Le riviste sostenitrici
Le forme e la storia | 2012 | N. 1
Anno 2012 – Annata: V – N. 1
A cura di Sebastiano Italia
Titolo articolo: Preliminari allo studio della dottrina agostiniana sul tempo
Viene preso in esame il tema del tempo con speciale riferimento al libro XI delle “Confessioni” di sant’Agostino, libro in cui il vescovo di Ippona si pone la celebre domanda ‘che cos’è il tempo?’. Al fine di poter cogliere in maniera corretta l’idea di tempo cui Agostino si ispira lo studioso propone una rilettura e una contestualizzazione delle riflessioni esposte nelle “Confessioni”. Idea cardine dello studio è quella di voler preparare, in sede preliminare, a una tale ‘rilettura’. Una disamina è volta a sondare il problema del tempo anche in altre opere agostiniane. Nelle “Confessioni”, quando non indica espressamente le stagioni, il sostantivo ‘tempus’ diviene la designazione generica di una qualsivoglia durata. Per Agostino il correlativo della nozione di tempo non è tanto lo spazio (intesa come da noi moderni), bensì piuttosto quella dei corpi. Così come lo spazio viene concepito come legato ai corpi, allo stesso modo il tempo è concepito in relazione agli eventi che vi si svolgono. Il sostantivo ‘tempus’ è un’entità numerabile manifestante una modalità e non un concetto astratto che ne rivela l’essenza, una porzione di tempo, piuttosto che il tempo medesimo.
Lingua: ItalianoPag. 9-24
Etichette: Cattolicesimo Dottrina Dottrina religiosa Filosofia Latinità Letteratura burlesca Medioevo Tempo Teologia,
Titolo articolo: “A molti infatti fa piacere sentir parlare di cose insolite”. Riflessioni sul cronotopo del “Chevalier du Papegau”
Il saggio verte sulla premessa che il “Chevalier du Papegau”, romanzo anonimo in prosa composto fra la fine del XIV e gli inizi del XV, non sia una semplice opera di decadenza, ma il frutto di mutati paradigmi nella ricezione dei testi. L’analisi di seguito tentata verte sulla ricerca di sensi nuovi, partendo da un’indagine cronotopica dei testi e delle tipologie testuali. I testi presi in considerazione sono il già menzionato “Chevalier du Papegau” e il “Bel Inconnu”, anch’esso posteriore alla produzione di Chrétien de Troyes. Il modello comune messo in atto nei due romanzi presi in esame è quello tipico dell’avventura arturiana, caratterizzato da un ‘prima’ concernente una colpa e un ‘dopo’ in cui vi è l’espiazione della colpa e la reintegrazione. In ogni momento della ‘queste’, in ogni incontro, la determinazione temporale non può prescindere da quella spaziale. Gli incontri diventano pertanto piccoli mondi, elementi costitutivi della composizione dell’intreccio medesimo, inseriti nel concetto di cronotopo che li racchiude; nel “Papegau” questo cronotopo è rappresentato dal viaggio.
Lingua: ItalianoPag. 25-40
Etichette: Amor, cortese, Lauda, Letteratura, arturiana, Letteratura, cavalleresca, Letteratura, di, viaggio, Letteratura, francese, Letteratura, medievale, Medioevo, Cronotopo,
Titolo articolo: Da una trattazione ‘con immagini’ a una trattazione ‘per immagini’. ‘Excerpta’ di Cassiano nelle “Vite dei padri” di Domenico Cavalca
Lo spunto del presente saggio è offerto dalla pubblicazione in edizione critica delle “Vite dei Santi Padri” di Domenico Cavalca (a cura di C. Delcorno, 2 voll., Firenze, Galluzzo, 2009), opera che ha profondamente influenzato la cultura italiana del basso Medioevo. La diffusione dell’opera e la sua capillare ricezione ha raggiunto fasce di pubblico differenti, con riflessi sull’iconografia e sulle arti figurative. L’opera cavalchiana si inscrive in quel disegno di inculturazione religiosa avviato, nel corso del secolo XIII, dagli ordini mendicanti. Tra tutti i testi che il Cavalca traspose in volgare figurano alcuni ‘excerpta’ dedotti dalle “Institutiones” e dalle “Conlationes” di Giovanni Cassiano. È sulla disanima di questi volgarizzamenti che verte il presente saggio. Lo studioso fa emergere la nuova ‘funzionalizzazione’ assegnata ai ‘microtesti’ d’arrivo, i quali veicolano, oltre ai contenuti spirituali e morali, un messaggio confermativo, partecipando alla costruzione di una dimensione conoscitiva circostanziata.
Lingua: ItalianoPag. 41-45
Etichette: Agiografia, Cattolicesimo, Chiesa, Cristianesimo, Dottrina, religiosa, Evangelismo, Liturgia, Sacro, Storia, delle, religioni, Volgarizzamento,
Titolo articolo: La ‘bibliotheca’ italiana moderna di G.W. Leibniz
Nella biblioteca di Leibniz la presenza e il ruolo svolto dagli autori latini e italiani non è affatto marginale: vi figurano Virgilio, Ovidio, Tasso. Successivamente il suo giudizio positivo si estenderà anche all’opera di Tesauro e in seguito di Marino. Nel sistema enciclopedico leibniziano la letteratura – anche quella italiana – trova un posto di rilievo. Gli autori citati sono Pallavicino e Sarpi, ma anche Sagredo, Ripa e Pietro Valeriano. Un posto di rilievo occupano il “Galateo”, il “Principe”, la “Città del Sole” e i “Ragguagli di Parnaso”. Non mancano, nella sezione ‘poemata’ autori quali: Petrarca, Dante, Ariosto, Tasso e Guarini. Ben presenti a Leibniz erano sia le ‘plaquettes’ accademiche che anche l’opera di Tassoni, di Salvator Rosa e di Federigo Nomi. L’interesse di Leibniz semiologo non poteva inoltre ignorare l’impresa lessicografica che vide la nascita del “Vocabolaro” della Crusca.
Lingua: ItalianoPag. 55-70
Etichette: Accademia, Arcadia, Barocco, Bibliofilia, Biblioteca, Canone letterario, Critica, Sociologica, Enciclopedia, Filosofia, Seicento, Teoria della letteratura,
Titolo articolo: La versione settecentesca dell’autovolgarizzamento di Pietro Ranzano: il ms. Qq F81, un testimone misconosciuto
Il saggio si pone l’obiettivo di una ‘restitutio textus’ di un opuscolo in volgare siciliano pubblicato nel 1864 da G. Di Marzo dal titolo “De auctore et primordijs ac progressu Felicis Urbis Panhormi” dello storico palermitano Pietro Ranzano. I testimoni sui quali poggia il volgarizzamento sono il ms. Qq C 29 (XV sec., Bibl. Com. Palermo) e il ms. Qq F 81 (XVIII sec., Bibl. Com. Palermo). Non è possibile fare congetture esatte sulla data di composizione dello scritto, sebbene la nota scritta di pugno da Domenico Schiavo (apposta al ms. Qq F 81) permette di indicare il 1760 quale ‘terminus ante quem’. Il saggio svolge un attento e capillare raffronto filologico fra i due mss.; il secondo testimone si rivela pertanto fondamentale al fine di ripristinare le lacune del primo e per un’adeguata ricostruzione testuale. La copia settecentesca di questo opuscolo, encomio della città di Palermo, si inseriva pertanto in quel quadro di rivalità cittadine tipico del XV secolo, periodo in cui la classe intellettuale siciliana cominciava a interrogarsi sui caratteri storici del proprio municipalismo, il che sfocerà in tutta una serie di ‘falsi letterari’.
Lingua: ItalianoPag. 71-90
Etichette: Filologia, Settecento, Ottocento, Seicento, Volgarizzamento, Manoscritto,
Titolo articolo: Virgilio nei “Sepolcri” di Ugo Foscolo: prove di intertestualita’
Il saggio si propone di vagliare ed esaminare la presenza delle opere di Virgilio nei “Sepolcri” di Ugo Foscolo. Foscolo antepose sempre la letteratura greca alla latina, esclusa così dal concetto di primigenia potenza creatrice; tuttavia ciò non toglie nulla al fatto che l’opera foscoliana risulti comunque imperniata di latinità al punto di poter parlare di ‘latinismi firmati’. Il carme “Dei Sepolcri” risulta intessuto di riferimenti a Virgilio, siano essi semplici reminiscenze o intertesti strutturati. È lo stesso Foscolo, nelle note al carme apposte di sua mano, a citare Virgilio quale fonte, cui fanno seguito le glosse compilate da Servio, Filargirio e dal filologo tedesco C.G. Heyne, edizioni a tutt’oggi presenti nella biblioteca del Foscolo. Il saggio prosegue proponendo un regesto delle affinità tra “Sepolcri” e opus virgiliano, muovendo dal testo foscoliano facendo seguire gli ‘ipotesti’ virgiliani. Tale raffronto registra calchi verbali, allusioni di tipo espressivo, tematico-situazionale, e reminiscenze colte – e non solo come puro dato formale di sfoggio di erudizione – al punto da poter parlare di ‘riscrittura’ omerica avvenuta per il tramite virgiliano.
Lingua: ItalianoPag. 91-112
Etichette: Allusione, Classicità greca, Classicità romana, Intertestualità, , Interculturalità, Ipertesto, Latinità, Letteratura classica, Letteratura latina, Mito, Ottocento, Poesia, Lirica, Settecento,
Titolo articolo: L’ ‘INDOLE’, LA STORIA E LA MISSIONE DELLA GRECIA SECONDO TOMMASEO
L’interesse di Tommaseo nei confronti della Grecia contemporanea, maturato a contatto con l’ambiente dell’ “Antologia” fiorentina, si è andato rafforzando e arricchendo nel tempo all’interno di una visione multiculturale e multinazionale, originalmente connotata dal suo radicalismo cristiano.
Lingua: ItalianoPag. 113-124
Etichette: Religiosità, Cristianesimo, Multiculturalismo, Ottocento, Letteratura greca,
Titolo articolo: Da “Giselle” al “Le Preneur des rats de Hameln”. Contaminazioni e mutazioni del balletto romantico
Il saggio si propone di sondare la posizione artistica di Gautier nei riguardi della danza, arte che coniuga parole, musica, immagini e movimento. Viene vagliata, in prima istanza, la passione del poeta francese per il balletto e i motivi a essa sottesi. In seconda battuta, la studiosa fa vertere la sua disanima su due libretti scritti dalla penna di Gautier: “Giselle” (che inaugura il balletto romantico; rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1841) e “Le Preneur des rats de Hameln” (1871, mai rappresentato). Dal meraviglioso di “Giselle” al ‘comique absolue’ legato, quale creazione consapevole, al ‘grotesque’. La Germania, vista e filtrata dagli occhi del poeta francese, si dimostra quale idea romantica fortemente stereotipata: collegata alla filosofia, alla poesia, alla musica da un lato; alle ambizioni politiche prussiane dall’altro. E questo grottesco altro non è che la risposta artistica a tale dicotomia.
Lingua: ItalianoPag. 125-138
Etichette: Libretto d’opera, Romanticismo, Sentimento, Letteratura francese,
Titolo articolo: Da De Sanctis a Croce: modernità e tradizione nella letteratura italiana
Attraverso l’esame di molteplici testi sono rilevate le differenti prospettive con cui De Sanctis e Croce, al di là dell’apparente continuità, affrontano lo snodo della modernità letteraria, anche nel suo conflittuale definirsi in rapporto alla nostra tradizione. Oltre ad analizzare ragioni e conseguenze della negazione crociana del rapporto di determinazione tra storia e forme, proprio di De Sanctis, come pure della sua svalutazione della modernità, il saggio mostra la progressiva incidenza in Croce della funzione etica nel giudizio estetico, soprattutto dopo la grande guerra.
Lingua: ItalianoPag. 139-153
Etichette: Critica letteraria, Modernità, Estetica, Etica,
Titolo articolo: Sciascia anticipatore e la parabola di Candido Munafò
Di Leonardo Sciascia il saggio di Mineo mette in risalto la capacità di ‘previsione’, ‘svelamento anticipatore’, tipica della sua scrittura. L’abilità di sondare la realtà è di tale momento da permettere allo scrittore siciliano quasi di ‘antivedere’ gli svolgimenti futuri della storia del paese, come se si potesse parlare di una sorta di ‘attitudine conoscitiva del letterato’. Lo studioso si propone qui un’analisi del romanzo “Candido, ovvero Un sogno fatto in Sicilia” (1977), libro ‘distruttivo’ e al contempo ‘costruttivo’. Dopo aver distrutto i miti privati (Chiesa e Partito Comunista) e aver ‘ucciso i padri’, la storia e il mondo si aprono all’uomo, alla sua ‘ingenua’ voglia di vivere e alla sua utopia di razionalità, giustizia, coerenza morale e intellettuale. È questa l’epopea di Candido, parabola che ripercorre tutta la storia d’Italia dal 1943 al 1977. Non vi è più traccia (contrariamente al modello voltairiano) della chiusura del proprio lavoro di intellettuale e del conseguente ripiegarsi sui propri interessi e affetti. Al contrario si riscontra una totale apertura ad accogliere il ‘nuovo’ che ci si poteva attendere da quegli anni.
Lingua: ItalianoPag. 155-164
Etichette: Intellettuale, Italianistica, Novecento, Questione meridionale, Regionalismo, Dopoguerra,
Titolo articolo: À propos du mythe de la langue-mère
La prassi della ‘comparazione’ delle lingue e la ricerca delle loro affinità e parentele è una metodologia viva sin dal Rinascimento. La ‘comparatistica’ moderna è pertanto l’effetto di una ‘rivoluzione epistemologica’ la quale si deve a Rask, Grimm e Bopp. Il saggio muove dallo sviluppo del ‘comparativismo’, concernente l’apparentamento delle lingue per ‘famiglie’, passando attraverso i ‘vocabolari’ e la loro comparazione, nonché attraverso la ‘glottocronologia’, finalizzata al perfezionamento delle classificazioni linguistiche, grazie al metodo detto ‘multilaterale’. L’approccio del moderno ‘comparativismo’ si basa indiscutibilmente sull’‘anfibologia’ dei concetti. Alla luce di ciò il mito della parola porta con sé le tracce della dottrina del ‘monogenismo’. Sulla scorta del concetto di ‘langue’, quale noi lo conosciamo – e che i linguisti applicano a sistemi di comunicazione umana e ‘sociale’ – è possibile sostenere che la ‘lingua madre’ altro non può essere che un ‘mito’, retaggio del ‘mito’ biblico.
Lingua: FrancesePag. 165-181
Etichette: Dialettologia, Filosofia del linguaggio, Fonetica, Fonologia, Linguaggio, Linguistica, Mito, Mitologia, Morfosintassi, Parola, Questione della lingua, Sociolinguistica, Storia della lingua, Teoria del linguaggio,
Titolo articolo: La filosofia, ricerca dell’originario
Negli ultimi decenni lo sviluppo del pensiero scientifico, e delle neuroscienze nella fattispecie, ha portato a ridurre lo spazio e l’importanza dei ‘saperi umanistici’, i quali per secoli hanno rappresentato le ‘forme spirituali’ della nostra civiltà. Dall’altro lato, il carattere divulgativo fatto proprio da alcune tendenze scientifiche basate sul comportamento umano ha in parte esautorato quanto nella tradizione e nel pensiero ‘occidentale’ ha rappresentato l’elaborazione creativa associata alla sfera delle passioni, dei sentimenti, dell’arte e delle relazioni affettive. I saperi umanistici sono progressivamente stati assorbiti dalle spiegazioni scientifiche e meccanicistiche della scienza del funzionamento mentale, la cosiddetta ‘filosofia della mente’. Se il discorso filosofico tende a coincidere con la filosofia della scienza, sarebbe necessario far ripartire l’indagine filosofica dal rovesciamento del rapporto tra pensiero e vita reale, tornando così a recuperare l’‘inutile’ elementarità della filosofia, al fine di comprendere che la ‘verità’ è insita nell’esperienza immediata che ciascun essere umano fa del rapporto con sé, con gli altri e col mondo.
Lingua: ItalianoPag. 185-94
Etichette: Duemila, Filosofia, Filosofia del linguaggio, Filosofia della scienza, Io, Psicologia, Scienze sociali, Sociolinguistica,