Le forme e la storia | 2023 | N. 1

Anno 2023 – Annata: XVI – N. 1
A cura di Sebastiano Italia

Autore/i articolo: Nicolò Mineo e Antonio Pioletti
Titolo articolo: Editoriale

Già son trascorsi quarantadue anni dalla pubblicazione del primo fascicolo di «Le Forme e la Storia» e il 2023 è il quarantatreesimo: non appare fuori luogo ricostruire i percorsi scientifici che hanno attraversato questo ormai lungo cammino. Occasione ne può fornire la pubblicazione dell’ultimo fascicolo monografico, Letterature dei mondi. Modelli, circuiti, comparazioni (2022, 1-2).

Caro Nicola, grazie.
Questo fascicolo di «Le Forme e la Storia» era già pronto per passare alla stampa, quando si è appresa la triste notizia della scomparsa di Nicolò Mineo – Nicola, come l’abbiamo sempre chiamato –, professore emerito dell’Università di Catania, fondatore della testata con Antonio Pioletti e i compianti Gaetano Compagnino ed Enzo Sciacca, nonché condirettore.
Adesso, solo lo spazio per esternare il nostro dolore. Gli dedicheremo il prossimo fascicolo.
Ci lascia tanti bei ricordi e qui la firma di un editoriale, redatto con Antonio Pioletti, che offre una sintesi dei percorsi scientifici seguìti dalla rivista dopo quarantatré anni dalla sua fondazione.
È come un lascito per un impegno a continuare anche a nome Suo.
Studioso di alto livello: come non ricordare i suoi fondamentali studi su Dante, Alfieri, Monti, Foscolo, Verga, il Suo impegno istituzionale nel ricoprire la carica di Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia (1999-2005), il Suo impegno nella Fondazione Verga nella qualità di Presidente del Consiglio scientifico e membro del Comitato per l’Edizione Nazionale delle Opere di Verga, il Suo impegno nel dirigere, oltre a «Le Forme e la Storia», altre riviste, come «Moderna» e gli «Annali della Fondazione Verga».
La Sua, una lezione per le nuove generazioni, per la società civile, per il mondo della cultura.
Non lo dimenticheremo mai e continueremo a seguire il Suo esempio.
Caro Nicola, grazie.
La Direzione, Il Comitato scientifico, Il Comitato redazionale.

Pag. 19-33
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Autore/i articolo: Ottavia Branchina
Titolo articolo: Passioni smisurate e caratteri crudeli in due novelle dell’Inamoramento de Orlando e dell’Orlando furioso

Il saggio intende indagare le modalità di rappresentazione delle passioni fuori di misura, da cui scaturiscono atti smisurati e violenti, in due “casi-studio”, due novelle tratte dai poemi di Boiardo e Ariosto: Stella e Marchino (I.O., I, VIII) e Drusilla e Marganorre (O.f., XXXVII).

Pag. 19-33
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Autore/i articolo: Matteo Bosisio
Titolo articolo: Il Fior de Delia di Antonio Ricco dal “traliccio della corte” alla tipografia veneziana

Il Fior de Delia del poeta napoletano Antonio Ricco (Bonelli, Venezia 1507) risponde solo in parte alle attese dei lettori settentrionali, in quanto fortemente legato alla corte aragonese. L’articolo si occupa, in particolare, delle due farse che chiudono la silloge: i componimenti testimoniano la natura ancipite del Fior de Delia, che prova ad aprirsi, seppur con contraddizioni e incertezze, alle richieste del pubblico veneziano.

Pag. 35-49
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Autore/i articolo: Paola Di Mauro
Titolo articolo: Tra fiaba e storia: Der müde Tod di Fritz Lang (1921)

Con un taglio comparativo attento alla contemporaneità, il saggio propone una analisi culturologica del primo successo internazionale di Fritz Lang, Der müde Tod (1921) alla luce del contesto cinematografico tedesco degli anni Venti del Novecento. Se la derivazione intermediale del film muto dalla fiaba grimmiana Der Gevatter Tod (1812) definisce l’impianto esotico-avventuroso dell’opera (1. Una fiaba tedesca), tuttavia, il film è allo stesso tempo intrinsecamente connesso al contesto dei milioni di morti del dopoguerra e successivi alla pandemia spagnola (2. Contesti). L’opera filmica di Lang assume in tal senso un ruolo centrale come messa in scena rituale e collettiva, dal momento che assieme ad altri prodotti del cinema tedesco del periodo contribuisce a costruire un immaginario condiviso di fronte al traumatico dopoguerra tedesco (3. Saperi visuali), lasciando emergere dall’inconsapevolezza emotiva il sommerso delle morti nella memoria collettiva e nel discorso pubblico, la cui tematizzazione è tratto distintivo di tutte le produzioni culturali umane (4. Limen).

Pag. 51-67
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Autore/i articolo: Emanuela Ettorre
Titolo articolo: Looking Beyond Disability: George Gissing and the Challenge of the Senescent Self

Nella sua opera, lo scrittore vittoriano George Gissing (1857-1903) rivisita la costruzione della vecchiaia come condizione in cui convergono decadenza e disabilità. Per Gissing la società stava imponendo alla categoria degli anziani una specie di pratica divisiva foucaultiana volta a oggettivare e isolare. Gissing resiste a questa logica deterministica, gettando nuova luce sul processo della senescenza e mettendone in discussione le presunte conseguenze deleterie. Nel racconto «Two Collectors» ad esempio, Gissing critica apertamente la caratterizzazione di Arthur Wormald come uno degli anziani «malandati» destinati a un ospizio. In «An Old Maid’s Triumph», Miss Hurst viene licenziata dal suo lavoro perché è – o sembra essere – vecchia, e quindi incapace di svolgere il ruolo di governante; sono invece i suoi datori di lavoro ad attribuirle il peso degli anni e le sue conseguenze negative. Il ‘trionfo’ di Miss Hurst sta nell’aver risparmiato quanto basta per evitare la povertà, o la reclusione in un ricovero. A cinquantotto anni, Miss Hurst non si sente vecchia; in «By the Kerb», il padre della protagonista muore «di vecchiaia a trentasette anni» (un destino non improbabile per i lavoratori indigenti); l’età resiste allegeneralizzazioni riduttive, come insiste Gissing. Allo stesso modo, l’omonimo Ryecroft (in e Private Papers of Henry Ryecroft, 1903) si sente vecchio e muore a cinquantacinque anni; tuttavia, egli è in grado di vivere i suoi ultimi anni nell’equanimità degli spazi rurali, sperimentando un intenso equilibrio psico-fisico che contrasta nettamente con gli anni della sua giovinezza urbana. Come sottolinea la figura di Ryecroft, il messaggio di Gissing è un netto rifiuto dei costrutti riduttivi e un’aspirazione a una società capace di valorizzare la sua popolazione anziana offrendole opportunità, speranza e possibilità di azione.

Lingua: Inglese
Pag. 69-82
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Autore/i articolo: Antonio Sciacovelli
Titolo articolo: Fortuna e ricezione dell’opera di Péter Esterházy in Italia

Péter Esterházy è, senza dubbio, uno degli scrittori più famosi, nel panorama forse non troppo noto al pubblico dei lettori italiani, della letteratura contemporanea ungherese. La sua ricezione nel nostro Paese inizia verso la fine degli anni Ottanta del Novecento, grazie all’opera di alcuni editori (e/o, Garzanti) che mostrano notevole interesse per la letteratura ungherese in generale e per questo scrittore in particolare. È così che tra il 1988 e il 1995 escono in traduzione italiana alcune opere di Esterházy. La nomina di Gior-gio Pressburger a direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest alla fine dello scorso millennio, si può considerare il punto di partenza di un importante progetto culturale ed editoriale che ha aperto una nuova fase nella ricezione italiana delle opere di Esterházy, in un periodo in cui, in virtù del Premio Nobel assegnato a Imre Kertész e dell’enorme popolarità di alcuni romanzi di Sándor Márai, le case editrici italiane prestano sempre più attenzione alla letteratura contemporanea ungherese. In quegli anni sarà la Feltrinelli a costruire sistematicamente una serie di edizioni di Esterházy. Grazie alle numerose recensioni apparse sui maggiori quotidiani nazionali e alla crescente popolarità internazionale di Esterházy, anche la critica letteraria italiana ha preso atto dell’importanza di questo scrittore, come testimoniano i vari premi letterari italiani a lui assegnati. Analizzando le dinamiche di interazione tra cattedre universitarie, officine di traduttori ed editori, è ben visibile la continuità della ricezione di Esterházy, dall’ultima stagione dei rapporti culturali italo-ungheresi del Novecento (che coincide con gli anni dei grandi cambiamenti geopolitici del 1989-91) fino ai primi due decenni del nuovo millennio.

Pag. 83-96
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Autore/i articolo: Paola Anna Butano
Titolo articolo: Pour une approche énonciative de la poésie de Lorand Gaspar

This contribution investigates the poetry of Lorand Gaspar using an enunciative approach, which entails the observation of the passage from singularity to plurality revealed by the prominent presence of pronouns. The analysis is carried on a double level, focusing, on the one hand, on statements marked by an explicit stance that becomes a duplication of the author, and, on the other, on the use of pronouns that allow to detect the relationship between the author and its recipient. The aim of the study is to clarify the dialogical process underlined in these instances, to reconfigure the text in favour of cocreation and sharing.

Lingua: Francese
Pag. 97-110
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Autore/i articolo: Lorella Martinelli
Titolo articolo: Didier Daeninckx et l’épreuve de l’étranger: quelques remarques sur la traduction italienne du Facteur fatal

L’articolo analizza alcuni segmenti della traduzione italiana del racconto Le Facteur fatal di Didier Daeninckx – uno dei più versatili e celebri rappresentanti del noir francese – per verificare quanto la traduzione italiana corrisponda alle coordinate stilistiche e socio-linguistiche del testo di partenza. Secondo Antoine Berman, produrre una buona traduzione significa resistere alle tredici tendenze deformanti che tradiscono la qualità e le caratteristiche socio-semiotiche del texte source, producendo sia traduzioni brutte, sia belles infidèles, definite da Berman traduzioni etnocentriche. Questi criteri risultano particolarmente pertinenti per valutare sia l’aspetto linguistico sia la struttura ideologica del néo polar francese le cui caratteristiche sono da ricercare in un fitto intreccio di finzione e realismo, invenzione narrativa e coscienza politica.

Lingua: Francese
Pag. 111-123
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Autore/i articolo: Sebastiano Italia
Titolo articolo: Intersezioni guinizzelliane in Guido Cavalcanti e Dante. Per una messa a fuoco

Sulla scorta degli studi sulla “linea Bonagiunta-Guinizzelli”, approfonditi dal sempre attuale lavoro di Claudio Giunta, questo lavoro vuole individuare, rilanciandole, le innovazioni poetiche del padre dello stilnuovo Guinizzelli, introdotte da Guido Cavalcanti prima e da Dante poi. Per lumeggiarne gli scarti poetici. Si tratta innanzitutto di descrivere codice poetico con l’intento di porre, in seguito, sotto la lente di ingrandimento la parole d’autore. A tale scopo il saggio accosta tre sonetti di Guinizzelli, “Io vo’[glio] del ver la mia donna laudare”, “Vedut’ho la lucente stella diana”, ad alcuni sonetti di Cavalcanti e di Dante.

Pag. 127-147
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Autore/i articolo: Sergio Cristaldi (a cura di)
Titolo articolo: Tavola rotonda. Bilancio scientifico delle iniziative tenute in occasione dell’Anniversario dantesco

Proponiamo qui sotto forma di domande una serie di argomenti per avviare una riflessione e un confronto sugli esiti scientifici delle iniziative tenute in occasione dell’Anniversario dantesco del 2021.

Pag. 149-150
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Autore/i articolo: Gian Mario Anselmi
Pag. 151-154
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Autore/i articolo: Alberto Casadei
Pag. 155-162
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Autore/i articolo: Luciano Formisano
Titolo articolo: Biblioteca di Dante e ricezione della Commedia
Pag. 163-170
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Autore/i articolo: Giuseppe Noto
Pag. 171-178
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Autore/i articolo: Bruno Pinchard
Titolo articolo: Un Dante a venir
Lingua: Francese
Pag. 179-183
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Autore/i articolo: Riccardo Viel
Titolo articolo: Edizioni critiche del Centenario: appunti per un primo bilancio
Pag. 184-201
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