di Architettura civile” del frate Antonio da Santicolo. Il saggio è corredato di numerose immagini del codice illustrato.

L’autrice si interessa del profilo e del pensiero di Anthony Ashley Cooper, conte di Shaftesbury (1671-1713), con particolare attenzione al suo ideale del ‘landscape garden’ (giardino paesistico) e quindi alle componenti filosofiche del suo essere un particolare ‘lettore del paesaggio’.

Il saggio illustra il profilo di Raffaello Franchi, vicino ai gruppi della “Voce”, di “Lacerba”, del “Baretti”, di “Solaria”, della “Fiera” e autore di interessanti contributi sulle arti figurative. In particolare vengono qui pubblicati una serie di inediti ‘ritratti letterari’ da lui dedicati a letterati ed artisti del Novecento ed originati da diverse occasioni (Amedeo Modigliani, Giovanni Colacicchi, Dino Campana, Libero Andreotti, Felice Carena, Fernando Agnoletti).

Il saggio, in francese, prende in considerazione la produzione letteraria di Piero Bigongiari per cogliervi il riposto significato del momento della elaborazione artistica, legato alla giustapposizione tra momento formale ed informale della creazione. Si tratta di una antitesi che risulta ben illustrata dalla rappresentazione dell’elemento femminile, per analizzare il quale vengono riletti i seguenti scritti di Bigongiari: “Il caso e il caos” (1961), “Il Seicento fiorentino” (1974), “Dal Barocco all’Informale” (1980), “Taccuino pittorico” (1994).

Il saggio ricostruisce il profilo culturale artistico-letterario di Leonardo Sinisgalli, passando in rassegna attentamente la sua produzione alla luce del rapporto tra messaggio verbale e messaggio figurativo. Il lavoro è dunque attenta ricognizione ed analisi delle edizioni figurate delle opere di Sinisgalli.

Il saggio è un profilo dell’artista e letterata Bona De Pisis, il cui spessore culturale è stato a lungo oscurato dall’essere stata nipote del più celebre Filippo De Pisis e moglie dello scrittore francese André Pieyre de Mandiargues. Il saggio si sofferma pertanto sulla sua attività pittorica (influenzata dalla metafisica, dal surrealismo e dallo stile dello zio) e sui suoi scritti autobiografici, narrativi e poetici.

Il brevissimo scritto di Ciccuto rende nota la foto di Dora Markus, scattata al Torneo internazionale di Tennis di Viareggio del 1938, che faceva parte della memoria o enciclopedia visiva di Eugenio Montale affascinato, tra l’altro, dalle gambe della sua amata.