Il lettore di provincia | 2006 | N. 126-127

Il breve scritto funge da introduzione al testo “Un fiammifero acceso” di Gaetano Chiappini, entrambi rievocativi di Alfonso Gatto e della sua vena poetica a trent’anni dalla morte.

Il testo di Gaetano Chiappini è un breve racconto immaginario la cui ‘rubrica’ ne condensa il contenuto: “Dove si racconta un incontro con Alfonso Gatto e la poesia, non la cronaca, ma quanto di probabile o immaginato vi possa essere stato”.

Il denso saggio di J. Butcher ricostruisce approfonditamente il profilo biografico e culturale della poetessa Vittoria Aganoor – di origini armene ma nata a Padova -, il suo rapporto con la famiglia, le sorelle e la figura paterna nel contesto della patavina ‘Casa degli Armeni’; la prima formazione culturale con Andrea Maffei; l’importante presenza del maestro Giacomo Zanella e il ‘classicismo moderno’ da lui ereditato; le prime e poi più mature prove poetiche e il suo rapporto con la tradizione letteraria.

Come fosse un racconto d’avventura, Carlo Vita indaga su alcune edizioni italiane del “Tristram Shandy” di L. Sterne e, nello specifico, sulla presenza in esse di tavole illustrate tendenti a riprodurre le tavole ‘marmorizzate’ volute dall’autore nella princeps dell’opera e considerate dallo studioso un ‘objet-trouvé’, un ‘ready-made’.

La studiosa ricostruisce minuziosamente le dinamiche interne alla famiglia Bronte nell’anno 1845-46, il rapporto tra le sorelle Anne, Emily, Charlotte e il problematico fratello Branwell, il progetto delle sorelle di un libro di poesie in comune (i “Poems”) e la successiva opzione per il romanzo che condusse Emily a scrivere “Wuthering Heights” e Charlotte “Jane Eyre”.

Tomaiuolo analizza il romanzo “In The Cage” di Henry James (1898) quale occasione per riflettere sullo status della comunicazione letteraria all’indomani dell’invenzione del telegrafo nell’Inghilterra vittoriana, riflettendo al tempo stesso sulle connessioni metaforiche tra il lavoro del telegrafista e il metodo compositivo dello scrittore.

Sarti Evans individua nella biografia, nella narrativa e nello stile di Katherine Mansfield la fondamentale componente odeporica, sfogliando le pagine di numerosi suoi scritti, da “At the Bay” e “Prelude” ai racconti “The Escape”, “The Journey to Bruges”, “The Little Governess”, “The Voyage” etc.

Viviani analizza il particolare romanzo di Mrs. Hicks-Beach “The Memoires of the Nameless Mother of the Cardinal Ippolito de’ Medici” (1937), una ‘bio-fiction’ (a metà strada tra una biografia, la letteratura d’invenzione e il Bildungsroman) incentrata sulla enigmatica figura della madre naturale del cardinale Ippolito de’ Medici a contatto con gli ambienti rinascimentali delle famiglie Medici, Strozzi e Gonzaga.

M. Nuti analizza il poème-en-prose baudelariano “La chambre double”, cogliendone la fondamentale componente del sogno e del doppio nonché le particolari rispondenze interne con gli ambienti e le donne algerine dipinte da Delacroix e le odalische di Ingres.

Il saggio si occupa di arte etrusca e, nello specifico, analizza le simbologie presenti sui vasi di Vanth e Charun allusive all’angoscia della morte ma anche a dottrine salvifiche ricollegabili ad un culto degli dei inferi.

La studiosa, dopo aver proposto di sostituire il termine ‘Olocausto’ con la parola ‘Shoah’ (distruzione) per indicare gli stermini nazisti, riflette sui diversi gruppi umani coinvolti, affiancando alla persecuzione ebraica, quella contro gli individui asociali, i disabili, gli emarginati e i soggetti afflitti da problemi psichiatrici, contro i Rom e gli omosessuali.