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La parola del testo | 2007 | N. 1
Anno 2007 – Annata: XI – N. 1
A cura di Marina Dattola
Titolo articolo: Due cuori e un sepolcro: il motivo della sepoltura degli amanti in alcuni testi francesi e italiani del Medioevo
L’intervento ha l’obiettivo di individuare le radici del “topos” degli episodi della comune sepoltura degli amanti nelle letterature italiana e oitanica in epoca medievale. Sicuramente è possibile individuare delle fasi invariabili come l’opposizione all’amore da parte delle famiglie, l’impossibilità di vivere senza l’altro, l’abbraccio del cadavere, l’invocazione della morte e, alla fine, la sepoltura comune che spesso non veniva richiesta esplicitamente dagli amanti. Questo tema è presente in opere come “Deus amanz” e in “Yonec” di Maria di Francia dove però, contrariamente al solito, i protagonisti restano anonimi. Molto probabilmente in questo caso le fonti vanno individuate nel ‘lai’ medievale “Piranus et Tisbé” e nelle “Metamorfisi” di Ovidio, anche per il dettaglio delle piante che germogliano successivamente sulla tomba. Diversi dettagli della storia possono essere rintracciabili in opere antecedenti come la morte della donna sul corpo dell’amato o la comune sepoltura degli innamorati (che ritorna anche in una novella del “Decameron”). In sintesi è possibile affermare che la sepoltura viene richiesta spesso da personaggi esterni e non dai diretti interessati e non viene concessa quando c’è stato l’adulterio per spezzare il legame che si è creato in vita tra gli amanti.
Lingua: ItalianoPag. 7-26
Etichette: Amore, Intertestualità, Medioevo,
Titolo articolo: La “Formula vitae honestae”, il “Tresor” e i rispettivi volgarizzamenti falsamente attribuiti a Bono Giamboni
La critica ha spesso considerato uno dei volgarizzamenti della “Formula vitae honestae” di Martino di Braga come un volgarizzamento del “Livres dou tresor” di Brunetto Latini. In realtà si è giunti alla conclusione che l’opera in questione altro non è che una traduzione curata da Bono Giamboni e pubblicata per la prima volta nel 1830. Attraverso la disamina di tutti gli studi fatti sul volgarizzamento della “Formula vitae honestae” è possibile stabilire che esistono due traduzioni che vengono comunemente attribuite al Giamboni: l’edizione del 1830 e il volgarizzamento A del 1835.
Lingua: ItalianoPag. 27-44
Etichette: Giamboni Bono, Formula vitae honestae, Duecento,
Titolo articolo: Un commento provenzale trecentesco in versi: la “Gloza” di Raimon de Cornet
Raimon de Cornet nel XIV secolo scrisse una glossa in versi dal titolo “Bernat de Panasac”. Si tratta di un’opera in cui viene commentato il verso “En vos lauzar es, dona, mos aturs” di Bernart de Panassac con un’alternanza tra commento e strofe chiosate. Bernart de Panassac dedica il componimento alla Vergine Maria rimanendo fedele al filone di testi mariani che ebbero ampio successo nella letteratura provenzale. La poesia è in realtà equivoca perché, soprattutto nella prima parte, si può riferire anche ad una donna comune e non solo alla Madonna. Il compito di Raimon di Cornet era proprio quello di dimostrare che il componimento rispettava le direttive del “Concistori del Gay Saber” cioè la necessità di privilegiare nelle opere i temi religiosi e morali. Viene offerto al lettore anche un confronto della “Gloza” con un’altra opera simile cioè “Als subtils aprimotz”, un commento di Guiraut Riquier ad alcuni versi di Guiraut de Calanson. Alla fine dell’intervento sono presenti la trascrizione completa della “Gloza”, la traduzione e un commento.
Lingua: ItalianoPag. 45-82
Etichette: Raimon de Cornet, Bernart de Panassac, Guiraut Riquier, Guiraut de Calanson, Bernat de Panasac, En vos lauzar es, dona, mos aturs, Gloza, Letteratura provenzale, Trecento,
Titolo articolo: La traduzione della “Divina Commedia” di Andreu Febrer: la rima di Dante a confronto con quella del suo traduttore
Andreu Febrer nel 1429 tradusse in catalano la “Divina Commedia” di Dante e questa fu la prima traduzione in versi fatta rispettando il metro originale. Anche se sono presenti forme provenzali e italianismi, il catalano è la lingua prevalente ed è così che l’autore è riuscito a dare maggior rilievo e prestigio a questo idioma. Esisto però delle piccole divergenze col testo originale che in alcuni casi consentono anche una migliore comprensione. Attraverso degli esempi le scelte di Febrer vengono suddivise in quattro gruppi: il primo è quello delle rime forzate, cioè quando il senso dell’opera generale viene frainteso; il secondo è quello delle traduzioni libere ma comunque fedeli al senso dato da Dante; il terzo è quello delle traduzioni sbagliate, quando l’autore si distacca dall’origine sia dal punto di vista formale che da quello concettuale; l’ultimo è il gruppo delle parole in rima non catalana, cioè quando è stato necessario utilizzare l’occitano o l’italiano.
Lingua: ItalianoPag. 83-114
Etichette: Divina Commedia, Febrer Andreu, Alighieri Dante, Duecento, Trecento, Quattrocento,
Titolo articolo: Il “Sidrac” nei codici italiani della redazione estesa: note sul ms. Palatino 542 (Firenze, Biblioteca Nazionale)
Il “Libro di Sidrac” è un’enciclopedia, strutturata a domande e risposte, di epoca medievale e che propone tutto lo scibile del periodo attraverso un dialogo tra il saggio Sidrac e il re Boctus. Fortunatamente sono giunte fino a noi diverse traduzioni tra cui quelle in italiano, provenzale ma anche inglese, olandese o fiammingo. Dopo diverse analisi e studi i documenti sono stati suddivisi in due gruppi: quelli di tipo α con un testo più breve e quelli di tipo β più ampio e con le domande frazionate. L’esemplare analizzato nell’intervento è quello conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze e noto come codice Palatino 542. Si tratta di una versione che presenta sicuramente delle variazioni come l’accorpamento, spostamento e omissione di alcuni capitoli.
Lingua: ItalianoPag. 115-139
Etichette: Libro di Sidrac, Enciclopedia, Medioevo,
Titolo articolo: La lonza e la Sibilla. Due note sul “Guerrin Meschino” di Andrea da Barberino
Durante il Medioevo ebbe molto successo il tema dell’ibridazione felina anche per le possibili valenze ironiche che offriva. Un esempio emblematico è l’opera di Andrea da Barberino intitolata “Il Guerrin Meschino” in cui vengono proposte immagini come quella della lonza, animale nato dall’accoppiamento tra una leonessa e il maschio della pantera. Una delle fonti utilizzate per trarre spunto è Plinio con la sua “Historia naturalis”. Altra figura enigmatica presente nel “Meschino” è quella della Sibilla. Attraverso le parole dell’autore si è cercato di capire dove fosse l’antro della Sibilla Cumana individuato probabilmente in Umbria, anche se è presente forse un riferimento alla Calabria.
Lingua: ItalianoPag. 141-153
Etichette: Andrea da Barberino, Guerrin Meschino, Trecento, Quattrocento,
Titolo articolo: Alberti e Lucrezio
L’intervento ha l’obiettivo di individuare i legami presenti tra Leon Battista Alberti e Lucrezio, partendo soprattutto dall’opera albertina “Momus”. Sicuramente Momo prende spunto dal “De rerum natura” quando partecipa alla disputa sul rapporto tra uomini e dei affermando che gli dei, essendo eternamente beati, non si interessano delle vicende umane. Ritorna inoltre l’immagine del Dio che racconta la sua esperienza terrena e anche il momento del lamento di Giove che condanna l’insaziabilità degli esseri umani. È possibile quindi ipotizzare una parziale adesione dell’Alberti all’epicureismo, visto il riferimento ad alcuni aspetti di questa dottrina filosofica.
Lingua: ItalianoPag. 155-166
Etichette: Alberti Leon Battista, Lucrezio, Momus, Intertestualità, Quattrocento,
Titolo articolo: Per l’edizione del “Lamento” di Michele della Vedova sulla caduta di Costantinopoli
Michele della Vedova è l’autore di un “Lamento” in 625 versi dedicato ad Alfonso V d’Aragona e articolato in tre giornate. L’argomento centrale del componimento è la caduta di Costantinopoli e l’invito ai regnanti europei a riconquistarla sottraendola ai turchi. Il modello è quello tipico della città che piange per le sue perdite giunto fino a noi attraverso diversi codici. Viene proposto un confronto tra le varie edizioni conosciute, ma è possibile alla fine affermare che nessuno dei testi presi in esame può essere considerato quello originale.
Lingua: ItalianoPag. 167-179
Etichette: Michele della Vedova, Lamento, Quattrocento,
Titolo libro/articolo recensito: Il manoscritto perduto del «Voyage de Charlemagne». Il codice Royal 16 E VIII della British Library
Edizioni: Salerno Editrice, Roma – 2005
Lingua: Italiano
Pag. 181-182
Recensore/i: Giulio Cura Curà
Etichette: Carlo Magno, Poema eroicomico, Duecento,
Titolo libro/articolo recensito: Bonvesin da la Riva. La Vita di Sant’Alessio. Edizione secondo il codice Trivulziano 93
Edizioni: Niemeyer, Tübingen – 2006
Lingua: Italiano
Pag. 183-184
Recensore/i: Giulio Cura Curà
Etichette: Bonvesin da la Riva, Vita di Sant’Alessio, Duecento, Trecento,