La Rassegna della letteratura italiana | 2005 | N. 1

A due anni dalla tragica, improvvisa morte di Giovanni Ponte, docente di Letteratura italiana presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Genova dal 1966, Luigi Surdich traccia un profilo scientifico e umano del maestro scomparso.

Quinto Marini ripercorre rapidamente le tappe più significative che hanno caratterizzato l’esperienza di critico e di docente di Letteratura italiana di Franco Croce, maestro recentemente scomparso.

Lo studioso prende spunto da una passo del commento di Attilio Momigliano alla ‘Commedia’ dantesca (una nota a ‘Inf.’, V, 127-138), per mettere in luce una caratteristica frequente nella produzione del critico e, in particolare, nel suo lavoro esegetico rivolto al testo di Dante: la creazione di una sorta di “a-priori visivo” della poesia, da cui scaturirebbe un’inedita applicazione nella pratica della interpretazione critica dell’ “ut pictura poesis”.

L’autore si sofferma sul “Leonardo”, periodico nato, nel 1903, per iniziativa di alcuni giovani intellettuali, tra i quali Papini e Prezzolini. Negli anni in cui la cultura sembra essere appannaggio unicamente della Francia, alla ricerca di un effettivo riconoscimento culturale a livello nazionale ed europeo, “Leonardo” guarda molto da vicino alla cultura d’oltralpe, privilegiando, nell’ambito della filosofia, soprattutto Bergson; mentre, nella letteratura, apprezzerà autori come Gide, Doudelet, Gourmont. Ne nasce una fitta trama di rapporti, che lega la cultura fiorentina alle avanguardie parigine e, in particolare, il “Leonardo” con il “Mercure de France”, grazie anche alla mediazione degli stessi Papini e Prezzolini, nonché, in un’ultima fase, di Ardengo Soffici. Del resto, com’è noto, il dialogo con Parigi sarà, nel corso del secolo, un costante propulsore delle diverse esperienze letterarie e di questo dialogo l’autore intravede nel “Leonardo” “non solo il prologo, ma il primo atto” (p. 58).

La studiosa si sofferma su alcune considerazioni che, nei tre ‘Discorsi’ pubblicati in appendice alla quinta edizione dell’ ‘Armino’ del 1812, Ippolito Pindemonte pronuncia sulla poetica del genere tragico. Segue l’edizione di quattro lettere inedite dello stesso scrittore.

Negli episodi dei ‘Promessi Sposi’ in cui si rappresentano scene di disordine popolare, come nelle pagine dedicate ai tumulti di San Martino o come nei passi relativi all’arrivo di Renzo a Milano, secondo lo studioso, Manzoni inserirebbe diversi spunti metanarrativi, esplicitando la propria nozione di scrittura.

Nell’ampia rosa di ipotesi che, di volta in volta, sono state prese in considerazione dalla critica per rintracciare le fonti leopardiane, hanno goduto di un’attenzione soltanto marginale i testi di contenuto filosofico-scientifco, pur presenti, com’è noto, nella biblioteca e nel percorso di formazione del poeta. Muovendosi in questa direzione, lo studioso arriva ad isolare sei nuove fonti per alcuni tra i passi più famosi della produzione leopardiana. Così, il tanto dibattuto “mazzolin di rose e di viole” del ‘Sabato del villaggio’ troverebbe una fonte diretta nello ‘Spectacle de la Nature’ dell’Abate Pluche, testo in cui, secondo Polizzi, si potrebbe individuare anche una matrice del passo, altrettanto famoso, del ‘Passero solitario’, “canti, e così trapassi/ dell’anno e di tua vita il più bel fiore”. Analogamente, il ritratto dell’Islandese delle ‘Operette morali’ troverebbe una fonte in due lunghe note riportate dal Padre Domenicano Antonino Vasecchi nel volume ‘Dei fondamenti della Religione Naturale’, così come per tre importanti punti dello ‘Zibaldone’ l’autore individua rispettivamente tre diverse fonti in un manuale di Odoardo Del Giudice, in un saggio su Locke di Francesco Soave e nell’ ‘Alemagna’ di Madame De Staël.

Lo studioso, autore della più recente traduzione in lingua russa di Leopardi, si concentra sui meriti e sull’importanza che le traduzioni dei testi leopardiani di Anna Achmatova ebbero per la fortuna del poeta recanatese nell’ambiente culturale e letterario dell’URSS.

L’autore prende in esame un manoscritto (segnato F ms.Ital. 75) della Houghton Library della Harvard University che raccoglie brevi testi – con molta probabilità tutti autografi – di circa una decina d’autori, tra cui D’Annunzio, Fogazzaro, Puccini, De Roberto, Di Giacomo, Capuana, Graf. Si tratta di testimonianze – diverse tra loro, nella forma e nel contenuto – che questi intellettuali hanno voluto lasciare in occasione del terribile terremoto che il 28 dicembre 1908 distrusse Messina.

Si pubblica, in edizione anastatica, una lettera inedita di Giacomo Leopardi a Marianna Brighenti, sorella di Pietro, avvocato, tipografo e letterato bolognese, legato al poeta grazie alla mediazione di Pietro Giordani.