Intersezioni | 2014 | N. 2

Si tratta della vita, della carriera e delle opere di Ezio Raimnondi (22 marzo 1924-18 marzo 2014). Fra le varie attività da lui svolte, si ricorda in particolar modo che, agli inizi degli anni Ottanta, insieme con Paolo Rossi e Antonio Santucci, aveva dato vita alla rivista “Intersezioni”.

Si discute della rappresentazione della città alla fine dell’Ancien Régime insieme ai contatti culturali che uniscono la concezione urbanistica francese con quella dell’America del Nord. Si evidenzia come sia possibile tracciare una linea che collega questi due approcci architettonici, riguardante il linguaggio stilistico ma anche una rinnovata nozione di architettura intesa come arte politica e sociale. In particolare vengono prese in esame le teorie di Thomas Jefferson e Pierre-Charles L’Enfant.

Si parla di Hermann Samuel Reimarus, filologo e orientalista tedesco del XVIII secolo, che fu uno dei primi studiosi europei a investigare l’influenza giudaica sul vangelo di Gesù. La prima parte del saggio tratta della vita e della carriera di Reimarus. Quindi si analizza l’ultimo frammento di Reimarus, pubblicato da Gotthold Ephraim Lessing in the 1778, dal titolo “Sullo scopo di Gesù e dei suoi discepoli”. Infine si discute di come le ricerche del Reimarus siano state accolte dai suoi contemporanei, concentrandosi in particolare sulla replica data da Johann Salomo Semler.

Viene qui presa in considerazione la filosofia di Michael Oakeshott mettendola a confronto con l’idealismo di Croce e di Collingwood e si pone l’attenzione sui legami tra le differenti forme spirituali e sul ruolo della filosofia. Si illustra quindi l’originalità dell’interpretazione dell’idealismo fatta da Oakeshott.

Si analizza e si discute sul significato e sulla storia della fotografia post mortem, un’usanza largamente diffusa tra la fine del XIX secolo e la metà del XX secolo. Si tenta di definire la sua funzione e le sue origini finendo per spiegare i motivi della sua sparizione dalle comuni prescrizioni sociali.

Il saggio studia la relazione esistente fra la chimica e la letteratura, partendo dalle opere di Primo Levi. Vengono quindi prese in considerazioni le riflessioni del chimico ed epistemologo Gaston Bachelard insieme a quelle del filosofo della scienza e della letteratura Michel Serres. Si cerca quindi di comparare le interpretazioni storiche ed epistemologiche di Bachelard e Serres con la visione chimica e materialistica di Giacomo Leopardi. Si conclude mettendo in evidenza come il chimico e scrittore Primo Levi abbia dimostrato un uso consapevole e motivato della chimica nella letteratura.

Nel presente articolo si cerca di mettere in luce un percorso originale di osservazioni interdisciplinari sulle culture umanistiche e scientifiche. All’interno di questo percorso, la possibilità di un’alternativa alla distinzione convenzionale di C.P. Snow delle così dette ‘due culture’ è indicata dall’autore che segue S.J. Gould, il cui pensiero muove verso ‘una storia naturale umanistica’.

Vengono qui analizzati i problemi filosofici posti dal considerare l’immagine fotografica come un eterno conflitto tra l’oggettività e la soggettività. Dopo un’attenta disamina del problema, si giunge alla conclusione che la ‘realtà’ delle immagini fotografiche funge da condizione della possibilità delle nostre pratiche fotografiche e che la ‘realtà’ della fotografia non è mai puramente soggettiva od oggettiva.

Il contenuto di un recente lavoro storico (L. Russo, “L’America dimenticata”, Milano, Mondadori Università, 2013) viene qui preso in considerazione, dando particolare attenzione al ruolo avuto nel ragionamento dell’autore da una specifica categoria di immagini, in cui la rappresentazione di uno sfondo spaziale ‘concreto’ interagisce con gli oggetti costruiti teoricamente. Attraverso l’analisi di alcuni esempi presi dai maggiori lavori nel campo della storia delle scienze, questa categoria di immagini è considerata essere tipica delle scienze emergenti.