Intersezioni | 2002 | N. 2

La Nuova Scienza mette in crisi le certezze della cosmologia aristotelica, spezzando l’armonia, l’ordine del sistema, senza fornire nuove certezze, nuovi appigli. L’estetica barocca tenta, dunque, di ricreare l’equilibrio, risanando le fratture, divisa sempre fra l’aspirazione all’infinito, al tutto e il desiderio estremo di padroneggiarlo.

Il Concilio di Trento riorganizzò le gerarchie ecclesiastiche, tentando di creare una nuova definizione di compiti e doveri. Si cercarono i contenuti positivi da riproporre ai credenti, che, al contrario di quanto affermava la pedagogia umanista, devono essere guidati rigorosamente nella loro formazione.

Gall, secondo Maine de Biran, è esempio di una linea che vede le facoltà dell’intelligenza legate ad organi separati nel cervello. Della fisiologia di Gall, dunque, e di quella a lui contemporanea, Biran critica le pretese eccessive, riaffermando lo stretto collegamento tra ‘teoria dell’abitudine’ e ‘teoria dei segni’.
Egli colpisce Gall scienziato, per togliere ogni valore a Gall metafisico-morale.

Nella sua concezione di teatro lirico, Yeats trovò nei drammi per danzatori, un genere a lui molto congeniale, spesso più eloquente dei dialoghi, in grado di esprimere anche ciò che parrebbe indicibile. Il suo è, dunque, un teatro dell’anima, portatore di un armonia altrimenti irraggiungibile.

Secondo Gehlen, l’uomo può trovare equilibrio nella propria esistenza solo creando le condizioni utili alla sopravvivenza e ciò può avvenire attraverso l’istituzionalizzazione delle forme che porta alla nascita dei sistemi normativi, che, a loro volta, impongono degli obblighi morali a cui egli deve attenersi.

L’intervento esamina due aspetti fondamentali e comuni alle quattro autrici, ossia ‘la presenza del timbro individuale’ e il ‘far la spola tra le sponde dell’essere’. Il primo elemento le porta a superare quell’asetticità, quell’astrattismo, tipici del linguaggio filosofico, facendole arrivare, invece, ad un’espressione umana, pregna di individualismo. Seconda loro caratteristica è una concezione della filosofia quale pensiero deambulatorio, in cui il movimento del filosofo che passeggia avanti e indietro, è simile al ritmo alternato del pensiero.

Si esamina il ruolo della coscienza estesa, nei suoi aspetti cognitivi, rinvenibili nel linguaggio e nelle caratteristiche più svariate dell’essere uomo.

L’articolo ci propone un excursus che, muovendosi nella letteratura e nel romanzo russo dell’Ottocento, ne esamina gli influssi sulla cultura europea, soffermandosi su Svevo e Slataper. Importanza non trascurabile viene,inoltre, attribuita al teatro di Ibsen, fin da subito inserito tra i grandi della cultura contemporanea.