Italianistica | 2015 | N. 1

L’articolo si occupa delle autotraduzioni de “La Terra Promessa” elaborate da Giuseppe Ungaretti per l’editore Editions de Minuits in collaborazione con Jean Lescure. Attraverso una sapiente analisi e comparazione dei testi, si evidenziano gli elementi della poetica propria dell’autore, che vengono infatti ad essere mantenuti nella loro essenza anche nella lingua francese.

Il contributo intende porre chiarezza in merito alle numerose indagini in corso circa l’attribuzione ad Eugenio Montale del “Diario Postumo”. Si evidenziano infatti molte incongruenze nelle testimonianze sinora apportate, attraverso precise ricerche lessicali e stilistiche su dettagli specifici che risultano propriamente montaliani. Pur rimanendo nell’impossibilità di una verifica esaustiva, in assenza dei manoscritti e di tutti i documenti complementari necessari, si ritiene autentica l’opera e si conclude l’articolo riportando il poco conosciuto componimento montaliano “La musica politica” presente nel volume di Domenico Porzio “Con Montale a Stoccolma”.

L’articola indaga il complesso impianto narrativo dell'”Orlando Furioso” di Ariosto, sottolineando, da un lato lo sviluppo lineare della trama e, dall’altro, il legame tra i diversi fili narrativi separati. Secondo il primo piano, ovvero quello sintagmatico, la costruzione della trama dell’opera si basa sul principio della dicotomia, che tende così a dividere in due parti i principali fili narrativi per mezzo di un cambiamento di intonazione o di genere narrativo. Secondo il piano paradigmatico invece, si può notare un legame a coppie tra i diversi filoni narrativi o sulla base del principio dell’opposizione binaria o su quello della distribuzione complementare. Il quadro d’insieme, che può essere più facilmente descritto attraverso un quadro semiotico, appare pertanto infinitamente ricco e predisposto ad un inesauribile sviluppo.

Il saggio mira ad individuare una delle fonti dell’idillio leopardiano “La sera del dì di festa” in un passo della V lettera della seconda parte del romanzo di Madame de Staël “Delphine”. Vengono innanzitutto ricordate le problematiche interpretative legate alla lettura del componimento, cui segue l’analisi e la comparazione con l’opera francese. Si conclude individuando nella fonte un’ascendenza dantesca, precisamente nella prefazione al romanzo, che si chiude con due versi dell’Inferno a loro volta similari per senso e rima ad alcuni versi della poesia leopardiana studiata.

L’articolo di Marta Barbaro è una sapiente indagine circa l’originale concezione della tragedia da parte di Alberto Savinio. Analizzando nello specifico l'”Alcesti in Samuele”, se ne evidenzia il ruolo di dramma-manifesto in grado di veicolare perfettamente la visione estetica, etica e politica dell’autore. Infatti, figlio dell’epoca moderna e del relativismo, scrittore del dopoguerra, Savinio tematizza più volte nel testo il problema della rappresentazione del tragico in un momento storico che, a dispetto dei conflitti e del sangue versato, egli giudica ‘indrammatico’.

Martina Darao nel suo contributo analizza il romanzo di Alberto Moravia “L’attenzione”, pubblicato nel 1965, sottolineando come nell’opera siano riprese tematiche e scelte teoriche proprie dell’autore e del suo contesto letterario bensì presentate con una maggiore maturità. Da una parte, il testo mostra bene quale sia la crisi sociale ed ideologica a cui l’Italia si affaccia negli anni Sessanta e che porterà inevitabilmente ad un profondo cambiamento nel ruolo dell’intellettuale, ma dall’altra arriva a mostrare il possibile ruolo futuro della letteratura ovvero quello della soggettività e dell’interrogazione in un mondo relativista ed effimero.

Il saggio si propone di indagare il rapporto tra Primo Levi e Calude Lévi-Strauss attraverso la ricostruzione del loro scambio epistolare, pubblicando infatti lettere sinora inedite. Il carteggio, risalente all’anno 1984, permette innanzitutto di tracciare la storia del lavoro di traduzione che Levi svolse per Einaudi su “La voie des masques” e “Le regard éloigné”. In secondo luogo evidenzia l’influenza dei testi antropologici sull’opera di Levi, che dunque motiverebbero la definizione che Lévi-Strauss diede dello scrittore sopravissuto, ovvero quella di un etnografo professionista.

Il contributo di Martine Bovo Romoeuf ricontestualizza l’opera di Francesco Biamonti alla luce della sensibilità postmoderna degli anni Ottanta del Novecento e soprattutto della teoria sul tragico del filosofo Friederich Hölderin. Infatti, i testi biamontiani, in parallelo con quanto accade nell’opera di Albert Camus, ben esprimono il senso di disincanto, precarietà e perdita di fede tipici dell’era moderna e lo fanno attraverso paesaggi meravigliosi, desolati e solitari, ma belli ed incantati. Ne emerge un gioco di luci e colori di straordinaria intensità che è il perfetto epifenomeno di una concezione del tragico la cui chiave di lettura è proprio ravvisabile nella filosofia hölderniana.

Il saggio presenta l’opera “Ritorno a Plavanal” di Stefano Dal Bianco quale interessante esempio di poesia in prosa in cui l’autore mira contemporaneamente ad una scrittura poetica e prosastica, superando quindi la convenzionale separazione tra i due generi. Traspare un’essenziale attenzione al ritmo, vero oggetto della ricerca dell’autore, in quanto valore essenziale della poesia stessa. Di conseguenza l’impalcatura formale è dunque secondaria e l’evoluzione della materia è accordata alla modulazione ritmica. Nello specifico il libro si configura quale resoconto dell’elaborazione di un lutto e può essere facilmente suddiviso in due parti: nella prima vi è una maggiore oscillazione metrico-prosodica mentre nella seconda si assiste ad un dettato più piano e ad un ritmo rallentato, in corrispondenza dell’accettazione della perdita. Viene notato come le strategie mirate al rallentamento abbiano una grande importanza per il poeta in quanto permettono una pausa riflessiva all’interno del verso conferendo nuova espressività e senso alla parola poetica stessa.

Paola Allegretti nel suo breve contributo discute dell’importanza dell’attribuzione di un testo adespoto ad un autore, alla luce di un’accurata consultazione della pseudoepigrafia oltre che del repertorio bibliografico tradizionale, affiancando tuttavia ad essi un’attenta indagine circa le caratteristiche e le circostanze storiche che possano aver condotto gli autori ad un anonimato consapevole, adducendo a tal proposito tra i vari esempi, anche l’opera dantesca.

L’intervento propone una riflessione sulla funzione dei modelli epistemologici della critica letteraria novecentesca e sulle conseguenze della crisi che li ha colpiti, partendo dall’analisi del libro postumo di Carlo Alberto Madrignani “Verità e visioni. Poesia, pittura, cinema, politica”. Il pensiero di questo autore, infatti, permette di evidenziare le contraddizioni e la crisi della tradizione moderna che conduce verso una nuova funzione della critica e della sua metodologia gnoseologica. Attraverso una stretta collaborazione con le nuove scienze cognitive la critica sarà in grado di uscire dallo stallo ed arrivare ad una nuova e più completa rappresentazione del mondo e dell’essere umano.

L’articolo, che riprende i contributi di Alberto Casadei e Veronica Ribechini presenti in questo fascicolo, mette in luce le incongruenze presenti tra i testimoni manoscritti dell’opera postuma di Eugenio Montale “Diario Postumo” e i ricordi di Annalisa Cima, che ne fu in gran parte la musa ispiratrice. L’analisi, attenta ed accurata, si sofferma in particolare su una prova inconfutabile che metterebbe fortemente in dubbio la credibilità della Cima e l’autorialità dell’opera stessa: una poesia che sarebbe stata scritta nel 1975 su una cartolina affrancata con un francobollo emesso nel dicembre successivo e che quindi risulterebbe non autentica.

Segnalazione del volume di Matteo Soranzo “Poetry and Identity in Quattrocento Naples” teso a mostrare il quattrocentesco processo di costituzione di una comunità di intellettuali consapevole e non più isolata, ben radicata in mezzo alle forze storiche coinvolgenti lettori, committenti e popolo.

Segnalazione dell’analisi circa la forte presenza del tropo sinestesico nell’opera proustiana, condotta da Marisa Verna in “Le sens du plaisir. Des synesthésies proustiennes”.

Segnalazione del catalogo “Reading Andy Warhol” edito da Nina Schleif nel 2013 con l’obiettivo di gettare uno sguardo aggiornato sui quasi cento volumi legati alla figura dell’artista americano.

Segnalazione del volume “Gifts in Return: Essays in Honour of Charles Dempsey” che raccoglie diciassette studi focalizzati essenzialmente sul Rinascimento italiano e a cui Charles Dempsey ha dedicato grande attenzione critica durante tutta la sua lunga carriera.

Segnalazione del convegno internazionale “Les Nouveaux Réalismes dans la culture italienne à l’aube du troisième millènaire. Définitions et mises en perspective” tenutosi dal 12 al 14 giugno 2014 a Parigi grazie al sostegno delle università Sorbonne Nouvelle-Paris 3 e Paris Ouest Nanterre La Défense.