Italian Studies | 2005 | N. 1

L’autrice si fa interprete del cordoglio del mondo della cultura anglo-americana per la scomparsa di Vittore Branca, avvenuta il 28 giugno del 2004. Intensi erano – come è noto – i legami di collaborazione tra il celebre filologo e storico della letteratura e istituzioni del prestigio del Warburg Institute o l’Associazione AISLLI. Con costante interesse, inoltre, lo studioso italiano aveva seguito gli itinerari di periodici quali “The Italianist”, Modern Italy” e, in particolare, “Italian Studies”.

Durante l’estate del 2004 si è spenta, al termine di una lunga malattia, Maggie Gunsberg, storica della letteratura e del cinema italiani, versatile studiosa dalla rara sensibilità artistica.

Da Castiglione a Trissino al Guazzo, il profilo paradigmatico del comportamento femminile è stato più volte ridisegnato nel corso del Cinquecento, dimostrandosi fedele ad alcune costanti di fondo. “Honestà” e “modestia” suggeriscono di indulgere più spesso al silenzio che alla parola, di improntare gesti e sguardo alla assoluta riservatezza, di ridere con estrema parsimonia. Una disciplina che investe corpo e a anima nella direzione del più rigoroso autocontrollo.

Il contributo analizza il linguaggio adoperato e l’ideologia veicolata dalla novellistica settecentesca italiana, con particolare attenzione alla realtà editoriale veneziana. Una “letteratura amena”, spesso ospitata su periodici dalla crescente diffusione, che si ispira a canoni estetici ed etici in parte mututati dalla tradizione epico-cavalleresca, in parte tributaria dei contributi coevi prodotii in Francia e in Inghilterra, resi immediatamente fruibili da tempestive traduzioni. Se
non “genere proscritto”, come Manzoni ebbe a definirlo nelle pagine introduttive del “Fermo e Lucia”, certo arduo ed eterogenuo, di controversa valutazione da parte dei critici.

L’intensa esplorazione del tema amore-morte, caro alla Scapigliatura, riveste, nell’opera di Carlo Dossi, “scrittore ostico e geniale” (p. 42), un ruolo di nevralgica importanza, approdando, mediante la negazione dell’Altro, ad una radicale “reductio ad unum”, che appaga, nel soggetto narrante, l’esuberante narcisismo e la forte pulsione androginica. Altro Leit-motiv della sua produzione l’astiosa antipatia per la bibliofilia, per quella moda ormai così diffusa di collezionare libri, di cui i possessori ” non volgono una pagina”, come “eunuchi in un harem” (p.45).

Se accanita e senza quartiere fu la lotta del Pratolini maturo all’ideologia e alle istituzioni fasciste, fino al diretto coinvolgimento nei ranghi della resistenza, meno nitidi e intransigenti posssono apparire i suoi comportamenti giovanili, in quella Firenze, il cui podestà Alessandro Pavolini, membro ‘illuminato’ del partito, aggregava scrittori ed intellettuali nei ‘caffé letterari’ e sulle pagine de “Il Bargello”, la rivista che aveva fondato. Ciò contribuisce a rendere ambiguo ed enigmatico il ricorso a simboli e allegorie (in particolar modo la “signora” di via del Corno)presenti nel celebre “Cronache di poveri amanti”.

L'”Ulisse” di Luigi Dallapiccola, rappresentato per la prima volta a Berlino il 20 settembre del 1968, al termine di una elaborazione quasi decennale, fu inizialmente considerata un’opera decisamente ‘inattuale’. Altamente colta e densa di riferimenti intertestuali, appariva fredda e artificiosa a chi non si predisponeva a studiarne i complessi motivi d’ispirazione. Eschilo, Dante, Holderlin, Mann e Joyce convergono a corroborare la vicenda, pregna di intima religiosità, specchio, di un tormento, in realtà, tutto moderno.