La parola del testo | 2006 | N. 1

Anno 2006 – Annata: X – N. 1
A cura di Marina Dattola

Autore/i articolo: GIULIO CURA CURÀ
Titolo articolo: Annotazioni sull’uso degli antonimi ‘fals’ e ‘leyal’ in contesti meta poetici della lirica trobadorica

I trovatori selezionavano accuratamente i termini più adeguati da utilizzare nei loro componimenti, cercando di compiere un lavoro di limatura e perfezionamento della forma utilizzata. Per questo motivo le parole ‘fals’, cioè ‘scorretto’, e ‘leyal’, vale a dire ‘corretto’, acquistano una diversa valenza estetica e linguistica, diventando sinonimi di termini più adatti concettualmente, ma inadeguati dal punto di vista formale. Attraverso gli esempi proposti l’intento è quello di dimostrare che l’obiettivo era il raggiungimento della perfezione attraverso l’utilizzo di termine ad hoc. In alcuni casi la sfumatura è lieve, infatti, ‘fals’ può essere interpretato anche come ‘imperfetto’ ovvero ‘di qualità scadente’ (è il caso della valenza attribuita da Monge de Montaudon). Per quanto riguarda la trattatistica diversi autori affrontarono il problema, è il caso di Jofre de Foixà, dimostrando la grande attenzione per questo tipo di studi.

Lingua: Italiano
Pag. 7-19
Etichette: Fals, Leyal, Letteratura trobadorica, Filologia,

Autore/i articolo: MARCO MAULU
Titolo articolo: Percorsi codicologici dell'”Âtre Périlleux”: l’episodio interpolato e il testimone perduto S

L’intervento si prefigge di affrontare quattro tematiche bene precise. Innanzitutto analizza l’episodio noto come “Rouge Chité” dell'”Âtre Périlleux” riportato solo nella versione conservata presso la Bibliothèque Nationale de France dimostrando che non si tratta di un’interpretazione del copista, ma una lacuna nella tradizione. Poi viene fatto il punto sulla bibliografia relativa all’argomento trattato e si cerca di capire quali sono state le fonti per il motivo della donna che viene punita attraverso l’immersione in una sorgente gelida. Infine si analizza l’esistenza di un codice perduto, detto S, noto attraverso un’edizione settecentesca del romanzo.

Lingua: Italiano
Pag. 21-50
Etichette: Âtre Périlleux, Romanzo, Intertestualità,

Autore/i articolo: MARIO BENSI
Titolo articolo: Il “Fabliau” della “Vedova consolata” – l’estre: un problema di varianti adiafore

Mario Bensi ripercorre la traduzione della “Vedova consolata”, un ‘conte en vers’ anonimo del XIII secolo, attentamente analizzato da Alfonso D’Agostino in un contributo edito nel 1995. Alla fine dell’intervento è presente un’appendice con il confronto diretto tra l’opera originale e la traduzione.

Lingua: Italiano
Pag. 51-58
Etichette: Vedova consolata, D’Agostino Alfonso, Letteratura trobadorica, Duecento,

Autore/i articolo: MARIÑA ARBOR ALDEA – CARLO PULSONI
Titolo articolo: Per la storia del “Cancioneiro da Ajuda”: 1. Dalla sua compilazione a Ribeiro dos Santos

Il “Cancioneiro da Ajuda” è un codice composto da 88 fogli allestito tra la fine del XIII e l’inizio del XIV. Solo recentemente sono state trovate tracce dell’esistenza dell’opera e sono emersi dei collegamenti con Pedro Homem, membro di una piccola famiglia legata alla nobiltà portoghese. Il termine ‘ante quem’ rispetto al quale è possibile far risalire il ritrovamento del codice è il 1810, anche se il merito della sua valorizzazione, come strumento fondamentale per illustrare la lirica portoghese, è di Antonio Ribeiro dos Santos, professore di diritto presso l’Università di Coimbra, nonché responsabile della riorganizzazione della Real Biblioteca Pública. Alcuni fogli vennero ritrovati e aggiunti successivamente e per questo presentano degli aspetti inediti. È proprio nella Descrizione del testo che è possibile riconoscere due mani distinte, quella riguardante il testo base e quella relativa alle correzioni apposte dallo stesso autore durante le varie revisioni. È presente l’intera trascrizione dell’opera con il commento relativo agli interventi e le interpretazioni di Ribeiro dos Santos.

Lingua: Italiano
Pag. 59-117
Etichette: Ribeiro dos Santos, Codice, Lirica trobadorica, Portogallo, Trecento, Quattrocento,

Autore/i articolo: GIOVANNI STRINNA
Titolo articolo: Il “Contrasto della Zerbitana” e la satira del dialetto marinaresco campano

Il “Contrasto della Zerbitana” è una ballata composta nel XIV secolo e presente all’interno del codice Laurenziano XLII, cioè una silloge di poesie trascritte probabilmente da un autore di origine fiorentina. L’opera riporta il dialogo tra un uomo e la madre di una donna, proveniente dall’isola tunisina di Djerba, che egli ha sedotto. L’interesse per il componimento deriva dal fatto che si caratterizza per alcune peculiarità linguistiche, come l’utilizzo di elementi fonetici di stampo meridionale continentale e per la prima volta della lingua franca. Si tratta molto probabilmente di una partitura ricavata da un’opera più complessa e in entrambi i casi il punto di partenza è il motivo dell”exclusus amator’. Il protagonista è un marinaio e l’utilizzo del linguaggio dialettale contribuisce ad accentuare l’ironia e l’aspetto satirico dell’intera ballata: simbolo del mondo rurale, l’uomo non ha valori e riesce a esprimersi solo attraverso l’ingiuria e le botte. Il tema del seduttore cacciato dalla madre della donna sedotta era tipico della letteratura popolare e questo, insieme alle caratteristiche linguistiche, permette di paragonare l’opera alle ballate trecentesche definite “Napolitane” o “Cieciliane”, prodotte nel Regno di Napoli in età angioina. La satira rusticale ebbe grande successo nella cultura partenopea e per questo il giullare autore del componimento conosceva sicuramente la letteratura colta dell’epoca, guardando comunque con interesse ai dialetti come possibile fonte d’ispirazione.

Lingua: Italiano
Pag. 119-152
Etichette: Ballata, Giullare, Trecento,

Autore/i articolo: ANTONELLA AMATUZZI
Titolo articolo: Le fablier de Glaude Luython, un manuel d’enseignement du français aux Pays Bas au XVIe siècle: edition critique

“La merveilleuse et joyeuse vie de Esope en Francois et bas Allemant” è una raccolta di ventidue fiabe destinate all’insegnamento del francese attraverso l’utilizzo di fiabe di stampo esopico. Grazie all’utilizzo di contenuti morali era possibile spaziare dall’arte del divertire all’istruzione vera e propria dei giovani. Attraverso le fiabe era possibile iniziare a confrontarsi con le regole grammaticali, con il greco e il latino e anche esercitarsi a livello stilistico. Gli allievi avevano la possibilità di entrare in contatto per la prima volta con la letteratura greca classica, ma soprattutto le fiabe diventavano il pretesto per esercitarsi nella traduzione. L’autore dell’opera è Glaude Luython, insegnante di latino che decise, appunto, di creare un manuale per i suoi allievi. Alla fine dell’intervento vengono riportate le ventidue favole che compongono l’opera, ognuna affiancata dalla traduzione in fiammingo antico.

Lingua: Francese
Pag. 153-195
Etichette: Fabula, Cinquecento, Paesi Bassi,

Autore/i libro/articolo recensito: ENRICO MALATO
Titolo libro/articolo recensito: Studi su Dante. «Lecturae Dantis», chiose e altre note dantesche
A cura di: Olga Silvana Casale, Laura Facecchia, Claudio Gigante, Valerio Marucci, Antonio Marzo, Andrea Mazzucchi, Carla Chiara Perrone
Edizioni: Bertoncello Artigrafiche, Cittadella (Padova) – 2005
Lingua: Italiano
Pag. 197-206
Recensore/i: Mauro Cursietti
Etichette: Malato Enrico, Alighieri Dante,