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La parola del testo | 2010 | N. 2
Anno 2010 – Annata: XIV – N. 2
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: Quel lucente oggetto del desiderio: Perceval e la cavalleria nel “Conte du Graal”
Secondo il codice interpretativo convenzionale il cavaliere deve condurre una vita basata su due poli contrapposti, le armi e l’amore, riuscendo a raggiungere un equilibrio costante. Nel “Conte du Graal” di Chrétien de Troyes, però, la struttura ‘cortecentrica’ viene sconvolta scegliendo un protagonista per nulla avvezzo alle raffinatezze e alle regole tipiche del mondo della cavalleria. L’intento dell’autore era quello di mostrare il percorso psicologico che un giovane deve compiere per divenire un cavaliere, aggiungendo alle doti personali un codice comportamentale basato su obbedienza, imposizione ed educazione. Attraverso l’introduzione di un secondo cavaliere viene creata anche la distinzione tra due opposte visioni della vita, nate dalla problematicità del compiere un percorso uniforme che porterà Perceval e Galvano a sviluppare differenti qualità caratteriali e comportamentali.
Lingua: ItalianoPag. 199-240
Etichette: Chrétien de Troyes, Conte du Graal, Letteratura cavalleresca,
Titolo articolo: “Guillaume d’Angleterre”, un testo tra due testimoni
Il “Guillaume d’Angleterre” è un romanzo del XII secolo, nato dalla fusione della leggenda agiografica di San Eustachio e gli argomenti tipici della tradizione greco-bizantina. La conoscenza della storia è stata tramandata attraverso due testimoni e dal confronto tra questi è necessario partire per la creazione di un’edizione critica. Pur essendo presenti delle costanti, nella versione preferita dagli editori, conservata a Parigi e opera di un copista-rimaneggiatore, è presente un numero maggiore di lezioni filologicamente corrette, mentre il secondo, conservato a Cambridge, nonostante le lacune, mostra anche versi che vanno ad integrare la versione comunemente accettata. Da un confronto accurato delle due varianti, la seconda appare come quella più aderente al testo originale e da tenere come riferimento principale per una corretta edizione del “Guillaume”.
Lingua: ItalianoPag. 241-267
Etichette: Guillaume d’Angleterre, Intertestualità,
Titolo articolo: Cultura classica e biblica nella prospettiva politica dell’epistola dantesca a Enrico VII
Nella VII “Epistola”, datata 17 aprile 1311, Dante esprime chiaramente la sua idea sul ruolo rivestito da Enrico VII nella lotta contro il potere temporale della Chiesa, mostrando così quale era il suo progetto per mettere in atto la ‘renovatio imperii’ tanto attesa dal poeta. In una sorte di orazione esortativa l’autore invita l’imperatore a concentrare le sue forze contro Firenze, città al centro di una serie di alleanze e fulcro della vera opposizione. Dante attraverso l’utilizzo di citazioni, tratte dai classici come Virgilio e soprattutto dalla Bibbia, fonte principale, vuole dimostrare l’importanza della missione di pace e giustizia affidata da Dio ad Enrico, nuovo capo biblico e nuovo Davide, il quale ha l’incarico di continuare il compito intrapreso da Enea restaurando l’impero romano e contrapponendo la sua umiltà alla superbia dei nemici.
Lingua: ItalianoPag. 269-332
Etichette: Alighieri Dante, Enrico VII, Epistole, Intertestualità, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: ‘Chorisantes itaque puniuntur’: storia di un ‘exemplum’, dai ‘danseurs maudits’ all’”Huon d’Auvergne”
Esistono quattro codici che tramandato il ricordo della ‘chanson de geste’ “Huon d’Auvergne” e che costituisce un esempio di fusione tra la tradizione agiografica e quella epica e romanzesca, creando la nuova definizione di ‘chanson d’aventures’, ma di vocazione agiografica. Nell’intervento vengono messi a confronto due frammenti, quello dell’esemplare conservato a Padova e il rimaneggiamento in prosa toscana di Andrea da Barberino, attraverso i quali è possibile individuare diverse affinità con il tema dei ‘danseurs maudits’. Benché vi siano delle differenze, che fanno riferimento alla durata della condanna, la storia dei danzatori, che devono superare una prova e vengono puniti o premiati in base a ciò, costituisce la matrice narrativa e un modello esemplaristico che trova le sue radici non solo nella letteratura religiosa, ma probabilmente anche nel “Dialogus miracolorum”.
Lingua: ItalianoPag. 333-349
Etichette: Huon d’Auvergne, Danseurs maudits, Danza, Trecento, Quattrocento,
Titolo articolo: I ‘piacevoli e aspri casi d’amore’ delle “Porretane” di Giovanni Sabadino degli Arienti
Le “Porretane” di Giovanni Sabadino degli Arienti costituiscono una raccolta di novelle chiaramente ispirate al modello del “Decameron” del Boccaccio, sia per quanto riguarda il tema di base, cioè ‘i casi d’amore’, sia per la sua struttura. La maggior parte dei racconti è costituita da beffe, peripezie, esempi di moralità, poiché l’obiettivo della raccolta non era quello di dimostrare quali possono essere i casi piacevoli o sgraditi legati all’amore, bensì i loro esiti comici e morali. Il risultato finale è un alternarsi di novelle dal contenuto affine o nettamente contrastanti, in alcuni casi è addirittura il narratore a prendere il sopravvento nel descrivere ogni aspetto della vicenda. La fanciulla qui, contrariamente a ciò che emergeva nel “Decameron”, non appare come un’eroina, ma come una creatura mostruosa che viene stimolata dalla voglia di dimostrare il proprio coraggio.
Lingua: ItalianoPag. 351-375
Etichette: Giovanni Sabadino degli Arienti, Boccaccio Giovanni, Porretane, Decameron, Novella, Quattrocento, Cinquecento,