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La parola del testo | 2010 | N. 1
Anno 2010 – Annata: XIV – N. 1
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: D. Alfonso X, infante e trovador. II. A produção trovadoresca
Il saggio proposto è integrazione del progetto HUM 2007-61790/FILO, dal titolo “La lírica gallego-portuguesa en la corte de Alfonso X. Autores y textos”, e intende ricostruire la produzione poetica e l’interesse profondo dimostrato dal sovrano durante tutta la sua esistenza. Figlio di Ferdinando III, Alfonso dimostrò sin da giovane un grande interesse per la produzione letteraria, probabilmente già a partire dagli anni precedenti il 1252. L’intervento è quindi suddiviso in due parti: la prima riguardante la collocazione degli scritti all’interno di ambiti cronologici distinti (cioè precedenti o successivi al 1252) e la seconda relativa ad una datazione effettiva delle opere. Alla fine sono presenti due tabelle riassuntive sulla produzione di Alfonso e di altri importanti autori del tempo, e una sui testi attribuiti ad Alfonso presenti nel “Cancioneiro da Biblioteca Nacional”.
Lingua: PortoghesePag. 7-19
Etichette: Alfonso X, Poesia trobadorica, Duecento, Portogallo,
Titolo articolo: Le leggende oitaniche in prosa del “Purgatoire Saint Patrice”
Del “Purgatoire Saint Patrice” esistono sostanzialmente quattro edizioni in prosa in antico francese, dalle quali, in alcuni casi, sono state ricavate poi traduzioni. Una versione (a) risale alla prima metà del XIII secolo e viene generalmente inserita tra i leggendari oitanici; le versioni (b) e (c), invece, risalgono alla metà e alla fine del XIII secolo e costituiscono scritti dipendenti poiché la (c) è una sintesi della (b). La (e), anche se dipendente dalla (a), può essere considerata autonoma a causa della mancanza di particolari innovazioni e, infine, vi è la (f) tràdita da un solo manoscritto. Sono, inoltre, presenti della riflessioni sui volgarizzamenti anonimi della “Legenda aurea”, sulle versioni a stampa, sulle stampe parigine e l’edizione lionese del 1506.
Lingua: ItalianoPag. 21-46
Etichette: Purgatoire Saint Patrice, Prosa, Francia, Duecento,
Titolo articolo: L’attribuzione del “Fiore”
Remo Fasani continua a riflettere, come già precedentemente, sulla possibile datazione del “Fiore”, effettuando un confronto inevitabile con le opere di Dante. Ovviamente lo studio non può che partire da un’analisi metrica, in particolare dall’endecasillabo, e dei lemmi che possono appartenere solo al “Fiore”, solo alle “Rime” e/o alla “Commedia” o ad entrambi. Inevitabile è, inoltre, un raffronto con le idee a riguardo espresse dal Contini che, secondo Fasani, manifestò il limite di concentrarsi solo sul testo ignorandone il contesto, ma che nonostante ciò può essere considerato a tutti gli effetti un vero ‘pioniere’ del metodo degli ‘argomenti interni’. Fasani riconosce i meriti dello studio costruito dal Contini, ma propone delle modifiche che devono andare necessariamente a colmare le lacune tenendo conto delle prove negative, come quella metrica e delle concordanze con i cantari.
Lingua: ItalianoPag. 47-59
Etichette: Fiore, Alighieri Dante, Contini Gianfranco, Metrica, Intertestualità, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Properzio fra Petrarca (“RVF” 35) e Pontano (“Parthen.” 1, 6). Una nota
All’interno del sonetto “Solo e pensoso” del Petrarca, oltre il tema romantico dell’innamorato che va in cerca della solitudine per nascondere le proprie pene amorose, è possibile riscontrare un legame con la sensibilità naturalistica presente in Properzio, basata sul concetto che la poesia d’amore si può diffondere attraverso la selva e i sassi, incapaci di trattenere il lamento dell’autore. Pontano, invece, nel “Panthenopeus”, attraverso l’evocazione di alcuni elementi come i monti, i fiumi, i prati e le foreste, accusa la natura di aver creato un essere troppo debole e capace solo di dare vita a tenui versi d’amore. Questa è l’intertestualità evidenziata tra i tre autori che individuano nella natura la capacità di creare solo esseri volti al ragionar d’amore perché è essa stessa a rendere l’uomo fragile.
Lingua: ItalianoPag. 61-64
Etichette: Petrarca Francesco, Properzio, Pontano Giovanni, Solo e pensoso, Panthenopeus , Intertestualità, Trecento, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Stratigrafie linguistiche nel “Novellino” di Masuccio Salernitano
Non essendo giunta fino a noi l’ ‘editio princeps’ del “Novellino” di Masuccio Salernitano, stampata a Napoli nel 1476, il ricordo è stato tramandato attraverso due edizioni successive, da questa direttamente derivanti, una impressa a Milano nel 1483 e l’altra prodotta a Venezia nel 1484. È quindi molto difficile riuscire a ricostruire il volto linguistico originario tenendo anche conto delle contaminazioni provocate con il trasferimento dell’opera nel nord dell’Italia. Tra l’altro fu lo stesso Masuccio a stabilire solo successivamente, cioè nel 1471, di raccogliere le novelle in un’opera unica, dopo una prima diffusione sporadica che portò, già in partenza, a una prima revisione per mano dello stesso autore. Emerge nell’edizione milanese la fusione di tratti meridionali e forme ‘toscaneggianti’ che hanno così dato vita a una poliformia estesa al tutto il testo.
Lingua: ItalianoPag. 65-107
Etichette: Masuccio Salernitano, Novellino, Quattrocento,
Titolo articolo: Il ‘corpus’ di Antonio Galateo fra eretici, chierici, patrioti
L’intervento ricostruisce la tradizione manoscritta del ‘corpus’ galateano, prestando particolare attenzione al “De situ Iapygiae”. Molto probabilmente il destino di queste opere venne determinato da Giovan Bernardino Bonifacio, marchese di Oria, il quale portò con sé gli scritti quando fu costretto a fuggire in Svizzera, riuscendo così ad assicurare alle opere una diffusione in ambito europeo. I primi ad essere pubblicati furono i testi geo-corografici, mentre ancora incerta è la storia che caratterizzò l'”Eremita” che si protrasse fino all’Ottocento. Sicuramente costante e profondo fu il legame con la terra salentina, dove il ‘corpus’ venne inizialmente trascritto, e dove anche recentemente sono stati condotti attenti studi.
Lingua: ItalianoPag. 109-126
Etichette: De Ferrariis Galateo Antonio, Bonifacio Giovan Bernardino, Puglia, Quattrocento,
Titolo articolo: Castelvetro e la lirica provenzale
Carlo Pulsoni analizza nuovamente le citazioni e i riferimenti alla lirica provenzale presenti nella produzione di Lodovico Castelvetro, cercando così di aggiornare le ricerche effettuate da Santorre Debenedetti e partendo dal commento alle “Rime del Petrarca”. Da ciò si evince che fino al 1545 l’autore non doveva avere una conoscenza approfondita della letteratura provenzale che iniziò, invece, a manifestarsi a partire dagli anni Sessanta poiché è noto che chiese dei codici provenzali per acquisire conoscenze autonomamente e approfondire le proprie ricerche sulla letteratura trobadorica.
Lingua: ItalianoPag. 127-144
Etichette: Castelvetro Lodovico, Debenedetti Santorre, Petrarca Francesco, Letteratura provenzale, Cinquecento,
Titolo articolo: “Carmen macaronicum de eligendo vitae genere” di Jan Kochanowski
Per molto tempo il “Carmen macaronicum de eligendo vitae genere” di Jan Kochanowski è stato considerato un’opera marginale e, solo grazie agli studi del latinista Ugo Emilio Paoli, è stata gettata nuova luce sul concetto del maccheronico inteso come ibridismo. Si può parlare, quindi, di ibrido del maccheronico quando due lingue si combinano tra loro a tutti i livelli linguistici, formando una struttura organica. Con il maccheronismo il latino irregolare si allontana dalla norma o per un uso improprio delle parole o delle frastiche, o per l’attribuzione arbitraria dei casi, o per tutti questi elementi insieme. Un latino così generato viene definito ‘latinus grossus’. L’opera di Kochanowski, perciò, aveva lo scopo di esplorare le potenzialità di questa forma espressiva utilizzando il latino come lingua di base e il polacco per i concetti da evidenziare ed attualizzare.
Lingua: ItalianoPag. 145-157
Etichette: Kochanowski Jan, Paoli Ugo Emilio, Carmen macaronicum de eligendo vitae genere, Cinquecento,
Titolo articolo: Frammenti di una traduzione italiana in versi della “Flamenca” provenzale, ovvero per un ricordo di Vincenzo La Gioia
Carmelo Zilli ripercorre con affetto e trasporto il rapporto di amicizia che lo legò a Vincenzo La Gioia, a partire da quando si conobbero nell’estate del 1991. Ancora la carriera di La Gioia come traduttore non era decollata e quindi Zilli ebbe la possibilità di seguire in prima persona la sua scalata al successo. Tra le carte in suo possesso spicca un breve campione, di 951 versi, della “Flamenca” provenzale, tradotta in ottonari e in rima baciata e proposta alla fine dell’articolo. L’obiettivo del traduttore era quello, come prima cosa, di mantenere inalterato il metro e l’andamento ritmico, ma anche di non stravolgere lo spirito dell’opera giustificando così la presenza di qualche inesattezza. Prevalente è l’utilizzo di sintesi e sinonimia che consentirono una maggiore libertà nel colmare eventuali vuoti e di cambiare posizione agli elementi all’interno del testo.
Lingua: ItalianoPag. 159-184
Etichette: La Gioia Vincenzo, Flamenca, Letteratura provenzale, Traduzione, Novecento,