Italian Quarterly | 2003 | N. 157-158

Ne “L’Innocente” D’Annunzio propone una rappresentazione della corporeità ‘positiva’ (l’uomo di campagna), contrapposta ad una ‘negativa’ (l’uomo di città); sorprendenti le analogie tra i moduli descrittivi dannunziani e alcune scene del “Voyage au bout de la nuit” di Louis-Ferdinand Céline.

L’analisi delle ambientazioni urbanistiche e paesaggistice nella narrativa di Marino Moretti dimostra una sua predilezione tipicamente crepuscolare per le piccole città provinciali. Il ‘topos’ della ‘città morta’, ricorrente nell’opera di Moretti, viene rivisitato in opposizione polemica ed ideologica alla città dannunziana viva e mondana.

Il ‘topos’ introdotto da Georges Rodenbach con il romanzo “Bruges-la-morte” viene riproposto da Marino Moretti in “Poesie scritte col lapis” del 1910 col componimento “La domenica di Bruggia” e vent’anni dopo nel romanzo “La Casa del Santo Sangue”: la diversa rappresentazione del mito della città morta segue l’evoluzione della poetica dell’Autore.

Verso la metà degli anni Trenta, come corrispondente del “Corriere della Sera”, Buzzati ebbe modo di visitare e conoscere il continente africano. Lo scrittore giornalista ricavò da questa esperienza forti suggestioni, ravvisabili anche nella sua successiva produzione narrativa.

Il tema dominante nelle ultime raccolte poetiche di Vittorio Sereni è la rappresentazione della città e delle trasformazioni in essa indotte dai processi di industrializzazione: su questo paesaggio urbano stravolto e deformato si muove lo sguardo riflessivo dell’artista.

Torino fu certamente città d’adozione e d’elezione per Italo Calvino, non solo per la sua esperienza editoriale alla Einaudi: nel capoluogo piemontese vennero ambientati anche testi rappresentativi della tematica della neo-industrializzazione, quali “La nuvola di smog”.

La produzione non solo narrativa ma anche giornalistica e saggistica di Giorgio Bassani mostra il processo di graduale ‘costruzione’ della città di Ferrara come luogo emblematico ed unificante della sua riflessione e della sua scrittura.

La produzione narrativa di Angela Bianchini riflette un percorso biografico ed esistenziale in cui i temi del distacco e della lontananza costituiscono gli elementi fondanti di una tenace ricerca di identità e e di appartenenza.

In questa lunga intervista ad Angela Bianchini, scrittrice e studiosa di letteratura spagnola e di linguistica francese, vengono rievocate le tappe di un’attività svolta non solo su giornali e riviste ma anche presso la Rai, con la cura di sceneggiati e programmi culturali. Densa e varia la sua produzione narrativa e saggistica.