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Italies | 2002 | N. 6-1
Anno 2002 – N. 6-1
A cura di Brigitte Urbani
Titolo articolo: Présentation
Sono presentati i contenuti dei due volumi del 2002 che costituiscono un omaggio al Prof. Georges Virlogeux.
Lingua: FrancesePag. 5-10
Etichette: Virlogeux Georges,
Titolo articolo: Bibliografia delle pubblicazioni di Georges Virlogeux.
Bibliografia delle pubblicazioni di Georges Virlogeux.
Lingua: FrancesePag. 11-16
Etichette: Virlogeux Georges, Azeglio Massimo d’, Ottocento,
Titolo articolo: Massimo ed Emanuele d’Azeglio, memorialisti
Ripercorrendo memorie, lettere e citazioni diverse, l’autore si dedica a far rivivere gli sguardi incrociati di uno zio e di un nipote sul passato della loro famiglia e sul ruolo della nobiltà nel Piemonte del Risorgimento.
Lingua: ItalianoPag. 19-42
Etichette: Azeglio Emanuele d’, Azeglio Massimo d’, Memorialistica, Ottocento, Piemonte,
Titolo articolo: Massimo d’Azeglio e il secondo proclama di Moncalieri
Per tutti coloro che desideravano cacciare lo straniero dalla penisola, il 1849 fu l’anno più difficile dell’800 italiano. Il 23 marzo l’esercito piemontese subì una grave sconfitta a Novara. Nel giovane Parlamento di Torino le trattative di pace con l’Austria suscitarono vivaci proteste dell’ala democratica, che in quel momento deteneva la maggioranza e che non si rese conto quanto il suo atteggiamento ponesse in pericolo le aperture della Corona alle istanze del Paese. Per superare la situazione di stallo, per ben due volte Vittorio Emanuele II sciolse la camera dei deputati, sperando in un capovolgimento dei rapporti di forza.
Presidente del Consiglio era Massimo d’Azeglio, di discendenza nobile, ma che aveva alle spalle un curriculum alquanto inusuale : pittore, romanziere, storico ed infine uomo politico. Fu lui a redarre i due manifesti detti di Moncalieri che in luglio e in dicembre annunciarono lo scioglimento della Camera e le elezioni. Ma fu anche lui a gestire tutta la vicenda, a supporto di un giovane re. Si dimostrò uomo di grande buonsenso e di grande coraggio, poco amante degli schieramenti, che nel secondo tentativo riuscì a vincere la sua battaglia, convincendo gli elettori ad andare alle urne ed usando ogni mezzo a sua disposizione. Rimase in carica fino al 1852, assumendo iniziative fondamentali per il progresso del Piemonte. Spianò così la strada, senza grandi rimpianti, al suo grande successore, Camillo Cavour.
Pag. 43-57
Etichette: Azeglio Massimo d’, Storia, Ottocento, Risorgimento,
Titolo articolo: L’oeil romantique et patriotique de Massimo d’Azeglio, peintre
Come dipingere il Risorgimento? domanda-chiave per cui penna e pennello devono coniugare le loro peculiarità ” alla ricerca della verità ” (I miei ricordi, XXXIII).
L’occhio del paesaggista consacra in effetti la realtà primordiale e vitale del/dei paesaggio(i), essendo l’educazione, per d’Azeglio pittore come per d’Azeglio scrittore patriota, il perno attorno al quale ruota la sua vocazione artistica e civica. (I miei ricordi, XXXIII).
Esso si somma, di fatto, allo sguardo dello storico la cui vocazione è quella di essere formatore oltre che informatore. I due quadri più celebri, La battaglia di Legnano e La disfida di Barletta, testimoniano chiaramente di questo nobile scopo pedagogico e patriottico. Altre ottiche intervengono, che completano e confortano le due ottiche precedenti, in cui si passa dalla storicità del ritratto allo sguardo trans-storico del mito.
A far da sintesi a questa attività di pittore feconda e così diversificata, collaterale a quella di scrittore storico, è il verbo chiave combinare, verbo trasformazionista di una poetica del vero. Pittore e scrittore contribuiscono strettamente alla vocazione di ” rivelare “.
Pag. 59-80
Etichette: Azeglio Massimo d’, Pittura, Arte, Ottocento, Paesaggio,
Titolo articolo: Da Nord a Sud : “con vera stima e ammirazione “
Il breve scambio epistolare tra l’esordiente poetessa sicilana Giuseppina Turrisi-Colonna e il milanese Tommaso Grossi testimonia, una volta di più, come la popolarità dell’autore della novella in versi Ildegonda, del poema I Lombardi alla prima crociata e del romanzo storico Marco Visconti fosse ancora diffusa in tutta la penisola italiana, nonostante il Grossi avesse da anni smesso i panni del letterato per vestire quelli del notaio. Ne troviamo conferma anche nelle lettere speditegli dall’amico Massimo d’Azeglio, sempre da Palermo, nei primi mesi del 1842.
Lingua: ItalianoPag. 81-86
Etichette: Azeglio Massimo d’, Grossi Tommaso, Turrisi Colonna Giuseppina, Epistolario, Ottocento,
Titolo articolo: L’idée de nation dans ” I miei ricordi ” de Massimo d’Azeglio
L’idea di nazione, secondo Massimo d’Azeglio, è direttamente legata ai fondamenti cristiani che accordano ad ogni individuo e alle nazioni gli stessi diritti naturali che sono la forma giusta e ordinata delle associazioni umane. L’indipendenza e l’identità italiane sono condizioni essenziali di vita, ma possibili unicamente se gli individui hanno acquisito un valore morale. A questo proposito l’emancipazione degli italiani costituisce la preoccupazione principale dell’autore, l’elemento che egli considerava come il punto di partenza del ” rinnovamento ” della nazione.
Lingua: FrancesePag. 87-102
Etichette: Azeglio Massimo d’, I miei ricordi, Autobiografia, Memorialistica, Ottocento, Patria,
Titolo articolo: Modelli educativi della nobiltà piemontese a fine Settecento : il ” Veni mecum ” di Roberto di Lagnasco
Il contributo affronta, attraverso l’analisi di un testo inedito elaborato per l’educazione dei figli da Roberto di Lagnasco, nonno di Massimo d’Azeglio, le caratteristiche dei modelli, comportamenti, valori trasmessi ai figli in una delle famiglie di maggior rilievo della nobiltà piemontese a fine Settecento. Lo strumento è tanto più significativo anche perché fu utilizzato per qualche generazione in casa Azeglio.
Lingua: ItalianoPag. 103-115
Etichette: Azeglio Massimo d’, Lagnasco Roberto di, Veni mecum, Saggistica, Settecento, Famiglia, Piemonte,
Titolo articolo: Strategie nobiliari di sopravvivenza tra Napoleone e Casa Savoia – I Ferrero della Marmora, 1798-1815
Uno dei più illustri casati dell’aristocrazia militare subalpina affronta il burrascoso periodo che vede la prima occupazione francese del Piemonte, la breve parentesi austro-russa e il trionfo napoleonico. Il sacrificio del cavalier Tommaso, unito alla spregiudicata condotta della marchesa Raffaella, permetterà ai Ferrero della Marmora di superare indenni il ritorno dei Savoia, aprendo ai discendenti gli onori della grande stagione risorgimentale.
Lingua: ItalianoPag. 117-143
Etichette: Ferrero della Marmora, Storia, Settecento, Ottocento, Famiglia, Napoleone, Risorgimento,
Titolo articolo: ” Aux armes citoyens ! “: patriotisme et capacités militaires chez Manzoni
Se il patriottismo di Manzoni (e la sua francofilia) sono noti a tutti, un aspetto importante di questo patriottismo (e di questa francofilia) sembra essere stato trascurato dalla critica : le capacità militari, per Manzoni, sono una componente capitale della nazione e del patriottismo.
Certo, il patriottismo di Manzoni, come tutte le sue idee politiche, si presenta strettamente rispettoso della morale, e dunque fondamentalmente opposto ad ogni nazionalismo. Ma se Manzoni è indiscutibilmente pacifista, il suo pacifismo non ha nulla di utopico, e alcune sue formule sulla necessità della forza per far regnare la legge ricordano curiosamente un certo Machiavelli di cui Manzoni, peraltro, rifiuta con forza l’assenza di moralità politica.
L’importanza capitale di un vero e proprio esercito al fine di poter parlare di nazione e di patriottismo emerge costantemente nell’opera di Manzoni, tanto nelle sue opere in prosa politico storica, quanto nelle sue poesie e nelle sue tragedie.
Manzoni è così intimamente convinto dei valori morali che l’esercito implica che, paradossalmente, giunge fino ad ammettere che persino le guerre di conquista, ingiuste per definizione, necessitano delle virtù civiche che mancano ai popoli pacifici, in particolare al popolo italiano.
Ma se per Manzoni le tradizioni militari della Francia (e del Piemonte) sono chiaramente dei modelli, ci si può chiedere a giusto titolo se tali modelli potevano essere trasposti all’Italia, la cui storia (per non parlare di storie) era stata totalmente differente.
Pag. 145-164
Etichette: Manzoni Alessandro, Saggistica, Ottocento, Guerra, Patria, Politica,
Titolo articolo: Abba e Pratesi a Pisa
Reduce dalla spedizione dei Mille in Sicilia, G. C. Abba stringe amicizia a Pisa col narratore Mario Pratesi. Il carteggio li stringe attraverso le vicende del Risorgimento italiano e per tutta la vita, proponendo sodalizi numerosi fra i quali spicca quello d’entrambi con Nicolò Tommaseo.
Lingua: ItalianoPag. 165-171
Etichette: Abba Giuseppe Cesare, Pratesi Mario, Tommaseo Niccolò, Carteggio, Ottocento,
Titolo articolo: Michele Tenore: un napoletano a Parigi
Il napoletano Michele Tenore, direttore dell’Orto botanico di Napoli e professore di Botanica all’Università, nel 1824 compì un viaggio di studio in Europa, e dal 22 luglio al 2 settembre soggiornò a Parigi. In un diario particolareggiato, pubblicato nel 1828, descrivendo i luoghi visitati, annotò le osservazioni di studioso e le impressioni di turista. Il saggio esamina le pagine dedicate alla capitale francese, e riporta in particolare i giudizi sul clima, sulla struttura della città, sul traffico e sui mezzi di trasporto, su caffè, trattorie e ritrovi, sui teatri. Tenore, benché sia ammirato della città, nelle conclusioni afferma che a Parigi un italiano non si trova bene, perché il clima è inclemente e il costo della vita è elevato.
Lingua: ItalianoPag. 173-186
Etichette: Tenore Michele, Diario, Ottocento, Parigi, Viaggio,
Titolo articolo: Celeste Firenze…La Patrie de Giovanni Villani
Nella Nuova Cronica Giovanni Villani presenta la sua patria, Firenze : l’autore accumula i riferimenti illustri e, grazie ad elementi descrittivi scelti con estrema cura, eleva la sua città al rango di Gerusalemme celeste.
Lingua: FrancesePag. 189-198
Etichette: Villani Giovanni, Nuova cronica, Storia, Trecento, Patria, Firenze,
Titolo articolo: Soldat de la République: Antonio Giacomini
Con la “Vita di Antonio Giacomini”, scritta da Jacopo Nardi, ci ritroviamo in pieno nella storia di Firenze e della penisola italiana, tra la fine del Quattrocento e i primi vent’anni del Cinquecento.
Impegnato nella guerra contro Pisa e nelle scaramucce contro i tentativi di ingerenza del Valentino, Antonio Giacomini (1456-1518), uno dei più prestigiosi commissari di guerra fiorentini, si segnalò a più riprese per il suo valore e il suo senso civico.
Nel 1548, Jacopo Nardi, allora in esilio a Venezia per le sue convinzioni repubblicane e antimedicee, si fa interprete di questa vita esemplare. Pur sviluppando la biografia del personaggio, Nardi permea il suo testo dei colori della nostalgia e del rimpianto di un’epoca finita per sempre.
Pag. 199-216
Etichette: Nardi Jacopo, Vita di Antonio Giacomini, Storia, Cinquecento, Guerra,
Titolo articolo: “Nazione”, “patria”, “patriottismo” ne ” il Caffè “
La riflessione su temi quali “nazione”, “patria”, “patriottismo”, non certo rara nella cultura illuminata italiana del Settecento, e più ancora del primo Ottocento, ricorre con particolare rilievo nel periodico milanese ” Il Caffè ” (1764-1766). Nel contributo sono esaminati i più significativi interventi, nell’ordine, di Carlo Sebastiano Franci, Pietro e Alessandro Verri, Gian Rinaldo Carli, autore quest’ultimo dell’articolo molto noto Della patria degli Italiani.
Lingua: ItalianoPag. 217-231
Etichette: Il Caffè, Periodico, Carli Gian Rinaldo, Franci Carlo Sebastiano, Verri Alessandro, Verri Pietro, Giornalismo, Settecento, Nazione, Patria, Patriottismo,
Titolo articolo: Amor di patria e misogallismo nel giovane Leopardi. L'” Orazione in occasione della liberazione del Piceno ” tra esercizio retorico e tradizione letteraria
Dopo il fallimento del tentativo, ad opera di Murat, di ricostituire nel 1815 un regno d’Italia di cui lui stesso sarebbe stato il sovrano, il giovane Leopardi, all’età di diciassette anni, scrive un’Orazione agli Italiani in occasione della liberazione del Piceno, che è un vero pamphlet antifrancese, erroneamente classificato fra i primi testi di propaganda del Risorgimento italiano. In realtà, Leopardi, che all’epoca è del tutto impregnato dalle idee conservatrici del padre Monaldo, si limita ad una presa di posizione contro l’occupazione napoleonica e in favore dei vecchi governi della penisola. A noi può interessare – oltre allo stile che anticipa la prosa delle opere maggiori – il modo in cui Leopardi si riallaccia alla tradizione antichissima (risale a Dante, a Petrarca e al Rinascimento) della polemica antifrancese, sia a livello politico e storico sia a livello culturale, tradizione che confluisce nel Misogallo di Alfieri. Il presente articolo cerca di evidenziare i dati tradizionali e i topoi di cui l’Orazione è tessuta in un esercizio in primo luogo retorico, ma che non tiene comunque presente l’attualità, come risulta dalla condanna delle confische compiute in Italia dal regime napoleonico.
Lingua: ItalianoPag. 233-258
Etichette: Leopardi Giacomo, Satira, Ottocento, Politica, Retorica, Risorgimento,
Titolo articolo: Alla ricerca del “diritto delle genti”: federazione europea, nazioni, regioni. La federazione internazionale degli studenti “Corda fratres” per l’amicizia italo-francese (1898-1914)
Nella fase più acuta delle tensioni italo-francesi di fine Ottocento (“guerra doganale”, contese per il controllo degli spazi extraeuropei, contrasti culturali…) il subalpino Efisio Giglio Tos (1870-1941), già presidente dell’AUT (Associazione Universitaria Torinese), dette vita alla Federazione Internazionale degli Studenti ” Corda Fratres ” (= Cuori Fratelli) con l’intento precipuo di riavvicinare Italia e Francia nel quadro della promozione dell’arbitrato internazionale per la soluzione pattizia dei conflitti interstatuali e della contrapposizione dell’Europa della pace a quella delle alleanze e contoalleanze militari, poi naufragata nella Grande guerra.
La ” Corda Fratres ” (fondata nel congresso del novembre 1898 a Torino-Genova-Roma) contò su sezioni nazionali – nel cui ambito ebbe ruolo di spicco la francese, con Paul Tissier – e, dal Congresso parigino dell’agosto 1900, anche su quelle degli studenti polacchi, boemi e finlandesi, alle quali s’aggiunse la sezione “speciale” poi “sionista”.
Il presidente fondatore Efisio Giglio Tos coltivò rapporti diretti con la Francia ottenendo significativi riconoscimenti (palme d’oro, Legion d’Onore…) e propose la soluzione del contenzioso per le zone mistilingue tramite l’avvento degli Stati Uniti d’Europa, nel cui ambito fa riaffiorare tradizioni ed etnie ‘regionali’, escludendo il ricorso alla guerra ; come per altro propugnato anche da Giacomo Novikov in “La missione dell’Italia” (1902), scritto in francese dall’allora celebre sociologo russo per agevolare la diffusione del suo messaggio pacifista, fatto proprio da Giglio Tos e dai cordafratrini, in gran parte poi (non però all’origine) massoni.
Pag. 259-275
Etichette: Giglio Tos Efisio, Corda Fratres, Storia, Ottocento, Novecento, Guerra, Società,
Titolo articolo: “Fare gli Italiani”: ” Il bel Paese ” d’Antonio Stoppani
“Il bel Paese” d’Antonio Stoppani fa parte di quei libri che hanno formato la coscienza nazionale e morale della maggior parte delle generazioni d’Italiani. Il suo successo è attestato dalla diffusione stessa dell’espressione ” il bel Paese ” come sinonimo d’Italia. Stoppani propone una descrizione geologica e geografica dell’Italia allo scopo di dare ai giovani Italiani una conoscenza scientifica del loro Paese. È anche una descrizione del carattere degli Italiani nella loro diversità, con i loro peccatucci : mancanza di conoscenza del proprio Paese, sentimento d’inferiorità, esterofilia, mancanza d’attenzione alle realtà scientifiche e economiche, mancanza di volontà. Stoppani propone implicitamente un modello di lingua, di cultura, di civiltà : le referenze letterarie, scientifiche e religiose sono portatrici di valori estetici, civici e etici. “Il bel Paese” è la testimonianza di un sentimento nazionale in fieri. Riflette un’attitudine volontarista e confidente : le difficoltà esistenti rilevano delle realtà oggettive ma anche e soprattutto di una mancanza di conoscenza e di volontà. È necessario che gli Italiani conoscano il loro Paese e apprendano ad accettarsi e a capirsi mutualmente, che ritrovino una fierezza che la geografia e la storia giustificano, che prolunghino l’eredità culturale e spirituale che è stata loro affidata. È cosi che sapranno costruire una identità nazionale forte al di là della loro identità regionale che non devono rinnegare.
Lingua: FrancesePag. 277-300
Etichette: Stoppani Antonio, Il bel Paese, Letteratura popolare, Ottocento, Novecento, Geografia, Patria, Società, Storia, Tradizione,
Titolo articolo: Patriotisme et judaïsme péninsulaires: une histoire mouvementée
L’autrice studia, attraverso numerose autobiografie di ebrei italiani contemporanei, il racconto quasi epico che essi fanno della storia dei loro avi, ardenti patrioti e ferventi partigiani del Risorgimento. Una storia d’amore fortissima tra gli ebrei italiani e la loro patria, che conoscerà una brutale lacerazione nel 1938, con la proclamazione delle leggi razziali.
Lingua: FrancesePag. 301-312
Etichette: Autobiografia, Ottocento, Novecento, Ebraismo, Patria, Patriottismo,
Titolo articolo: Gramsci et le Risorgimento
Nel 1934-35, Antonio Gramsci consacra uno dei suoi Quaderni dal Carcere al Risorgimento, tracciando dei ritratti inabituali di Garibaldi, Crispi, d’Azeglio, Cavour, ecc. Non deve stupire che egli dia largo spazio anche alla questione meridionale. Ma Gramsci dipinge tali ritratti nel quadro della sua analisi delle diverse strategie delle formazioni e gruppi politici, in vista proprio della questione meridionale che, secondo lui, è la versione italiana della questione agraria e contadina.
Lingua: FrancesePag. 313-323
Etichette: Gramsci Antonio, Quaderni dal carcere, Diario, Saggistica, Ottocento, Novecento, Questione meridionale, Risorgimento,
Titolo articolo: Prigionieri di guerra
Quale memoria della prigionia hanno riportato i prigionieri, al loro ritorno in patria ? Quasi sempre è in questi termini che viene posta la questione della memoria. Ma un’altra questione che possiede pari dignità è : quale eredità hanno lasciato nei luoghi della loro cattività? Due guerre, due eserciti, due popoli, due patrie lontane, due modi di onorarle. Una sola baia, quella di Scapa Flow, nell’arcipelago delle Orcadi, raccoglie due eredità ben diverse, entrambe visibili e tangibili. Storie speculari e antitetiche, di morte e di vita, queste due eredità si fanno paradigmatiche di maniere opposte di concepire l’onore, l’attaccamento alla patria, la lontananza.
Lingua: ItalianoPag. 325-337
Etichette: Storia, Novecento, Guerra, Prigione,
Titolo articolo: Patria senza, patrie smarrite, nuove idee di patria: neopatriottismo e libertà nella cultura italiana alla fine della Prima repubblica
In questi ultimi dieci anni, fra gli intellettuali italiani, la percezione e la rappresentazione della patria sono radicalmente cambiate di segno. Ancora agli inizi degli anni ’90, fra gli scrittori quarantenni usciti dalla stagione delle rivolte studentesche, la parola patria evocava solo retoriche militaristiche e nazionalismi aggressivi. Dopo dieci anni, anche a causa del tentativo della nuova cultura di destra di appropriarsi del sentimento patriottico, Corrado Stajano, Paolo Sylos Labini e Claudio Magris riscoprono il legame fra la patria e la libertà.
Lingua: ItalianoPag. 339-350
Etichette: Labini Sylos, Magris Claudio, Stajano Corrado, Giornalismo, Novecento, Patria, Patriottismo, Repubblica,
Titolo articolo: Florence selon Tabucchi: un humanisme dégradé
Attraverso la sua opera Gli zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze, che denuncia le condizioni di accoglienza degli zingari nella buona città di Firenze, negli anni ’90, Antonio Tabucchi intende rompere con l’immagine leggendaria della Firenze rinascimentale per mostrare come tale immagine porti in sé i germi della degradazione e abbia lasciato in eredità alla Firenze attuale limitatezza di vedute, ipocrisia e paura dell’Altro. A partire da questo esempio fiorentino Judith Obert vuole comprendere quale sia la posizione dell’autore pisano, smontandone la riflessione sull’evoluzione delle nostre società, società che conoscono un ineluttabile degrado e di tale degrado sono generatrici.
Lingua: FrancesePag. 351-364
Etichette: Tabucchi Antonio, Gli zingari e il Rinascimento. Vivere da Rom a Firenze, Saggistica, Novecento, Emigrazione, Firenze, Società,
Titolo articolo: Economia, demos e ethnos : quali rapporti nell’epoca della globalizzazione?
Questo saggio affronta un argomento complesso, concernente la capacità dei singoli e dei popoli di riuscire a convivere nell’epoca della globalizzazione. L’analisi si svolge su più piani che spesso si sovrappongono : l’economia, il diritto, la dottrina politica, il senso di identità e di appartenenza dei popoli, il tutto nel solco della storia e degli avvenimenti più recenti. L’autore giudica che occorra un ripensamento delle radici dell’economia e della finanza, della cultura che avvicina e genera il patto di fedeltà delle persone, tra loro e verso la società. Il contenuto politico si ispira al pensiero di Giuseppe Dossetti, protagonista ed ispiratore della Carta costituzionale dell’Italia repubblicana.
Lingua: ItalianoPag. 365-383
Etichette: Diritto, Economia, Politica, Novecento, Popolo, Società,