Italian Studies | 2002 | N. 57

Il contributo analizza l’ultimo capitolo della “Vita nova”, con particolare riferimento al luogo in cui Dante manifesta il proposito di “dicer” di Beatrice “quello che mai non fue detto d’alcuna”. Al di là dei riferimenti al “Convivio” e alla “Commedia”, che la critica novecentesca vi ha spesso letto, l’affermazione è di per sé significativa della lucida consapevolezza del poeta circa il suo ruolo. Egli rivendica qui un’autorità riservata soltanto ai classici o ai testi religiosi, certo estranea ai trovatori e agli autori di rime volgari. Si tratta di un processo di autogeittimazione cui l’Alighieri terrà fede anche nella produzione successiva.

Recenti traduzioni in inglese del “De Monarchia” hanno notevolmente contribuito a ravvivare il dibattito sull’opera, sul piano interpretativo come su quello filologico-testuale. Sul decimo capitolo del secondo libro si sofferma la studiosa, esaminando un periodo ipotetico (“Si romanum imperium de iure non fuit, Cristus nascendo persuasit iniustum”), le cui complesse implicazioni logiche e dottrinali non possono che avvalorare la proposta di lettura recata nella nuova edizione (Shaw-Kay, 1995-98).

Degni di estremo interesse i materiali preparatori per la seconda redazione del “Cortegiano”, inizialmente caratterizzati da forte aggressività, che tende ad attenuarsi nell’approdo alla forma compiuta. Uno stadio intimamente problematico, dunque, soggetto a incisivi rifacimenti, tutt’altro che irrilevanti sotto il profilo ideologico, destinato a permanere – a differenza della prima e della terza versione dell’opera, più univocamente connotate – in uno stato di ambiguità nel fondo irrisolta.

Molto apprezzato, all’epoca, il “Canzoniere” al femminile di Vittoria Colonna, il cui coinvolgimento nelle file del valdesianesimo è stato opportunamente messo a fuoco dalla critica recente. Con il supporto di testimonianza manoscritte, l’opera viene qui accostata ad altri due esempi più o meno coevi di ispirazione ‘spirituale’, nutrita di neoplatonismo, identificati nella produzione poetica di Margherita di Navarra e in quella di Michelangelo Buonarroti. L’eros che tali testi pervade affonda le sue radici nelle pagine del “Beneficio di Cristo”, l’operetta ereticale dalla tormentata redazione, la cui ampia diffusione sfidò i reiterati divieti censori.

Finalità morali, ma non solo, ispirano le pagine umoristiche de “I promessi sposi”, frutto di una inimitabile miscela di ironia narrativa e comicità di caratteri e situazioni. L’assoluta originalità degli esiti non preclude la ricerca delle fonti cui, rielaborandole e riplasmadole, Manzoni attinse. Non stpisce che emergano innanzi tutto autori francesi, quali Bossuet e Pascal, Molière e Voltaire.

Risale al 1906 il primo numero del periodico per ragazzi il “Giornalino della Domenica”, diretto da Luigi Bertelli, alias Vamba, e pubblicato a Firenze dall’editore Bemporad. Dio, patria e famiglia, stratificazione sociale e buoni sentimenti sono i valori cui quelle pagine si ispirano, incoraggiando gli adolescenti, con la parola e con l’immagine, ad atti di coraggio e di sacrificio. Dunque non a caso, ampio spazio viene dedicato al problema dell’irredentismo, nell’auspicio che siano le giovani generazioni a portare a termine l’unità d’Itala.

Oggetto della tesi di laura di Italo Calvino, redatta fra il ’46 e il ’47, fu – come è noto – Joseph Conrad. Stranamente poco scandagliato il ‘debito’ stilistico e concettuale che la sua opera contrae verso l’autore anglo-polacco: un caso di ‘intertestualità’, sia sul piano narrativo che su quello saggistico, che riveste il massimo interesse. Ancora nelle “lezioni americane” a Conrad verranno riconosciute magistrali capacità descrittive.

A partire da una rapida disamina storica del concetto di ‘sublime’ in estetica, dal celebre trattato dello Pseudo Longino a Kant e oltre, il saggio analizza gli stadi di ‘coscienza alterata’ che Tornatore mette in scena ne “La leggenda del pianista sull’oceano”. I toni ironici e grotteschi accentuano, per contrasto, l’intensità onirica dei momenti-chiave, il cui elevato lirismo è ulteriormente amplificato dalla suggestiva colonna sonora.