Italian Studies | 2007 | N. 1

Accanto alla celebre descrizione del giardino di Armida, contenuta – come è noto – nel canto XVI della “Liberata”, nell’ambito della produzione tassiana quanto mai significativo esempio di ‘poesia visiva’ è costituito dal componimento intitolato “Le lagrime della beata Vergine”, del 1593. Sullo sfondo, l’estetica della Controriforma, tesa a codificare le caratteristiche dell’immagine, per meglio disciplinare i modelli di devozione. Enfatizzato dalle incisioni, intensamente chiaroscurali, che corredano il volume, il ‘messaggio’ al lettore suggerisce l’interiorizzazione, una forma di spiritualità ‘soggettiva’ che trasformi lo spazio prospettico in spazio della coscienza.

Tra ‘commedia erudita’ e ‘commedia dell’arte’, nel corso della seconda metà del Cinquecento il teatro italiano subisce profonde trasformazioni, nell’ambito di una produzione fino a tempi recenti poco indagata dagli studiosi. Fra gli autori, il perugino Sforza Oddi, le cui “Commedie gravi”, dalla “Erofilomachia” a “I morti vivi” e “Prigione d’amore”, tratteggiano significative e interessanti figure femminili. “Prime donne” spesso di apprezzabile ingegno, abili e gradevoli ‘oratrici’, dalle spiccate capacità di coinvolgimento.

Da Roma a Parigi agli Stati Uniti, dai palcoscenici dei principali teatri ai primi set cinematografici, si dispiega la brillante carriera della trasteverina Lina Cavalieri (1875-1944), la cui non comune avvenenza diviene presto autentico archetipo del fascino femminile. Nel transito dall’Otto al Novecento, quando decollano i miti della ‘belle époque’, la parabola del suo successo prelude al processo di commercializzazione su larga scala dell’immagine della donna, destinato, nel corso del secolo, a divenire fenomeno socio-economico di prima grandezza.

Nitidamente leggibile nell’opera e nella testimonianza di Pier Paolo Pasolini la direzione ‘antagonista’ di un messaggio intimamente ‘vitalistico’ e trasgressivo, che nella lotta alle barriere edificate dalla società borghese rischia di coinvolgere in un vortice oscuro la struttura profonda dell’io. Ben oltre i principi della Scuola di Francoforte, la sua critica alla civiltà occidentale punta sulla totale liberazione dell’incoscio, alla piena deflagrazione di pulsioni distruttive e autodistruttive. Pagherà di persona – come è noto – la fedeltà alle sue idee.

Che la Sicilia, nell’orizzonte letterario degli ultimi due secoli, rappresenti ben più di una regione italiana, ma attinga al ruolo di metafora metatemporale, è cosa ampiamente nota. Ne forniscono ulteriore conferma i relativamente recenti contributi di Gesualdo Bufalino e Vincenzo Consolo, nelle cui prefazioni all’opera narrativa si rinvengono preziose indicazioni sulla costruzione di una geografia e di una toponomastica ideale, dove con estrema naturalezza confluiscono citazioni e suggestioni intertestuali. Si delinea così la fisionomia di un ‘canone’ in grado di tradurre paesaggio, linguaggio e costumi nell’aurea di un inconfondibile ‘clima’.

Tutt’altro che unanimi i giudizi di critica e di pubblico su “Camere separate” di Pier Vittorio Tondelli, apparso nel 1989, quando l’autore, che morirà due anni dopo, aveva certamente giù contratto l’AIDS. Una storia di intensa passione e di sofferenza altrattanto intensa, quella di Leo, il protagonista, che scopre e rivendica la propria omosessualità a dispetto del rigido moralismo in cui è stato educato. A prorompere, dolorosamente, è la fisicità, le leggi del corpo in aperto conflitto con quelle dell’etica borghese.

Di ‘critica eclesttica’ aveva provocatoriamente parlato Remo Cesarani nella sua “Guida allo studio della letteratura italiana” (1999), a segnalare la fecondità di un approccio multidisciplinare ai testi, che salvaguardi l’apertura a stimoli e suggestioni di varia matrice. La sua lunga esperienza scientifica e didattica testimonia a favore di una libertà metodologica che non si faccia ‘incapsulare’ (p. 113) nelle maglie di una ‘scuola’ di stretta osservanza.

A partire da “Graphs, Maps, Abstract Models for a Literary History, apparso a Londra, presso Verso nel 2005, e tradotto in italiano per i tipi di Einaudi nello stesso anno, l’autore ripercorre l’itinerario critico di Franco Moretti, volto a indagare le forme letterarie, relative in particolare alla evoluzione della novella, alla luce di modelli narrativi di respiro internazionale.