Incontri | 2022 | N. 1

Anno 2022 – Annata: XXXVII – N. 1
A cura di Cristiano Amendola

Autore/i articolo: Rachele Buzzetti
Titolo articolo: ‘Il limite che mi conteneva nell’ordine’. Il dramma vitale in Messico di Emilio Cecchi

Emilio Cecchi (1884-1966) raggiunge gli Stati Uniti nell’agosto del 1930, chiamato come visiting professor dall’Università della California, a Berkeley. Dopo il semestre di lezioni, visita il Messico, passando per l’Arizona e il Nuovo Messico. Messico (1932) nasce da questa esperienza. Il volume è il primo reportage letterario dell’autore: una raccolta di prose, precedentemente pubblicate, per la maggior parte, sulle terze pagine del quotidiano milanese, il «Corriere della Sera». Il presente articolo si concentra, nello specifico, sul passaggio dalla forma del saggio – che l’autore aveva sperimentato con successo nella sua prima raccolta, Pesci rossi (1920) – a quella del reportage letterario. E verranno presi in considerazione alcuni fattori esterni che potrebbero aver collaborato a questa transizione. Per cominciare, ci si occuperà dell’influenza delle teorie sul tempo di Henri Bergson (1859-1941); per poi passare all’importanza svolta dai saggi sul montaggio cinematografico sulla prosa e sulla struttura di Messico; in particolare, ci si soffermerà sugli scritti di Sergej Michajlovič Ejzenštejn (1898-1948), che Cecchi molto probabilmente conosceva fin dalle prime traduzioni. Infine, come conclusione, si cercherà di mostrare come, anche grazie a questi fattori esterni, la prosa di Messico riesca a concretizzare l’uso dello stile come ‘strumento di scavo’ – come metodo di comprensione e, allo stesso tempo, espressione esatta dell’esperienza reale.

Lingua: Italiano
Pag. 1-15
Etichette: Letteratura di viaggio, Emilio Checchi,

Autore/i articolo: Rosario Gennaro
Titolo articolo: Lo sguardo sul mondo della Fiera Letteraria. Letteratura, arte e fascismo agli esordi della dittatura

«La Fiera Letteraria» si annovera fra le riviste letterarie più diffuse dell’età fascista. Non è diretta a specialisti né a lettori di professione; si caratterizza, piuttosto, per un impianto decisamente eclettico, che accoglie orientamenti differenti e offre una vetrina ampia e variegata del panorama delle lettere. La «Fiera» tende più a informare che a formare, a rappresentare piuttosto che a elaborare: si configura, in sostanza, quale gazzetta, cronaca di ciò che si muove e accade nel mondo letterario, riflettendo posizioni anche tra loro contrastanti. Il presente studio indaga il legame fra la «Fiera» e il regime fascista, che in quegli anni avviava la propria politica culturale. Tale politica si fondava sul ruolo attribuito agli intellettuali quali creatori e diffusori di una cultura italiana di massa, all’interno dei confini nazionali e oltre essi, per mezzo di riviste, conferenze, esposizioni e ogni sorta di manifestazione culturale. A guidarla era una duplice missione: la conquista interna – la formazione del nuovo italiano fascista – e la conquista esterna, o «imperialismo spirituale», vale a dire l’impiego di miti e idee diffusi all’estero per promuovere identità, interessi, influenza ed egemonia dell’Italia. Ne derivava la questione del rapporto fra la cultura italiana e quella mondiale, tema vastissimo che ricadeva pienamente nell’orizzonte esplorato dalla «Fiera», rivista particolarmente attenta alle varie culture straniere, con speciale riguardo alle loro letterature.

Lingua: Italiano
Pag. 1-13
Etichette: Fascismo, Rivista,

Autore/i articolo: Santi Luca Famà
Titolo articolo: Decentering the Human through Narrative Forms. The “Impossible Closure” of Gadda’s ‘That Awful Mess’ and VanderMeer’s ‘Southern Reach Trilogy’

Il presente articolo si pone l’obiettivo di individuare ed esaminare le caratteristiche narrative formali capaci di suggerire una concezione di vita come intricata matassa di incontri e relazioni fra esseri umani e non umani. Partendo dal presupposto che le innovazioni formali moderniste abbiano anticipato le narrative postumane contemporanee, l’articolo offre una comparazione neo-formalista fra Quer pasticciaccio brutto della via Merulana (1957) di Carlo Emilio Gadda e La trilogia dell’Area X (Annientamento, Autorità, Accettazione, 2015) di Jeff VanderMeer. In entrambe le opere sono identificabili due caratteristiche peculiari: la prima consiste in una comune impronta autoriale che segue un principio di accumulamento e complicazione manifestantesi in un accavallarsi di teorie non soddisfacenti e spesso incomplete, ma che comunque cercano di dare una soluzione o spiegazione ai misteri al centro dei rispettivi testi. La seconda corrisponde all’affidamento della narrazione ad una moltitudine di personaggi che si rivelano sempre parziali in quanto inabili a comprendere i fenomeni accaduti nella loro interezza. Infatti, i testi analizzati riescono a ridimensionare l’eccezionalità umana dimostrando che la realtà è sempre più complessa ed intrecciata di quanto sia umanamente comprensibile. Da questo ridimensionamento consegue l’impossibilità ad avere una conclusione che si possa definire finale.

Lingua: Inglese
Pag. 1-14
Etichette: Carlo Emilio Gadda,

Autore/i articolo: Gennaro Ambrosino
Titolo articolo: La diffusione del mesmerismo nell’ambiente culturale napoletano. I ‘Racconti inverisimili’ (1886) di Federigo Verdinois

Federigo Verdinois (1844-1927) fu un giornalista, traduttore e scrittore italiano, fra gli intellettuali più influenti dell’ambiente napoletano negli anni successivi all’Unità. Nel 1886 pubblicò una raccolta di novelle intitolata *Racconti inverisimili di Picche*, nella quale affiora il suo interesse per lo spiritismo e, in particolare, per il mesmerismo. Il mesmerismo, pratica terapeutica basata sul magnetismo e teorizzata alla fine del XVIII secolo dal medico tedesco Franz Anton Mesmer (1734-1815), conobbe in Italia un notevole successo fra gli anni Settanta e Ottanta dell’Ottocento. In questo contributo analizzo le forme specifiche che il mesmerismo assunse nell’ambiente napoletano, concentrandomi sui *Racconti inverisimili* di Verdinois.

Lingua: Italiano
Pag. 1-14
Etichette: Fantastico, Manierismo,

Autore/i articolo: Maria Forcellino
Titolo articolo: Una monaca, opera di Leonardo da Vinci

Il saggio partendo da una notizia contenuta nell’inventario romano inedito del 1771 della collezione dei dipinti di Maria Laura Dal Pozzo Boccapaduli, in merito ad una copia della Gioconda, ricostruisce la fortuna critica settecentesca di un importante dipinto del Cinquecento attualmente agli Uffizi (Ridolfo del Ghirlandaio (attr.), Ritratto di donna (La monaca), olio su tavola, cm. 65×48, Inv. 1890, n. 7380). L’opera, un ritratto femminile di contesa attribuzione ma ritenuto fra Sette e Ottocento un autografo di Leonardo, fu ben nota ad artisti e conoscitori nel Settecento a Firenze e risulta documentato anche dalla letteratura artistica come parte della collezione Niccolini. Per la forma austera dei suoi abiti l’effigiata fu a lungo considerata ”una Monaca”. Riflessi della sua fama raggiunsero anche Roma quando un artista toscano, Giovanni Sorbi, chiamato a stilare l’inventario dei quadri dal Pozzo Boccapaduli, identifica una copia della Gioconda della collezione (Bottega di Leonardo da Vinci, La Gioconda, olio su tavola trasportato su tela, cm.70×50,5, Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini. Inv.864) come ‘una Monaca’ di Leonardo, attribuendole un’altissima quotazione (500 scudi). La confusione fra la Monaca e la Gioconda nel documento settecentesco testimonia la poca conoscenza che fino a quella data si aveva dell’iconografia esatta della Monna Lisa, anche fra i conoscitori, tanto in Italia che a Firenze.

Lingua: Italiano
Pag. 1-13
Etichette: Rinascimento, Leonardo Vinci,

Autore/i articolo: From Xáos to Kaos. Pirandello and the Tavianis revisited
Titolo articolo: Nourit Melcer-Padon

Il saggio discute diversi aspetti relativi alla trasposizione cinematografica di sei novelle di Luigi Pirandello nel film Kaos dei fratelli Taviani. La rilevanza dell’argomento emerge dalle posizioni di Pirandello nei confronti del mezzo cinematografico, da costui considerato particolarmente adatto a conferire una forma alla propria filosofia artistica. L’arte, racchiusa in una forma permanente e immutabile, è l’unico modo eterno di esistenza, al contrario di quello temporaneo in cui devono vivere i soli mortali. Di conseguenza, Pirandello sostiene che i personaggi immaginari siano più vivi dei loro modelli in carne ed ossa. Il cinema, e in particolare la produzione dei Taviani, è quindi un mezzo particolarmente pertinente da considerare. Si discutono alcune modalità, dispositivi e leitmotiv con cui le trasposizioni cinematografiche rappresentano elementi essenziali dei racconti pirandelliani, tra cui la storia stratificata della Sicilia (dall’antica conquista greca all’attuazione dell’unificazione italiana), e il senso lunare del tempo, il cui andamento ciclico sembra poter essere sovvertito soltanto da una rivoluzione che sconvolga l’ordine sociale. Pur rifiutando di dare una raffigurazione manichea della società, nella rappresentazione delle problematiche sociali siciliane sia Pirandello che i fratelli Taviani chiamano il pubblico ad accorgersi della necessità di un cambiamento.

Lingua: Inglese
Pag. 1-13
Etichette: Luigi Pirandello,

Titolo libro/articolo recensito: ante trash. Sulla desacralizzazione della Commedia nella cultura contemporanea, Manziana.
A cura di: Stefano Lazzain
Edizioni: Vecchiarelli Editore, Roma – 2021
Lingua: Italiano
Pag. 1-3
Recensore/i: Inge Lanslots
Etichette: Dante Alighieri,

Autore/i libro/articolo recensito: Serenella Iovino
Titolo libro/articolo recensito: Italo Calvino’s Animals. Anthropocene Stories, Cambridge, Cambridge University Press, 2021
Edizioni: Cambridge University Press, Cambridge – 2021
Lingua: Italiano
Pag. 1-3
Recensore/i: Enrica Leydi
Etichette: Italo Calvino,

Autore/i libro/articolo recensito: Laura Overpel
Titolo libro/articolo recensito: ‘By a Single Painter’. The Organization and Representation of Giorgio Vasari’s Decorative Projects in the Palazzo Vecchio.
Edizioni: Dissertatie Open Universiteit, – 2022
Lingua: Olandese
Pag. 1-3
Recensore/i: Henk Th. van Veen
Etichette: Giorgio Vasari,