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Le forme e la storia | 2017 | N. 2
Anno 2017 – Annata: X – N. 2
A cura di Sebastiano Italia
Titolo articolo: Per un’introduzione
Introduzione al volume monografico intitolato “La guerra e i testi”.
Lingua: ItalianoPag. 7-11
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Titolo articolo: La guerra delle masse: la predicazione dei “prophetae” durante la Prima e la Terza Crociata
Le crociate ‘popolari’ comportarono, com’è noto, una serie di violenze e di attacchi feroci nei confronti dei nemici interni, gli ebrei, e dei cristiani d’Oriente. Nelle fonti queste masse sono presentate come orde indistinte di criminali e reietti, la cui turbolenza permette di deresponsabilizzare i predicatori e di salvaguardare l’ideale di crociata. In Guglielmo di Newburgh, autore non annoverato tradizionalmente tra gli storici delle crociate, tuttavia, i meccanismi dell’azione e della psicologia della massa sono analizzati con lucidità, consentendo di enucleare delle costanti antropologiche. L’articolo intende indagare le implicazioni retoriche e ideologiche delle predicazioni in grado di muovere l’adesione delle folle.
Lingua: ItalianoPag. 15-31
Etichette: Crociata, Duecento,
Titolo articolo: La presa di Gerusalemme vista dalle sponde del Tamigi. Walter Map e i “mirabilia” dell’”Outremer”
La conquista di Gerusalemme a opera di Saladino è oggetto di un capitulum del “De nugis curialium” di Walter Map (I, 15: «De capcione Ierusalem per Saladinum») che da essa trae spunto per un’argomentata critica nei confronti dell’Ordine templare (I, 18, 19, 21, 22). Quest’ultimo è infatti accusato dall’autore per un verso di accumulare infinite ricchezze, devolute loro per la difesa della Terrasanta, per l’altro di contravvenire al dettato evangelico che impone di non reagire alla violenza con la violenza ma piuttosto con la sopportazione (Mt 26, 52). Partendo da tali considerazioni Map arriva a insinuare il dubbio che l’operato dei “milites Christi” sia addirittura controproducente, considerato che a dispetto dell’incontrastata supremazia di cui godevano Gerusalemme era perduta e la Terrasanta versava in un declino inesorabile. Egli esprime allora il sospetto che il vero fine dei Templari non sia di ergersi a baluardo della Cristianità bensì perpetuare uno stato di conflitto permanente mosso da poco encomiabili motivazioni economiche e di salvaguardia di una posizione egemonica saldamente detenuta.
Lingua: ItalianoPag. 33-48
Etichette: Crociata, Duecento,
Titolo articolo: Il “Girart de Roussillon” trecentesco
Il “Girart de Roussillon” è generalmente noto nella versione della seconda metà del XII secolo, in decasillabi. Meno conosciuta è invece la versione in alessandrini della prima metà del XIV secolo, nella quale gli elementi agiogra- fici ed edificanti hanno la meglio sul riuso delle più comuni tematiche belliche. Questa caratteristica fa pensare ad una sorta di ‘caso’ nell’ambito della testualità epica, da sempre intrisa di combattimenti non solo agìti ma esibiti. L’autore del testo ritiene dunque più funzionale sostituire al primato della vittoria in guerra quello della filantropia e dell’edificazione morale.
Lingua: ItalianoPag. 49-62
Etichette: Girart de Roussillon, Trecento,
Titolo articolo: Raccontare la guerra in ottava rima nel Cinquecento
Il saggio propone un’analisi dei modi con cui la letteratura cavalleresca in ottava rima reagisce al periodo delle Guerre d’Italia (1494-1530), ponendo par- ticolare attenzione allo studio delle tecniche narrative di questi testi che, in un rapporto variamente modulato con il codice letterario, propongono il racconto delle guerre reali. Il saggio inoltre propone alcune osservazioni sul rapporto complesso che Ariosto stabilisce nel Furioso tra il mondo idealizzato del poema e la sconvolgente realtà contemporanea, funestata dalla guerra reale.
Lingua: ItalianoPag. 63-80
Etichette: Guerra, Poesia, Cinquecento,
Titolo articolo: ¿Existe o no el Paraguay? El relato de la Guerra Grande desde el frente argentino (1865-1870)
In “Una excursión a los indios ranqueles” (1870), Lucio V. Mansilla evocava il ricordo della sua partecipazione alla Guerra del Paraguay (1864-1870), il più grande e sanguinoso conflitto della storia moderna sudamericana. Se il racconto di guerra è per definizione determinato dalla prospettiva in cui lo si narra – sia vincitori o vinti, attaccanti o difensori, osservatori o combattenti –, tale prospettiva può essere ribaltata specularmente, ma difficilmente può essere de- clinata su un piano diverso da quello dicotomico. Lo scandalo del testo di Mansilla sarà proprio quello di raccontare la Guerra del Paraguay non solo rovesciando la dicotomia civiltà/barbarie, alle radici del casus belli, ma disattivan- do le consuete prospettive della narrazione di guerra nel senso di una neutralizzazione discorsiva del conflitto.
Lingua: SpagnoloPag. 81-94
Etichette: Guerra, Racconto, Ottocento,
Titolo articolo: Le désastre de Sédan. Le regard de J.K. Huysmans
La sconfitta di Sedan sarà, per i Francesi, traumatica. Napoleone III prigioniero, la Francia invasa, l’assedio di Parigi, la resa. La crudeltà della Comune concluderà un periodo sconvolgente, che gli intellettuali cercheranno di inter- pretare. Émile Zola, capo fila del movimento naturalista, riunisce intorno a sé un gruppo di giovani scrittori, Maupassant, Céard, Huysmans, Hennique, Alexis. Insieme pubblicheranno nel 1880, a dieci anni dal dramma, Les soirées de Médan. Verranno in questa sede approfondite le specificità del testo di Jo- ris-Karl Huysmans, Sac au dos.
Lingua: FrancesePag. 95-105
Etichette: Guerra, Francia, Ottocento, Sedan,
Titolo articolo: Prigionieri austriaci e russi della Grande Guerra nell’opera di Sil-Vara
Sil-Vara è lo pseudonimo di Geza (Gustav) Silberer, nato a Vršac (oggi in Vojvodina, Serbia, al tempo Wrschatz, Austria) nel 1876, morto nel 1938, giornalista, scrittore, commediografo, e anche commerciante. Questo articolo si occupa di due sue opere di carattere militare, oggi, pare, dimenticate. La prima è il diario-romanzo in cui Sil-Vara racconta la sua partecipazione alla Grande Guerra come soldato semplice ell’esercito austriaco («Un Viennese nella milizia territoriale. Note di diario», 1914-15). Attraversando varie parti dell’Impero, arriva fino al terribile fronte della Galizia, per poi tornare a Vienna ammalato. La seconda è la raccolta di «Lettere dalla prigionia» (1917) che contiene, aggiustati in buon tedesco, diversi testi di lettere e cartoline di militari austriaci prigionieri, e anche qualche messaggio di prigionieri russi. Questo libro, ricor- dato da Leo Spitzer come uno dei rari precedenti al suo libro sulle lettere dei prigionieri di guerra italiani (1921), è stato scritto con fini umanitari: la conciliazione dei popoli, in particolare tra Austriaci e Russi, e la fine di tutte le guerre.
Lingua: ItalianoPag. 107-131
Etichette: Prima guerra mondiale, Silberer Gustav, Sil-Vara, Novecento,
Titolo articolo: «Il silenzio ha spento i rumori». La Grande Guerra nella letteratura ungherese
Il lavoro passa in rassegna alcuni dei temi e motivi poetici, nonché degli autori notevoli per comprendere la ricezione da parte della letteratura ungherese della complessa tematica legata agli eventi della prima guerra mondiale: Endre Ady, Géza Gyóni, Mihály Babits, Máté Zalka, sono soltanto alcune delle voci che animano da un lato il dibattito tra guerrafondai e non-interventisti, dall’altro la narrazione di un conflitto vissuto dai magiari in maniera contraddittoria, per il loro rapporto storicamente conflittuale con gli Asburgo, per la coscienza di star combattendo una “guerra di difesa” dei patri confini, per le conseguenze funeste dell’armistizio e del trattato di pace del Trianon, che smembrerà lo Stato ungherese e darà inizio alla frammentazione della magiarità stessa.
Lingua: ItalianoPag. 133-155
Etichette: Prima guerra modniale, Letteratura, Ungheria, Novecento,
Titolo articolo: “Ad?b” di T?h? Husayn e la Grande Guerra. I limiti del modernismo letterario egiziano attraverso la lente del Conflitto
L’articolo è dedicato all’esame del romanzo “Adīb” (Un letterato, 1935) di Tāhā Husayn, interpretato come un’esplorazione letteraria dei limiti degli immaginari modernisti egemoni in Egitto tra le due Guerre Mondiali. Gli immaginari esistenti sull’Europa, in particolare, determinano le principali scelte del protagonista che viene caratterizzato nel testo come la quintessenza del letterato affetto dalla “malattia della letteratura” (‘illat al-adab). All’interno di questa cornice interpretativa, l’articolo si sofferma sui riferimenti narrativi alla Prima Guerra Mondiale, un momento topico nella traiettoria del protagonista. La follia di Adīb, che si manifesta in seguito alla Guerra, viene infatti interpretata come un contrappasso metaforico che trasforma il suo desiderio di Europa nella fobia dell’esilio in Occidente.
Lingua: ItalianoPag. 157-174
Etichette: Husayn Tāhā, Adīb, Prima guerra mondiale, Novecento, Letteratura,
Titolo articolo: Curzio Malaparte, scrittore in guerra
Scopo del presente studio è esaminare il rapporto tra Curzio Malaparte e la guerra, accertare le modalità in cui essa emerge come grande «personaggio secondario», e nondimeno fatale e sovrastante, nella prosa dello scrittore. A tale scopo, si farà riferimento principalmente alle opere di Malaparte nelle quali la guerra appare come tema fondamentale: “La rivolta dei santi maledetti” (1921), “Il sole è cieco” (1941), “Il Volga nasce in Europa” (1943) e, naturalmente, “Kaputt” (1944) e “La pelle” (1944). Il sondaggio su queste opere tenterà di marcare l’evoluzione dell’atteggiamento dello scrittore sulla guerra, il suo significato storico-politico e il suo valore spirituale di grande sacrificio d’espiazione.
Lingua: ItalianoPag. 175-196
Etichette: Malaparte Curzio, Letteratura, Guerra, Novecento,
Titolo articolo: Memory as Scandal. The Israeli-Palestinian Conflict in ‘Ayn al-mir’? (“The Eye of the Mirror”) by Liana Badr
Nel romanzo ‘Ayn al-mir’ā (“Lo sguardo dello specchio” o, letteralmente, “l’occhio dello specchio”) pubblicato nel 1991 l’autrice palestinese Liana Badr attinge alla memoria collettiva delle donne per redigere una “cronaca narrativa” del massacro di Tel al Zaatar avvenuto nel 1976.
La storia può essere letta come una contro-storia, come una sorta di denuncia del discorso militar-nazionalista da un lato, e dall’altro della storia così come essa è stata scritta e registrata. Dopo aver posizionato la narrativa di Badr nel campo letterario palestinese, analizzo le due principali narrazioni che stanno alla base del progetto autoriale: la trasformazione della personalità della protagonista da un lato (trasformazione che si articola in un climax per sfociare in una crisi) e il tema dell’assedio, che viene descritto come un assedio parallelo al corpo della protagonista nella prima parte, e al campo rifugiati nella seconda. Il concetto della memoria-scandalo proposto da Portelli nei suoi scritti di storia orale accompagna la mia riflessione sulle modalità attraverso le quali l’autrice riesce a fare riemergere molti aspetti nascosti o dimenticati di questo capitolo di storia palestinese.
Pag. 197-213
Etichette: Badr Liana, ‘Ayn al-mir’ā, Novecento,
Titolo articolo: Narrare la guerra
Il saggio affronta il problema delle guerre in Cecenia degli anni 90 che, pur essendo una diretta conseguenza del collasso dell’Unione Sovietica, hanno radici assai più antiche, come mostra il racconto di L. Tolstoj, “Chadžij Murat”, scritto fra il 1896 e il 1904, pubblicato postumo nel 1912, che offre un quadro molto crudo dei massacri e delle violenze dei russi nei confronti delle popolazioni locali. Lo scrittore contemporaneo V. Makanin, dedica alle guerre in Cecenia un racconto, “Prigioniero del Caucaso” (1994) e un romanzo “Asan” (2008), in cui si muovono uomini incattiviti e indifferenti a tutto, e dove la bellezza, contraria- mente a quanto affermato da Dostoevskij, non riesce a salvare nessuno, né i soldati russi, né i giovani combattenti ceceni. Dalla narrazione vera e propria, la letteratura post-sovietica è passata a una modalità di scrittura che privilegia la testimonianza, la registrazione di voci sofferenti nei versi di Elena Fanajlova e nella prosa di Svetlana Aleksievič.
Lingua: ItalianoPag. 215-232
Etichette: Guerra, Cecenia, Letteratura, Novecento,
Titolo articolo: Teologia della guerra e pace. Conversazione di Antonio Pioletti con Giuseppe Ruggieri
A partire dal IV secolo, dopo la legittimazione della loro esistenza da parte del potere politico, i cristiani hanno costruito progressivamente una giustificazione teologica della guerra, sotto la forma della “guerra giusta”. Il rifiuto della guerra era stato appannaggio di alcune minoranze. Dopo la II guerra mondiale i rischi di una deflagrazione atomica hanno portato alla denuncia della guerra come soluzione irrazionale dei conflitti (“alienum a ratione”).
Lingua: ItalianoPag. 233-245
Etichette: Guerra, Religione, Origini/Novecento,
Titolo articolo: Forme dell’attenuazione in “Inferno” XXVI
La frequenza insolita dell’aggettivo “picciolo” suggerisce l’ipotesi che Dante configuri nel canto XXVI dell'”Inferno” una strategia retorica dell’attenuazione rispetto al contenuto tragico del racconto di Ulisse e al rapporto di identificazione/disidentificazione tra il personaggio e l’autore. L’ipotesi è verificata attraverso una lettura ravvicinata del canto e discutendone la tradizione critica.
Lingua: ItalianoPag. 249-260
Etichette: Alighieri Dante, Inferno, Trecento, Critica del testo,
Titolo articolo: La «chiarezza» dell’ospite: Fortini giornalista
Il saggio traccia le coordinate di riferimento dell’attività giornalistica di Franco Fortini. Analizza la sua presenza come «ospite ingrato» di giornali e riviste, dove mette a punto la sua concezione del ruolo e della funzione dell’intellettuale. Anche da giornalista, Fortini conserva il respiro dello scrittore: è dialettico ed allegorico, conflittuale e pedagogico, sintetico ed ellittico, tende all’aforisma e al paradosso. In alcuni articoli degli anni Settanta, Fortini spiega le ragioni della sua «non chiarezza» che non è la ricerca dell’obscuritas, ma la volontà di evitare le scorciatoie dei linguaggi settoriali, gli inganni del linguaggio politico, la riduzione della complessità.
Lingua: ItalianoPag. 261-276
Etichette: Fortini Franco, Giornalismo, Novecento,