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Italique | 2012 | N. 15
Anno 2012 – Annata: XV – N. 15
A cura di Maria Teresa Marrazzo
Titolo articolo: Premessa
Stefano Jossa, presentando il quindicesimo volume di “Italique”, che, come il precedente, è dedicato ad un lavoro dal titolo “European Petrarchism – Reading and Writing Petrarch in the Renaissance”, passa in rassegna le caratteristiche peculiari di ogni saggio in esso contenuto. Sono riuniti, dunque, i contributi presentati in quattro ‘panels’ dell’Annual meeting della “Renaissance Society of America”, organizzata a Venezia tra l’8 e il 10 aprile 2010. Scopo del presente lavoro è quello di fornire una profonda linea interpretativa dei testi, estendendo il petrarchismo all’interno di un’ottica europea.
Lingua: ItalianoPag. 7-9
Etichette: Petrarca Francesco, Trecento, Italique, European Petrarchism Reading and Writing Petrarch in the Renaissance, Premessa, Saggio,
Titolo articolo: “Il sonetto LXII” di Giovanni della Casa e l’epilogo del suo “Canzoniere”
Il saggio prende in esame il sonetto LXII che, secondo la stampa veneziana del 1556, è il terz’ultimo dei componimenti di Giovanni della Casa. Esso, presentandosi come la summa dell’intero canzoniere, può costituire una via preferenziale per la comprensione della poetica del Monsignor fiorentino. Si procede con l’analisi filologica dello scritto, menzionando il riferimento agli elementi ovidiani, che affiorano nel mito del pescatore Glauco e in quello di Esaco, già narrati nei libri XIII e XI delle “Metamorfosi”. Di notevole importanza risulta anche il confronto con Ovidio, dal quale traspare il distacco tanto espositivo, quanto interpretativo del Casa. Per di più non viene assolutamente omesso il riferimento all’originalità ‘combinatoria’, visibile nell’inedita composizione delle argomentazioni che lo scrittore vuole dimostrare. Il lavoro evidenzia, inoltre, il ricorso alla mitologia sul modello dei “Fragmenta” petrarcheschi, risultando profondamente connesso ad esso non solo per quanto riguarda l’adozione del linguaggio. La questione intorno alle componenti petrarchesche presenti nel della Casa chiuderà il saggio, precisando la vicinanza di quest’ultimo allo scrittore dei “Fragmenta”.
Lingua: ItalianoPag. 11-46
Etichette: Della Casa Giovanni, Cinquecento, Canzoniere, Ovidio, Petrarca Francesco, Filologia, Retorica, Sonetto,
Titolo articolo: Lettura di “Arsi gran tempo e del mio foco indegno” di Torquato Tasso
Il saggio si apre sottolineando i problemi di natura filologica e critica in cui si imbattono le rime tassiane, soprattutto se ci si inoltra nel campo della lirica. Viene preso in esame il sonetto “Arsi gran tempo e del mio foco indegno”, testo che più di altri racchiude gli elementi della lirica amorosa del poeta napoletano; esso pubblicato nel 1567 nelle “Rime de gli Accademici Eterei” sarà successivamente inserito, dopo un attento lavoro di revisione, nel codice Chigiano. Nonostante l’influsso di Bembo e del Monsignor della Casa, viene rivendicata l’autonomia dello scritto che evidenzia una nuova visione dell’innamorato, più freddo nei confronti dell’amore, il quale risulta vissuto in maniera più carnale e terrena. Il lavoro, inoltre, analizza i sonetti prossimi a quello in questione, facendo risaltare la posizione di Tasso, coinvolto in una disquisizione che vede il contrapporsi di due temi a lui molto cari: lo sdegno e l’amore, protagonisti del travaglio interiore di un Io innamorato.
Lingua: ItalianoPag. 47-72
Etichette: Tasso Torquato, Cinquecento, Arsi gran tempo e del mio foco indegno, Bembo Pietro, Della Casa Giovanni, Filologia, Critica del testo, Sonetto,
Titolo articolo: “Le ali del pensiero”: échos, résonances et intertextes pétrarquistes dans L’Olive de Du Bellay
Il contributo parte con l’analisi del “L’Olive” di Du Bellay, componimento complesso e di difficile comprensione, ispirato alla letteratura classica. È un testo che racchiude in sé vari elementi intertestuali, tanto che, qualsiasi discorso affrontato sull’opera, non potrebbe assolutamente prescindere dall’influsso petrarchesco e dal “Canzoniere”, suo modello per eccellenza; ciò nonostante non sembra sufficiente questo parallelismo per celebrare le varie sfumature, il dolce paesaggio e la complessità dello scritto, il quale, come è ben noto, è stato preso in esame da numerosi studiosi. Vengono, inoltre, evidenziati i collegamenti con Vittoria Colonna e Veronica Gambara, quasi come se insieme a Du Bellay, costituissero una sorta di triade dalla quale partire per rintracciare i punti comuni. Il lavoro, per di più, affronta la questione riguardante il discorso religioso, che, intriso di petrarchismo, costituirà la forma letteraria di un’intera civiltà, fatta di paure, angosce, ossessioni, ma anche di slanci vitali.
Lingua: FrancesePag. 73-136
Etichette: Du Bellay Joachim, Cinquecento, L’Olive, Petrarchismo, Colonna Vittoria, Gambara Veronica, Intertestualità,
Titolo articolo: Lettura di “Vorrei voler, Signor, quel ch’io non voglio” di Michelangelo Buonarroti
Lo studio si articola su una lettura del celebre componimento di Michelangelo: “Vorrei voler, Signor, quel ch’io non voglio” estrapolato da un contesto macrotestuale. Il lavoro si sofferma sull’architettura del sonetto, ripresa da Vittoria Colonna come modello per le sue future composizioni spirituali. Notevolmente rilevanti risultano i suggerimenti petrarcheschi con particolare riferimento ai “Rerum vulgarium fragmenta”, sebbene dal saggio emergano scelte di Michelangelo che seguono le tracce di un Petrarca non troppo intriso di petrarchismo. In chiosa si prosegue sottolineando l’intertestualità del componimento che si avvicina molto a quello che appare un dialogo interiore, portato avanti da un uomo cristiano, considerando il tutto nelle accezioni più paoline. Si evincerà dal sonetto stesso la forte carica tendente ad un discorso religioso, il quale porterà il lettore a cimentarsi in un approccio dal sapore tutto cristiano.
Lingua: ItalianoPag. 137-148
Etichette: Buonarroti Michelangelo, Quattrocento, Cinquecento, Vorrei voler signor quel ch’io non voglio, Intertestualità, Petrarchismo, Sonetto,
Titolo articolo: Ariosto petrarchista: appunti sul sonetto “Avventuroso carcere soave”
Il contributo analizza la struttura interna del sonetto “Avventuroso carcere soave”, il quale ha suscitato notevole interesse negli studiosi di Ariosto. Si parte da una visione macrotestuale che ingloba tanto il tema dell’amore a distanza, quanto quello dell’appagamento sensuale del desiderio, proponendo uno studio sintattico e semantico. Risultano, dall’analisi, rilevanti i legami con Petrarca e Bembo, con specifico riferimento al sonetto 108, ma altrettanto pregnanti sono le differenze di carattere testuale. Ariosto tende all’esaltazione del corpo terreno, ossia del ‘carcere’, capovolgendo anche il significato, che viene trasposto da un contesto legato alla caccia ad uno legato alla condizione dell’amata. La questione letteraria intorno allo stile e alla struttura interna chiuderà la disquisizione sul sonetto ariostesco, lanciando un input che prevede, attraverso un lavoro di verifica, la possibilità di collocare Ariosto su due fronti: accanto a Bembo nella condivisione dei valori imitativi di riferimento, ma anche accanto a Petrarca, non tralasciando, dunque, l’altra ipotetica via del petrarchismo cinquecentesco.
Lingua: ItalianoPag. 149-161
Etichette: Ariosto Ludovico, Quattrocento, Cinquecento, Avventuroso carcere soave, Sonetto, Petrarchismo,
Titolo articolo: Echi petrarcheschi in “Superbi colli, e voi sacre ruine” di Baldassarre Castiglione
Il contributo analizza il contesto culturale nel quale è inserito il sonetto di Baldassarre Castiglione “Superbi colli, e voi sacre ruine”, ponendo, inoltre, delle domande per indagare sugli elementi che hanno reso ‘sfortunata’ tanto la produzione lirica del letterato mantovano, quanto, in particolare, il sonetto in questione. Si procederà con le osservazioni mosse da Benedetto Croce e Bruno Maier, quest’ultimo non risparmierà critiche al sonetto, giudicandolo un componimento lirico poco spontaneo. In ultima analisi verranno messi in evidenza gli echi petrarcheschi, fortemente presenti, tanto ne “Il Libro del Corteggiano”, suggeriti al Castiglione dal suo carissimo amico Bembo, quanto nel sonetto capostipite della ‘poesia delle rovine’. Dunque in conclusione viene posto l’accento sui parametri da seguire per giudicare il sonetto, che dovrebbero corrispondere a quelli della poetica del tempo, confutando tanto le tesi di Croce quanto quelle di Maier. Pertanto la posizione di Honnacker, dopo aver sottolineato la ‘fortuna’ del sonetto a livello europeo, rimane fissa sull’idea di restituire una maggiore autonomia al sonetto, discostandolo dall’ombra del “Corteggiano”.
Lingua: ItalianoPag. 163-179
Etichette: Castiglione Baldassarre, Quattrocento, Cinquecento, Petrarchismo, Superbi colli e voi sacre ruine, Il Libro del Corteggiano, Sonetto,
Titolo articolo: Wyatt’s ‘translation’ of Petrarch’s “Una candida cerva”
Il saggio analizza il sonetto “Who so list to hount, I knowe where i san hynde” di Wyatt, sottolineando il forte eco petrarchesco, sia dal punto di vista contenutistico che stilistico. La metrica, a differenza dei due precedenti elementi risulta differente in quanto, sebbene il poeta inglese, utilizzi l’ottava petrarchesca lo fa mantenendo il suo classico schema costituito da una sestina di cui gli ultimi due versi formano un distico (CDDC EE). Rimane tuttavia viva la questione incentrata tanto su un dialogo linguistico quanto politico. Il saggio proposto da Domenichelli mette, inoltre, in luce come la produzione di Wyatt prenda le mosse da quella petrarchesca, assurgendo il poeta toscano a modello, e sebbene le sue possano sembrare solo mere traduzioni e riscritture, in realtà in esse non ci sono solo forti elementi petrarcheschi, ma anche altrettanti elementi corrispondenti alla vita interiore del poeta inglese.
Lingua: InglesePag. 181-194
Etichette: Wyatt, Cinquecento, Petrarca Francesco, Petrarchismo, Una candida cerva, Who so list to hount I knowe where i san hynde, Traduzione, Sonetto,
Titolo articolo: “Ecco mormorar l’onde”. Un esercizio di lettura
Il presente contributo prende avvio da uno studio condotto da Antonio Daniele su “Ecco mormorar l’onde”, il quale ha offerto interessanti spunti per riflettere tanto sui temi pregnanti del carme, quanto sulla sua sintassi e metrica, dando, inoltre, ottime occasioni per elaborare nuove teorie interpretative. Il madrigale tassiano numero 143, carico di elementi naturali che si fondano insieme regalando una struttura unitaria, caratterizzata, nella parte finale, dalla comparsa della donna dai tratti petrarcheschi, viene accostato ad un altro madrigale, il numero 144, in quanto facente parte dello stesso canzoniere di rime dedicato a Laura Peperara. Ebbene, nonostante le versioni rimaneggiate che scaturiranno dall’edizione Vasalini del 1583, e che in un secondo momento confluiranno nel nuovo corpus di Rime custodito nel manoscritto Chigiano L VIII 302, “Ecco mormorar l’onde” si distingue per la sua singolare struttura all’interno di tutta la produzione madrigale cinquecentesca. Più volte, inoltre, viene sottolineata la sua alta linea melodica, al fine di esaltare, dunque, la forte connessione tra poesia e musica.
Lingua: ItalianoPag. 195-214
Etichette: Tasso Torquato, Cinquecento, Madrigale, Petrarchismo, Melodia, Daniele Antonio, Manoscritto, Sintassi, Metrica, Musica,
Titolo articolo: Un idiografo recuperato del “Podere” e della “Balia” di Luigi Tansillo
Il saggio offre una panoramica dei due poemetti didascalici in terza rima, “Il podere” e “La balia”, di Luigi Tansillo, partendo dal presupposto che loro testimone fondamentale è il manoscritto N. VII. 4 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Precedente all’edizione Flamini è quella dovuta a Giovanni Antonio Ranza, la quale aveva fornito ai lettori le ‘editiones principes’ dei due poemetti. Il contributo si concentra sullo studio filologico fatto sui due testi, oltre che sulle difficoltà riscontrate dai vari studiosi per avviare e ultimare questo lavoro di analisi e ricostruzione. Rilevante risulterà, inoltre, il riferimento all’incendio del 1904, che distrusse numerosi manoscritti contenuti nella biblioteca torinese; sorte più benevola toccò al manoscritto N. VII. 4, che sebbene profondamente danneggiato, conservò la leggibilità di qualche pagina. Per di più grazie al testo lasciatoci dal Flamini è possibile recuperare quasi integralmente lo scritto. Rimangano, tuttavia, tanti problemi legati alla ricostruzione del manoscritto di Torino, principalmente, a causa di un’errata collocazione delle carte dei primi due capitoli del “Podere”.
Lingua: ItalianoPag. 215-231
Etichette: Tansillo Luigi, Cinquecento, Poema didascalico, Il podere, La balia, Manoscritto, Filologia,
Titolo articolo: Veronica Franco et la dignité d’une courtisane
Il saggio passa in rassegna i momenti cruciali della vita di Veronica Franco, nonché della sua produzione letteraria. La ‘cortigiana onesta’, così come venne definita, assunse sempre un ruolo da protagonista nella Venezia rinascimentale del tempo, sia in merito alla sua vita, sia per la produzione poetica, che le consente di ottenere ancora oggi notevole attenzione e approvazione. Nel contributo in questione vengono, inoltre, ripresi diversi brani tratti dalle ‘Rime’ e delle ‘Lettere familiari a diversi’ rispettivamente del 1575 e del 1580.
Lingua: FrancesePag. 233-259
Etichette: Franco Veronica, Cinquecento, Rime, Lettere familiari a diversi, Cortigiano, Rinascimento,