Le riviste sostenitrici
Le forme e la storia | 2017 | N. 1
Anno 2017 – Annata: X – N. 1
A cura di Sebastiano Italia
Titolo articolo: Il gusto del dubbio e dell’ironia: un ricordo di Remo Ceserani
Ricordo di Remo Ceserani.
Lingua: ItalianoPag. 9-11
Etichette: Ceserani Remo, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Quali saperi umanistici oggi. Riflessioni a partire da “Convergenze” di Remo Ceserani
L’autore si collega alle tematiche trattate nel fascicolo 1-2, 2011 de «Le forme e la storia» dedicato a Saperi umanistici oggi, da lui stesso curato, e, a partire da alcune definizioni di “scienza” e di “saperi umanistici”, propone alcune riflessioni prendendo spunto dal volume di Remo Ceserani Convergenze (2010). Prende in esame gli interscambi che si sono istituiti nel corso della storia dei sa- peri fra le scienze fisico-naturali e quelle umanistiche, per tracciare infine, per queste ultime, i lineamenti di una rinnovata visione.
Lingua: ItalianoPag. 13-30
Etichette: Convergenze, Ceserani Remo, Novecento, Duemila,
Titolo articolo: Il catalogo degli eroi nel Roman de Troie: forme dell’amplificatio
Lo studio propone un confronto tra il catalogo degli eroi che occupa i paragrafi 12-13 del De excidio Troiae di Darete Frigio e la mise en roman ai vv. 5091-582 del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure. L’analisi si sofferma in prevalenza sulle descrizioni dei personaggi sviluppate da Benoît, il quale amplifica, modifica o anche omette particolari presenti nel testo di Darete al fine di attualizzare la sua fonte, conformemente alle norme per la composizione poetica del suo tempo. In particolare, dal confronto è possibile individuare diversi luoghi critici del testo in cui è evidente che l’autore francese non comprende la fonte latina o volutamente la stravolge per le proprie esigenze narrative.
Lingua: ItalianoPag. 33-48
Etichette: De excidio Troiae, Frigio Darete, Roman de Troie, Duecento,
Titolo articolo: Un posible caso de varia lectio en la transmisión del “De medicina equorum” y algunas reflexiones sobre la edición de traducciones medievales de tradición unitestimonial
Il presente articolo si occupa dei problemi che presenta l’edizione di un testo quando la sua trasmissione è stata confinata a un unico testimone non autografo (codex unicus) e questo testo è, anche, una traduzione la cui fonte concreta non si conosce. A partire da alcune deviazioni che si avvertono all’interno del manoscritto che contiene la traduzione gallega del De medicina equorum (s. XV) e l’unico testimone latino pubblicato di questa opera, il ms. Lat. Cl. VII 24 (= 3677) della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia (s. XIII), dalla constatazione di un possibile caso di varia lectio si pongono riflessioni sull’identificazione dell’errore testuale e sul trattamento ecdotico nell’edizione del testo gallego: dato che nella costituzione filologica di una traduzione gli errori che ha commesso il traduttore o che stanno alla fonte non possono essere riparati, si rende opportuno determinare il piano (latino o romanzo) della tradizione entro la quale si è prodotto l’errore.
Lingua: SpagnoloPag. 49-78
Etichette: De medicina equorum, Manoscritto, Edizione, Medioevo,
Titolo articolo: Inediti in volgare siciliano nel ms. London, British Library, Harley 3535
In funzione del periodico aggiornamento del Corpus Artesia (Archivio testuale del siciliano antico, http://artesia.ovi.cnr.it), base documentaria per la redazione del Vocabolario del siciliano medievale (VSM) on line, viene preso in considerazione il ms. London, British Library, Harley 3535, che rappresenta una sintesi della cultura ippiatrica nella Sicilia tra Quattrocento e inizi Cinquecento: ha conservato, infatti, i volgarizzamenti siciliani, ancora inediti, dei trattati di mascalcia di Ierocle, Giordano Ruffo e Lorenzo Rusio. Dopo una descrizione sintetica del ms., con delle correzioni/integrazioni al sito della British Li- brary, si pubblica una ricetta, attribuita al volgarizzatore del trattato di Ierocle, contro le scottature e la scabbia, interessante anche dal punto di vista lessicale, dato che vi sono attestati, per la prima volta, i lessemi herba di cavaleri, genziana, ministolicu e sali armoniacu.
Lingua: ItalianoPag. 79-97
Etichette: Manoscritto, Dialettologia, Sicilia, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: «Y su vista era para espantar todos los hombres del mundo». La descrizione del mostro nell’”Oliveros de Castilla”
Nell’articolo si rintraccia la fonte della descrizione del mostro contro il quale lotta Artùs de Algarbe, uno dei protagonisti dell’Oliveros de Castiglia. Traduzione di un romanzo francese prodotto nella corte borgognona tra il 1430 e il 1460, la versione castigliana nel descrivere il mostro tiene presente la silografia dell’edizione francese del 1492. Lo studio, però, tiene conto anche di come reagisca il traduttore italiano di fronte a siffatta descrizione, se mantiene fedele il suo valore simbolico di essa o meno.
Lingua: ItalianoPag. 99-111
Etichette: Oliveros de Castilla, Quattrocento, Cinquecento, Traduzione,
Titolo articolo: «Accioché tu, ammaestrato da me, possi tenere la diritta via»: la prefazione nei galatei
L’analisi paratestuale di un ampio corpus di galatei (dal Galateo di Della Casa ai galatei dei giorni nostri) mostra che le prefazioni contengono alcuni elementi caratterizzanti riconducibili alle condizioni degli atti illocutori direttivi (in particolare degli advisories): manifestazione di uno scopo illocutorio di tipo direttivo; esibizione di requisiti di autorevolezza; strategie di mitigazione dell’imposizione e strategie di persuasione dei benefici che il lettore trarrà dalla lettura del galateo. L’analisi di questi elementi fa emergere le profonde trasformazioni che hanno investito nel tempo questo genere testuale: da trattati civili e morali a guide pratiche e dizionari di buone maniere.
Lingua: ItalianoPag. 113-132
Etichette: Trattato, Storia, Cinquecento, Seicento, Settecento, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Dante e Petrarca nel primo Leopardi (con una postilla sul Pensiero dominante)
Il contributo, muovendo dai ritratti ‘autobiografici’ di Dante e Petrarca consegnati alla cantica giovanile Appressamento della morte e alla canzone Ad Angelo Mai, vuole dimostrare come la lezione dei due scrittori trecenteschi nella fase iniziale della poesia e della riflessione leopardiana agisca in modo complementare. Se è vero che l’influenza dantesca concerne soprattutto l’Appressamento e le prime tre canzoni, non va dimenticato che la lettura dello Zibaldone svela un forte debito di lingua e poetica verso l’autore del Canzoniere, in particolare per quella coesistenza di pathos e sublimità individuata da Leopardi in Italia mia e Spirto gentil. La poesia successiva di Leopardi tende a riavvicinare sempre più Dante e Petrarca, anche in sede di riflessione critica: si pensi per un verso alla riduzione “lirica” del poema, per l’altro alla categoria di romanzo, che, accomuna opere tra loro apparentemente diversissime come la Commedia e i Rerum vulgarium fragmenta.
Lingua: ItalianoPag. 133-150
Etichette: Alighieri Dante, Petrarca Francesco, Leopardi Giacomo, Trecento, Settecento, Ottocento, Poesia,
Titolo articolo: Pavese al bivio. Falsa e vera religio nella “Casa in collina”, tra misteri eleusini e testi scritturali
La casa in collina è comunemente riconosciuto come il romanzo pavesiano della Resistenza. In realtà, nelle vene profonde del libro scorre una linfa simbolica, di matrice religiosa, che attinge per un verso alla tradizione misterica di Eleusi e per l’altro ai misteri cristiani, centrati sul racconto della Passione. È su questa scorta che si tenta qui una lettura innovativa della storia di Corrado, a un tempo fanciullo divino e icona Christi.
Lingua: ItalianoPag. 151-168
Etichette: Casa in collina, Pavese Cesare, Novecento,
Titolo articolo: Semantica della torre d’avorio nelle opere di Vitaliano Brancati
La torre d’avorio può essere considerata la «metafora ossessiva» (Mauron) che attraversa le opere di Brancati; nelle sue occorrenze, essa permette di indagare l’evoluzione del rapporto dell’autore con la realtà storica e sociale dell’Italia (1927-1955), nonché la complessa dialettica che lega lo scrittore di Pachino ad alcuni dei suoi modelli letterari, primi fra tutti Baudelaire e l’odiosamato d’Annunzio.
Lingua: ItalianoPag. 169-184
Etichette: Brancati Vitaliano, Novecento, Opera,
Titolo articolo: Ragioni d’orgoglio: Natalia Ginzburg e la “condizione femminile”
Intervenendo costantemente dalla fine degli anni ’60 nel dibattito culturale e politico italiano sulle pagine dei quotidiani, Natalia Ginzburg offre un’originale declinazione della categoria dell’impegno attraverso una scrittura saggistica che rivendica con ostinazione la mancanza di «una mente politica», la forza della propria “inutilità”, la disappartenenza alla classe degli “intellettuali” e la legittimità di un pensiero del corpo, che trae origine da sensazioni, intuizioni, memorie più che da argomentazioni logiche e discorsive. È in nome della propria avversione alle «generalizzazioni», a un linguaggio che rappresenta il mondo «diviso in battaglioni e squadre» che Ginzburg afferma sempre, nei contesti più vari, il valore della singolarità dell’individuo, della sua identità e della sua diversità, senza orgoglio né vittimismo, ma come espressione autentica della condizione umana.
Lingua: ItalianoPag. 185-201
Etichette: Ginzburg Natalia, Novecento, Donna,
Titolo articolo: La scopofiction narrative de Jean Genet
Dal 1926 al 1944, Jean Genet (1910-1986) soggiornò, più o meno regolarmente, in differenti prigioni. Lì compirà tutte le sue prime esperienze omosessuali e farà del bagno il suo luogo privilegiato per la “messa in scena” dei suoi fantasmi. Ai suoi occhi di adolescente e di futuro scrittore, la prigione appare così ricca di scritture e di segni scritti sui muri e sui corpi dei suoi abitanti. In queste circostanze, Genet si addentra nelle sue fantasie, divaricando sempre più i limiti tra fantasia e realtà, nutrendo di immagini sorprendenti e indelebili il repertorio del suo immaginario omoerotico. In prigione, tutte le forme di supporto si rivelano pertanto come delle opere nude da leggere e da sfogliare con lo sguardo. L’esperienza del carcere sfocia verso una creazione letteraria che passa tanto attraverso la vista quanto attraverso l’immaginazione e può essere paragonata a una “scrittura dell’occhio”, dello sguardo, o piuttosto, se il neologismo lo consente, a una “scopofiction” narrativa del simulacro genetiano.
Lingua: FrancesePag. 203-218
Etichette: Genet Jean, Novecento, Omosessualità, Prigione,