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Italianistica | 2024 | N. 2
Anno 2024 – N. 2
A cura di Paolo Perilli
Titolo articolo: «Qua’ son le cose vostre ch’io vi tolgo» ‒ e la polemica anticavalcantiana prima e dopo Cino
In questo contributo, propongo una nuova lettura del sonetto Qua’ son le cose vostre ch’io vi tolgo, che Cino da Pistoia indirizza polemicamente a Guido Cavalcanti. Rispetto alle interpretazioni più recenti, che hanno posto l’accento sulle possibili corrispondenze tra il sonetto e la Commedia, ho scelto di leggere il componimento nel contesto della polemica anti-cavalcantiana che caratterizza allusivamente l’allontanamento di Dante dalla poetica di Guido, ed è espressa esplicitamente da Guido Orlandi nella sua famosa tenzone che lo vede scontrarsi proprio con Cavalcanti. Alla luce delle diatribe poetiche tardo-duecentesche, l’attacco di Cino a Guido si rivela essere totalmente incentrato sulla contrapposizione tra le competenze formali, la cui padronanza da parte di Guido non viene messa in discussione, e la reale ispirazione amorosa, che a Guido invece mancherebbe. Tra gli innumerevoli luoghi poema dantesco che possono essere messi in relazione col sonetto, questa nuova lettura mi porta a concentrarmi su Inf. x, in cui si parla effettivamente di Cavalcanti, e su Purg. xi, che i principali interpreti del sonetto hanno finora trascurato. In entrambi i casi, infatti, il modo in cui Guido è presentato sviluppa la principale critica che Cino e Guido Orlandi gli muovevano, cioè che alla sua «altezza d’ingegno» e alla «gloria della lingua» non riflettesse uno spirito poetico del tutto autentico.
Lingua: ItalianoPag. 13-31
Etichette: Cino da Pistoia, Guido Cavalcanti, Inferno X, Purgatorio XI,
Titolo articolo: «Voce rimasi de l’antiche some». Il motivo della voce in Cavalcanti e in Petrarca
Dopo aver riepilogato, nel complesso, i più significativi riscontri finora raccolti sulla presenza di Cavalcanti nel Petrarca volgare, il saggio si sofferma sulla tematizzazione del topos dell’io-poeta-amante ridotto a flatus vocis nei due autori. L’analisi discute la possibile relazione tra il motivo della voce in Cavalcanti e la sua presenza, in forma di intertesto, in RVF 23, riflettendo più latamente sulla funzione del topos nello sviluppo narrativo tracciato dal Canzoniere, e ponendo in particolare rilievo la questione della articolazione della soggettività.
Lingua: ItalianoPag. 33-41
Etichette: Metamorfosi, Francesco Petrarca, Guido Cavalcanti, flatus vocis,
Titolo articolo: Fortuna cavalcantiana nel Quattrocento fiorentino sino all’età del Magnifico
L’articolo propone alcune riflessioni di carattere filologico e critico sulla ricezione e la fortuna della poesia di Guido Cavalcanti nel contesto culturale e specificamente letterario della Firenze quattrocentesca, nell’arco cronologico che dagli inizi del secolo giunge all’età laurenziana, in particolare al tempo della confezione della Raccolta aragonese (all’incirca il 1477). La prima parte del contributo offre un prospetto della tradizione e della presenza della poesia di Cavalcanti all’interno dei manoscritti fiorentini del Quattrocento, soffermandosi sulla loro configurazione e sulla tipologia di testi del nostro che sono di volta in volta trascritti e messi in circolazione. La seconda sezione dell’articolo, invece, presenta, a partire dal prospetto codicologico illustrato e dalle iniziative di promozione e diffusione della sua opera, alcuni essenziali rilievi sull’inserimento della figura e della produzione poetica di Cavalcanti all’interno di un ‘canone’ letterario in via di edificazione.
Lingua: ItalianoPag. 43-50
Etichette: Canone letterario, Fortuna, Medioevo, Poesia, Guido Cavalcanti,
Titolo articolo: Il disdegno di Pietro. La poesia di Guido Cavalcanti nelle Prose di Bembo
Questo articolo ha come scopo di verificare e valutare la scarsa presenza della poesia di Guido Cavalcanti nelle Prose di Bembo (e il giudizio negativo su di essa – in parte esplicitamente esercitato, in parte inferibile da pratiche di omissione). Per fare ciò, l’indagine ripercorre prima i pochi riferimenti a Cavalcanti esterni alle Prose; quindi considera – sulla base degli studi esistenti – la questione di come Bembo abbia ricevuto la poesia italiana antica. Si rivolge poi alle Prose, passandone in rassegna i luoghi in cui è citato Cavalcanti (con particolare attenzione alla pertinenza di Guido alle liste di provenzalismi e arcaismi riprovati da Bembo). Si sofferma infine sulla dipendenza della lista di poeti antichi di Prose II, ii, 2-7 dal De vulgari eloquentia e sulla sua sostanziale estraneità ideologica dal canone plurale posto da Poliziano nella dedicatoria della Raccolta Aragonese, mostrando come per Bembo Cavalcanti rimanga del tutto confinato nella rozzezza che l’autore delle Prose attribuisce agli antichi, ben al di qua della svolta dantesca e soprattutto del sommo modello destorificato della lirica petrarchesca.
Lingua: ItalianoPag. 51-66
Etichette: Ideologia, XVI secolo, Guido Cavalcanti, Pietro Bembo,
Titolo articolo: Tasso, Cavalcanti e gli antichi ammaestramenti
Il saggio intende ricapitolare e considerare nel loro complesso i luoghi dell’opera tassiana in cui è avvertibile la presenza di Cavalcanti: ora in forma di riferimento esplicito, come nei Discorsi del poema eroico e nel dialogo La Cavaletta, ora in forma di modello poetico, agente tanto sul piano metrico (le ballate della produzione lirica tarda) quanto su quello linguistico (a partire dall’Aminta). Nella ricostruzione sono tenute in conto le postille autografe ai testi cavalcantiani inclusi nella ‘Giuntina di rime antiche’, decisivo snodo per la fortuna della poesia prepetrarchesca nel Cinquecento.
Lingua: ItalianoPag. 67-76
Etichette: Guido Cavalcanti, Torquato Tasso, Aminta, Giuntina di rime antiche,
Titolo articolo: Alcune note sul Foscolo critico di Guido Cavalcanti
Il contributo intende mettere a fuoco la lettura riservata a Cavalcanti da Ugo Foscolo, con una particolare attenzione agli scritti relativi agli anni dell’esilio foscoliano. È durante il soggiorno in Inghilterra che Foscolo dedica al poeta medievale una trattazione specifica, in un articolo uscito sulla rivista «New Monthly Magazine» nell’ambito della serie Italian Poets, rendendo omaggio a celebri letterati italiani. La scelta conferma la presenza continua di Cavalcanti nella riflessione di Foscolo, poeta e critico: l’articolo On Cavalcanti, pubblicato nel 1822, sviluppa precedenti considerazioni critiche sui meriti e sulla fortuna del poeta fiorentino, e consente di ravvisare una complessiva coerenza nell’analisi foscoliana. Al contempo, la decisione di proporre un articolo incentrato su Cavalcanti dimostra l’esigenza, da parte di Foscolo, di rilevare l’importanza del poeta nel contesto più ampio della cultura inglese di primo Ottocento, caratterizzata da un rinnovato gusto ‘italianizzante’ in cui centrale risulta la riscoperta di Dante e della sua opera.
Lingua: ItalianoPag. 77-99
Etichette: Romanticismo, Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Ugo Foscolo, Inghilterra
Titolo articolo: «È una bambina con una rosa in mano / che ci guida…». Recuperi cavalcantiani nel secondo Novecento
Se è ben presente e verificabile nella poesia italiana del secondo Novecento una ‘funzione- Dante’ che nel corso dei decenni si radicalizza con sempre maggiore evidenza, lo stesso non si può dire per un’equivalente ‘funzione-Cavalcanti’. Il contributo che qui si presenta cerca di verificare il ruolo di Cavalcanti in quattro esperienze esemplari di poesia sperimentale novecentesca (Antonio Delfini, Elio Pagliarani, Franco Scataglini, Marcello Frixione).
Lingua: ItalianoPag. 101-114
Etichette: Intertestualità, Antonio Delfini, Elio Pagliarani, Franco Scataglini, Marcello Frixione,