Le riviste sostenitrici
La parola del testo | 2011 | N. 1-2
Anno 2011 – Annata: XIV – N. 1-2
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: Due motivi orientali della lirica romanza
I poeti persiani che ruotavano intorno alla corte samanide nel Khorasan presentano diverse caratteristiche che li assimilano a quelli della scuola siciliana. Grazie alle conquiste effettuate dal califfato, infatti, la cultura khorasanica riuscì a raggiungere varie zone europee imponendo la propria influenza sulla lirica neolatina. Tra i motivi che trovano una corrispondenza sia in ambito persiano che nella poesia romanza è possibile ricordare quello della paura nei confronti dei maldicenti e quindi della contesa e della gelosia tra rivali, e quello della falena-amante e del fuoco simbolo dell’amore che divora e porta alla disperazione. Lo stesso Federico II era un esperto della cultura araba e ciò giustifica proprio l’utilizzo di ‘leitmotiv’ comuni alle due culture pur presentando peculiarità legate al territorio e alla tradizione locale.
Lingua: ItalianoPag. 17-24
Etichette: Letteratura romanza, Poesia siciliana, Poesia persiana, Federico II, Duecento,
Titolo articolo: “Guardaci ben! Ben son, ben son Beatrice” (Purg. XXX)
Apparentemente sembra non esserci continuità tra la fine del XXIX e l’inizio del XXX canto del “Purgatorio” di Dante, ma attraverso un’analisi attenta e dettaglia è possibile evidenziare la presenza di numerose metafore e citazioni bibliche e virgiliane che consentono di introdurre un avvenimento importantissimo e di grande rilievo, cioè l’avvento di Beatrice. La storia dei due amanti diventa nella “Comedia” la storia di una missione poetica e profetica e l’arrivo dell’amata da evento piacevole e gioioso ben presto si trasforma in rappresentazione di intensa drammaticità perché la donna, in veste di ammiraglio della Chiesa, rimprovera il poeta per aver smarrito la retta via. Dante, a causa della compassione dagli angeli, si commuove, ma secondo Beatrice non ha ancora compreso la gravità delle sue colpe e per questo non ha raggiunto la contrizione necessaria per ottenere il pieno perdono.
Lingua: ItalianoPag. 25-48
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Purgatorio, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: “L’imago al cerchio, e come vi s’indova” (Par. XXXIII 138)
Ancora esistono molti dubbi su cosa abbia scoperto Dante alla fine della sua esperienza paradisiaca poiché la visione dei tre cerchi si conclude con l’affermazione che le parole sono insufficienti per descrivere ciò che ha visto. Dante fa propria alla fine della “Comedia” la teologia dell’immagine di Cristo che è figurazione del Padre e il canto non è più solo dottrinario e visionario, ma è anche un canto di lode verso Maria e la Trinità. Per descrivere la sua visione il poeta utilizza il verbo parasintetico riflessivo ‘s’indova’, termine tecnico derivante dal latino scolastico costituito in forma sintagmantica, ‘in ubi’. Dante è riuscito a vedere per simboli e immagini il mistero delle tre persone, percependo la loro distinzione e, allo stesso tempo, la relazione, ma ha anche compenetrato con la vista e l’intelletto il mistero della doppia natura, umana e divina, del Figlio.
Lingua: ItalianoPag. 49-81
Etichette: Alighieri Dante, Divina Commedia, Paradiso, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Sull’edizione castigliana de “Las Cient Nouellas de micer Juan Bocacio florentino poeta eloquente”
L’autore mette a confronto tre edizioni del testo “Las Cient Nouellas de micer Juan Bocacio florentino poeta eloquente” cercando di evidenziare caratteristiche, peculiarità e divergenze. Gli esemplari analizzati sono quello conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, stampato a Toledo da Juan de Villaquiran, il manoscritto Escurialense analizzato dettagliatamente da Mita Valvassori e quello analizzato dal Branca in un volume del 1980. Tra le edizioni esistono delle variazioni tipografiche, ma sostanzialmente i testi sono identici e il fatto che nel titolo venga precisato che l’opera è stata ‘nuevamente’ impressa fa pensare o a una frase pubblicitaria o all’esistenza di traduzioni precedente, ma ancora inedite.
Lingua: ItalianoPag. 83-104
Etichette: Boccaccio Giovanni, Decameron, Intertestualità, Spagna, Trecento,
Titolo articolo: Des “Ingannati” des Intronatide Sienne (1537) aux “Abusez, comédie faite à la mode des anciens comiques”, traduction de Charles Estienne (1549)
L’intervento proposto ha l’obiettivo di analizzare la commedia “Gli Ingannati”, sottoscritta dai membri dell’Accademia degli Intronati di Siena, nella sua versione francese, tradotta da Charles Estienne. In particolare, l’esemplare esaminato è quello stampato a Parigi da Estienne Groulleau nel 1549, arricchito da incisioni. Dopo una breve introduzione storica incentrata sulla figura fondamentale di Francesco I, è presente un breve sunto della vita del traduttore. Per quanto riguarda l’analisi testuale l’autrice si sofferma sullo studio della lettera dedicatoria, indirizzata al Delfino di Francia, Enrico II marito di Caterina de’ Medici, e delle soppressioni e aggiunte rispetto al testo italiano. In realtà è possibile affermare che si tratta di una traduzione abbastanza fedele che aveva, evidentemente, il compito di far conoscere il testo italiano originale al pubblico francese.
Lingua: FrancesePag. 105-112
Etichette: Gli Ingannati, Accademia degli Intronati, Siena, Cinquecento,
Titolo articolo: Uno straordinario viaggiatore del Seicento: Pietro Della Valle
Stampati per la prima volta a Roma nel 1650, i “Viaggi” di Pietro Della Valle, composti da cinquantaquattro lettere, sono un esempio straordinario di letteratura di viaggio. A causa di una delusione amorosa, l’autore decise di intraprendere un viaggio verso Gerusalemme, partendo da Venezia nel 1614. Della Valle fu lontano dall’Italia ben dodici anni poiché, dopo essersi recato in Turchia, Egitto e Palestina, decise di prolungare il cammino andando in Persia, dove sposò una principessa siriana, e dopo due anni in India, facendo poi rientro in Italia nel 1626. Le avventure vennero narrate di volta in volta al caro amico Mario Schipano, al quale non solo offrì una splendida e dettagliata descrizione dell’Oriente, ma rivelò anche i suoi stati d’animo dimostrando che la vita può essere considerata come un’opera teatrale della quali si può essere non solo narratori, ma anche protagonisti.
Lingua: ItalianoPag. 113-121
Etichette: Della Valle Pietro, Viaggi, Seicento,
Titolo articolo: Dal ‘dialogo d’azione’ al dialogo morale: “La Virtù sconosciuta” di Vittorio Alfieri
Il saggio intende rilanciare la densità di suggestioni del dialogo morale La Virtù sconosciuta (1786), fornendone un inquadramento sia nel genere dialogico, sia nel sistema letterario stesso di Vittorio Alfieri, e avviando un riesame aggiornato dei percorsi tematici che lo solcano (il confronto tra letteratura e arti figurative, la condotta del privato cittadino in tempi di dispotismo), nonché dell’incubazione variantistica che l’ha interessato.
Lingua: ItalianoPag. 123-138
Etichette: Alfieri Vittorio, Gori Gandellini Francesco, La Virtù sconosciuta, Settecento, Ottocento,
Titolo articolo: Il Manzoni e la ‘rebelera’
L’8 settembre 1852 Alessandro Manzoni scrisse una lettera a Massimo D’Azeglio, che si trovava a Cornigliano, con l’intento di annunciare il suo prossimo arrivo in città in occasione del matrimonio della nipote Rina, nata dal matrimonio del D’Azeglio con Giulia Manzoni. A colpire nel testo è l’utilizzo di un termine insolito, la ‘rebelera’, che indica, come si può evincere dal contesto, un mezzo di trasporto, cioè una carrozza. Si tratta di una forma foneticamente italianizzata di un termine dialettale genovese, ‘rebelèa’, che era già stato precedentemente utilizzato da Martin Piaggio nei suoi “Viaggi e campagnate”. Il termine aveva un valore dispregiativo derivando dal verbo ‘rebelâ’ che vuol dire trascinare, ma in questo contesto il Manzoni non volle usarlo in senso negativo, ma piuttosto voleva dimostrare di conoscere Genova servendosi un termine per lui esotico.
Lingua: ItalianoPag. 139-141
Etichette: Manzoni Alessandro, D’Azeglio Massimo, Dialetto, Ottocento,
Titolo articolo: Autoritratto in rosso: i “Ricordi” garibaldini di Gioacchino Toma
Tra i numerosi pittori che durante il Risorgimento rappresentarono in maniera tempestiva le vicende dei volontari intenti a combattere per l’unità italiana, va ricordato Gioacchino Toma, il quale, in realtà, fu anche l’autore di una dettagliata biografia, intitolata “Ricordi di un orfano”. Pubblicati nel 1886, raccontano vicende dell’infanzia e della giovinezza dell’autore tra maltrattamenti, bravate, disavventure, la decisione, nel 1860, di indossare la camicia rossa e i combattimenti contro l’esercito borbonico. Proprio quest’ultima fase appare come una ricostruzione storica lucida e veritiera che consente di trasformare l’opera in uno degli esempi meglio riusciti del memorialismo postunitario. L’intervento è corredato dalle illustrazioni delle opere citate.
Lingua: ItalianoPag. 143-166
Etichette: Toma Gioacchino, Biografia, Risorgimento, Ottocento,
Titolo articolo: Antonio Stoppani e “L’unità dello scibile”
Antonio Stoppani, geologo di fama mondiale, docente universitario e fervente patriota, oltre ad essere l’autore della famosa opera “Il Bel Paese”, in cui celebrava le bellezze naturali e geologiche dell’Italia da poco unita, si dedicò in diverse circostanze anche a studi filosofici, religiosi, politici e letterari. Di ambito filosofico è proprio “L’unità dello scibile”, un discorso sull’incapacità dell’uomo di riuscire a raggiungere la verità totale. Secondo lo Stoppani l’uomo è sintesi della conoscenza poiché al suo interno ha gran parte dell’universo; uomo e universo sono creazioni di Dio e per volere divino l’uomo ha la possibilità di conoscere il mondo che lo circonda e lo stimola costantemente. Alla totalità del sapere si può, quindi, giungere attraverso l’unità tra le verità possedute per fede e quelle che l’uomo è riuscito a raggiungere attraverso l’aiuto della ragione.
Lingua: ItalianoPag. 167-179
Etichette: Stoppani Antonio, L’unità dello scibile, Ottocento,
Titolo articolo: Due note su Renato Fucini
Alla morte di Renato Fucini fu Guido Biagi a decidere di occuparsi dei suoi scritti consentendone la diffusione, prima attraverso le pubblicazioni sulla rivista “La Voce” e poi con la creazione delle raccolte “Acqua passata” e “Foglie al vento”. Secondo l’autore dell’intervento, però, la mediazione del Biagi presenta dei limiti e dei margini di arbitrio che l’hanno spinto a rivedere le principali questioni inerenti il testo per la creazione di un’edizione critica. In alcuni casi, la fisionomia originaria dell’opera è stata stravolta dal Biagi che ha portato avanti uno scorporamento delle pagine in parte irrimediabile, ma oltre questo aspetto sarà necessario anche far precedere “Acqua passata” dai “Primi ricordi”, andando a recuperare gli scritti tagliati e aggiungendo alla fine le opere più o meno direttamente autobiografiche, come “Su l’Etna” o “Il Bruscello della Serra”.
Lingua: ItalianoPag. 181-193
Etichette: Fucini Renato, Acqua passata, Foglie al vento, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: L’Alfieri di Gobetti
Agli inizi del Novecento in ambito piemontese si diffuse una tradizione di attenzione critica incentrata sulla produzione letteraria di Vittorio Alfieri e tra i tanti studiosi attenti a questo filone riuscì a emergere Piero Gobetti. Questi considerava l’Alfieri la guida politica e morale dei patrioti piemontesi e suo intento era quello di riuscire a creare una storia della cultura piemontese. Il lavoro, iniziato come progetto per la tesi di laurea, venne rivisto e sviluppato in più fasi e dimostra come profonda fosse l’ammirazione nei confronti dell’Alfieri per aver sottolineato nei suoi scritti l’importanza del fare sul dire, dell’agire sullo scrivere e della sua estraneità alle religioni. Gobetti rilesse più volte e con grande attenzione le opere dell’Alfieri estrapolando quegli aspetti più vicini alle sue convinzioni e alle sue scelte di vita basate sulla libertà e il rigore morale.
Lingua: ItalianoPag. 195-209
Etichette: Gobetti Piero, Alfieri Vittorio, Ottocento, Novecento,
Titolo articolo: Eros: realtà e simbolo nella poesia di Ungaretti
Noemi Paolini Giachery, prendendo spunto da una lezione che Giuseppe Ungaretti tenne all’Università di San Paolo nel 1938 in ricordo di Gabriele D’Annunzio, analizza l’idea, spesso poco sottolineata, di una presenza rilevante e di un simbolismo eccezionale del tema dell’eros nella poesia di Ungaretti stesso. Come quasi tutti i poeti anche Ungaretti ricercava se stesso in tutto ciò che leggeva, i suoi sentimenti, i suoi problemi, pur evidenziando delle differenze individuali. La tematica emerge attraverso una lettura più accorta di “I fiumi”, “Cori descrittivi di stati d’animo di Didone”, “Sentimento”, “Dolore”, ma con tante sfumature diverse che dipendono dalle differenti condizioni esistenziali.
Lingua: ItalianoPag. 211-216
Etichette: Ungaretti Giuseppe, Eros, Novecento,
Titolo articolo: Attori e spettatori di “un tempo favoloso”. Dall’archivio di Piero Gigli (Jamar 14)
L’intervento ripercorre a grandi linee la vita di Piero Gigli, uomo poliedrico per molto tempo dimenticato a causa probabilmente delle sue follie avanguardistiche. Fondamentale fu ovviamente l’incontro con Marinetti e il suo coinvolgimento nel movimento futurista grazie all’elaborazione delle composizioni parolelibere senza tralasciare anche la sua attività di critico militante e cronista attento di arte e di poesia.
Lingua: ItalianoPag. 217-230
Etichette: Gigli Piero, Futurismo, Novecento,
Titolo articolo: Un Italiano trilingue: Luigi Meneghello (1922-2007)
John Alfred Scott racconta nel suo intervento la storia di Luigi Meneghello, partigiano, accademico e scrittore nato in Italia, trasferitosi in Inghilterra nel 1947. Dopo i primi successi letterari nella Penisola, infatti, ottenne una borsa di studio presso il British Council che gli consentì di trasferirsi in principio solo per alcuni mesi in Inghilterra, ma dove rimase divenendo anche il direttore del Dipartimento di Studi Italiani all’Università di Reading. La sua esistenza venne fortemente influenzata dall’incontro con Antonio Giuriolo e, dal punto di vista letterario, si incentrò sull’utilizzo del dialetto come forma espressiva poetica.
Lingua: ItalianoPag. 231-238
Etichette: Meneghello Luigi, Dialetto, Inghilterra, Novecento,
Titolo articolo: Note su “In balìa del meltemi” di Maurizio Stornelli
Maurizio Stornelli era un poeta autentico e profondo affascinato dagli odori del Mediterraneo orientale e dalle isole greche, autore della raccolta “In balìa del meltemi”. Al centro del suo universo vi è la donna, celebrata in versi che non sono pure esercitazioni letterarie, ricche di richiami ai grandi autori del passato che pur conosceva in maniera approfondita, bensì liriche pure che diventano la continuazione naturale della poesia greca classica.
Lingua: ItalianoPag. 239-242
Etichette: Stornelli Maurizio, In balìa del meltemi, Novecento,
Titolo articolo: “Oltre la parola” ed altre liriche inedite
Vengono qui riportate trenta due liriche inedite scritte da Maurizio Stornelli tra le quali è possibile citare “Oltre la parola”, “In cerca di te”, “Davanti ad una bottiglia” o “La notte dipana tutte le matasse”.
Lingua: ItalianoPag. 243-249
Etichette: Stornelli Maurizio, Poesia, Novecento,