Italica | 2002 | N. 4

Sulla difficoltà di tradurre e di usare in maniera appropriata l’avverbio ‘propio’ solleva l’attenzione l’autrice, alla luce della sua esperienza di insegnante e di linguista. La sua analisi perviene ad individuare quattro funzioni del lessema: quella di ‘focalizzatore’, quella di ‘intensificatore’, quella di ‘rafforzatore’, quella di ‘avverbio modale’. Si tratta non di quattro omonimi, ma piuttosto di quattro usi della medesima forma, “dotata di un tratto semantico semplice e astratto”. Fondamentale, dunque, ai fini di una resa corretta, l’esatta valutazione del contesto.

Il contributo verte sulla ‘polifunzionalità’ del pronomo ‘loro’, sulla molteplicità dgli usi che ammette, illustrati e analizzati sulla base di esempi trattida contesti letterari e/o di lingua parlata. Una disamina diacronica delle occorrenze tende a dimostrare una sorta di passaggio graduale dalla prevalenza del dativo a quella del nominativo. Il ricorso di tale pronome personale presenta una ‘non paragmaticità’ che non può non accrescere le difficoltà di apprendimento da parte di studenti stranieri.

Viene qui descritta una interessante esperienza didattica, finalizzata ad accrescere le capacità di comprensione e di elaborazione scritta dell’italiano da parte di studenti stranieri di livello piuttosto avanzato. Il programma informatico PROPP, adoperato in questa circostanza, introduce immediatamente all’argomento del testo preso in esame: il celebre corpus di fiabe tradizionali italiane raccolto e trascritto da Italo Calvino. Un viaggio decisamente stimolante all’interno di una sempre affascinante struttura narrativa.

Le etichette di vini italiani – second la proposta didattica dell’autrice – possono costituire un esempio significativo di documento da analizzare e da interpretare, al fine di incrementare la “competenza comunicativa” dei discenti. L’esegesi procede con la descrizione di tipologia, localizzazione e funzione delle informazioni, per approdare ad una loro corretta ed esauriente decodifica. L’apertura ‘concreta’ di simili operazioni veicola di certo stimoli logici e culturali pedagogicamente assai rilevanti.

La riflessione esposta in queste pagine focalizza alcune caratteristiche fonetiche del dialetto molisano, in particolare quello, dal sapore inequivocabilmente arcaico, parlato a Villa San Michele, località di montagna del comune di Vastogirardi, in provincia di Isernia. La valutazione di tali fenomeni, finora poco indagati, consente poi una analisi sociolinguistica relatva al contesto e alle comunità immediatamente confinanti, nonché ai gruppi di emigranti ora residenti in Canada e negli Stati Uniti d’America.

Oggetto di vlautazione, nel corso dell’apprendimento della lingua italiana, è, tra le altre, la capacità di dedurre, nell’economia di un messaggio, quanto viene intenzionalmente o non intenzionalmente taciuto o segnalato soltanto in modo implicito. Sulla procedura ‘cloze’ nutrita appare la letteratura critica e numerose le porposte di integrazione e di variazione sul tema, molte delle quali traggono alimento dalla nozione di ‘ridondanza’ linguistica. Si tratta di test comunque alla ricerca di ulteriori, accurate verifiche.

Conclude il fascicolo la consueta rassegna bibliografica sugli studi di italianistica apparsi in Nordamerica, ordinati cronologicamente.