Le riviste sostenitrici
Humanistica | 2014 | N. 1-2
Anno 2014 – Annata: IX – N. 1-2
A cura di Annalisa Lorenzetti
Titolo articolo: Il “Roman de la rose” e Dante: Dalla “Vita nova” al “Convivio” alle macchie lunari nel canto secondo del “Paradiso”.
Il presente contributo riconsidera la presenza del “Roman de la rose” nell’opera di Dante soffermandosi in particolare sulla “Vita nova” e sulle “Rime” e giungendo, attraverso il “Convivio”, al discorso sulle macchie lunari nel canto secondo del “Paradiso”. Già il Pézard aveva ipotizzato l’influenza di Jean de Meun su di esso, che qui si riconsidera in toto nell’intento di mostrare le ragioni profonde della particolare soluzione dantesca. Per la “Commedia” invero, molto resta ancora da fare, ma è sembrato importante tornare a insistere con forza, dopo il fondamentale studio del Vanossi, sull’importanza del “Roman de la rose” nella formazione dantesca, secondo uno schema di massima che nella “Vita nova” vede tracce profonde del primo “Roman”, quello di Guillaume de Lorris, seppur intimamente partecipi di quella topica dell’amor cortese che a Dante giungeva altresí attraverso i trovatori, mentre il secondo “Roman”, quello di Jean de Meun, appare uno dei modelli forti dell’ispirazione dottrinale e civile della successiva stagione delle “Rime”.
Lingua: ItalianoPag. 13-48
Etichette: Roman de la rose, Alighieri Dante, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Il Boccaccio lettore ed editore della “Vita nova”
Nei vari modi in cui va rielaborando il testo della “Vita nova” risulta chiaro come il Boccaccio proceda, in veste di copista, ad autentiche re-invenzioni di taglio narrativo, ad esempio amplificando in chiave elegiaca formule presenti sia nel proemio del “Filostrato” che nel prologo dell'”Elegia di madonna Fiammetta”, oppure accostando il modello di una scansione novenaria in capitoli notoriamente attivo nel raggruppamento dei paragrafi da lui operato nella trascrizione del libello. Una volta dimostrato che già il proemio del “Filostrato” riprende e sviluppa livelli costruttivi della “Vita nova” nei quali Dante aveva lasciate aperte diverse possibilità interpretative, la trascrizione e la strutturazione boccacciane della “Vita nova” nel codice Chig. L V 176 appaiono così, in sostanza, tese a visualizzare una sequenza “Trattatello”””Vita nova”””Commedia” che non soltanto traduce l’assimilazione del cosmo poetico dantesco entro il modello scrittorio del Boccaccio, ma che altresí porterà poi il Certaldese a versare in motivi specifici del tessuto narrativo del “Decameron” l’esito del prolungato suo lavoro di riflessione, ri-creazione e confronto col giovanile libello dantesco.
Lingua: ItalianoPag. 49-64
Etichette: Boccaccio Giovanni, Vita nova, Duecento, Trecento,
Titolo articolo: Strategie dell’esilio dantesco: Luoghi reali, sognati, traslati
Nel presente contributo si fa riferimento preliminare ad alcuni modelli culturali attraverso i quali la narrazione auto- e biografica di Dante viene ad assumere il profilo di una storia profetica, il cui protagonista svolge il ruolo di chi è espulso da una ‘civitas diaboli’. Così la vicenda dell’Alighieri uomo politico si evolve sullo sfondo di un percorso universale, dell’intera collettività umana, dove anche il confronto analogico con l’esemplare Roma antica serve a denunciare uno stato di decadenza morale riguardante Firenze, a sua volta presa nel giro di un destino d’esilio dalla condizione della ‘civitas coelestis’. Tale immagine generale si oppone in Dante a quella di più autentici luoghi di esilio, dove invece lo scenario raffigurato resta di stretta pertinenza realistica nonché di storica identificabilità. Il criterio di sempre specifica riconoscibilità dei luoghi realmente accessi dal poeta permette altresí di studiare con rinnovata luce la leggenda del soggiorno dantesco in terra di Francia, per somma di evidenze costruita da alcuni lettori della “Commedia” sulla base di vetuste tradizioni letterarie, e non certo in forza di prove documentali.
Lingua: ItalianoPag. 65-71
Etichette: Alighieri Dante, Esilio, Trecento,
Titolo articolo: Da Cola al Rinascimento: Letture ‘umanistiche’ del “Monarchia”.
Dopo aver evocato alcuni fra i principali testimoni della prima ricezione italica del “Monarchia”, dal Boccaccio a Bartolo di Sassoferrato e dal Vernani a Ubaldo da Gubbio e al suo “Teleutologio”, il presente contributo propone una sorta di panoramica della fortuna del celebre trattato politico dantesco, senz’ombra di dubbio l’ultimo scritto dell’Alighieri, e dei giudizi a esso riservati nel Quattro e nel Cinquecento, soffermandosi in particolare sugli episodi per più rispetti determinanti che ebbero protagonisti Johannes Falkenberg e il suo “De monarchia mundi” (1406 ca. in seconda redazione), il Ficino e il fortunato suo volgarizzamento del “Monarchia” (1468), l’editio princeps infine dello stesso “Monarchia” (Basilea, 1559) e la probabile parte in essa avuta, teste il “Della camera et statua della Madonna di Loreto” (1554, altresí voltato in latino col titolo “De idolo lauretano”), da Pier Paolo Vergerio il Giovane e dalla recisa sua opposizione alla dilagante censura cattolica che, raccogliendo inequivoci spunti già trecenteschi, trovava plastica espressione, alla metà del Cinquecento, soprattutto negli “Indices librorum prohibitorum” veneto, romano e tridentino.
Lingua: ItalianoPag. 73-83
Etichette: Alighieri Dante, Monarchia, Ricezione, Trecento, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: In “Monarchiam” Dantis Commentarium: Per l’edizione critica delle glosse alla “Monarchia” attribuite a Cola di Rienzo.
Le note di commento che accompagnano il “Monarchia” di Dante in due codici di area ungaro-boema sono state dal Bartoš e dal Ricci attribuite con buona probabilità a Cola di Rienzo, prigioniero di Carlo IV a Praga e a Raudnitz sull’Elba, tra l’agosto del 1350 e il luglio del 1352. Non può del resto considerarsi casuale il fatto che in tali glosse trapelino delle prese di posizioni dal forte accento ghibellino, contro il potere temporale dei papi e la corruzione della Chiesa, che ben riflettono le idee più caratteristiche e note di Cola. Nel corso della tradizione sono tuttavia intervenuti copisti e lettori, ora omettendo alcune osservazioni del testo, ora aggiungendovene di proprie. Si fornisce qui una nuova, dopo quella del Ricci, e più completa edizione critica del “Commentarium”, basata sull’integrale collazione dei testimoni conservati e accompagnata da una nuova versione italiana.
Lingua: ItalianoPag. 85-141
Etichette: Cola di Rienzo, In Monarchiam Dantis Commentarium, Trecento,
Titolo articolo: Dante nella polemica linguistica cinquecentesca
Dante irrompe nel dibattito linguistico cinquecentesco in occasione della cosiddetta «Questione della lingua» che divampa in Italia a partire dal 1524, quando il Machiavelli interviene in difesa della fiorentinità del volgare letterario definito «italiano» dal Trissino. Il presente studio prende in esame le diverse risposte date da questi e da quegli, oltreché dal Bembo, dal Lenzoni, dal Borghini e da altri ancora, alle tre principali domande poste dal “Discorso intorno alla nostra lingua”: fu Dante il primo scrittore italiano? qual è l’aggettivo, fra quelli usati da Dante, che meglio definisce il volgare letterario d’Italia? Dante è un modello linguistico o poetico? Il “De vulgari eloquentia” dantesco, di cui Trissino (che possiede uno dei tre codici oggi noti) cura nel 1529 il primissimo volgarizzamento, svolge in tutta la disputa un ruolo fondamentale.
Lingua: ItalianoPag. 143-187
Etichette: Alighieri Dante, Questione della lingua, Cinquecento,
Titolo articolo: Philologie et projet: L’édition du “De architectura” de Vitruve et la costitution du savoir architectural à la Renaissance.
Il contributo vuole non tanto di richiamare l’influsso esercitato dal vitruvianesimo sull’architettura rinascimentale all’antica, quanto di cogliere l’importante ruolo avuto, nella costituzione stessa del sapere architettonico, dalle questioni filologiche insite nella tradizione del “De architectura” o poste nel Quattro e nel Cinquecento dalla lettura dei codici di Vitruvio. Si insiste innanzitutto sull’origine filologica di alcuni caratteri essenziali di questo tipo di architettura: la logica della concezione del progetto, la funzione delle proporzioni, il ruolo della prospettiva non meno, forse, dello stesso suo essere rimessa in discussione. Insistendo sull’opera del Palladio, si mostra come numerosi progetti non rispondano soltanto a uno specifico programma, ma si sforzino di illustrare, o dimostrino ‘in re’, la pertinenza d’un dato numero di operazioni teoriche avvalorate dalla filologia, come se, prendendo il sapere architettonico medesimo come oggetto, si costituissero in metaprogetti. È infatti proprio nell’aver saputo legare strettamente testualità, sapere e fabbrica che l’architettura rinascimentale all’antica può definirsi con proprietà un”architettura umanistica’.
Lingua: FrancesePag. 191-206
Etichette: Architettura, Filologia, Vitruvio, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: Pier Soderini gonfaloniere perpetuo di Firenze committente del Machiavelli e di Leonardo da Vinci: A proposito delle note di Agostino Vespucci alle “ad Familiares” di Cicerone.
Il contributo prende spunto dal recente ritrovamento, nella Biblioteca Universitaria di Heidelberg, di un incunabolo delle “Epistulae ad familiares” di Cicerone (Bologna, 1477) recante fitte annotazioni risalenti al 1503 di mano di Agostino Vespucci, l’assistente in cancelleria del Machiavelli. In una di esse si annuncia l’intento del Machivelli stesso di di scrivere le “Storie” della Firenze del suo tempo – progetto evidentemente ispirato da Pier Soderini, gonfaloniere vitalizio appena eletto (entrato in carica nel novembre 1502), e che si riallacciava alle riforme della cancelleria volute da Lorenzo il Magnifico nel 1483. L’autore si sofferma perciò sui piani ambiziosi del Soderini, il cui innovativo contenuto trovò per l’appunto affermazione nelle “Storie” del Machiavelli e, insieme, negli affreschi per la sala del Consiglio maggiore di Michelangelo e di Leonardo – la cui commissione è altresí ricordata in un’annotazione del Vespucci.
Lingua: ItalianoPag. 207-216
Etichette: Leonardo da Vinci, Machiavelli Niccolò, Soderini Piero, Vespucci Agostino, Epistulae ad familiares, Cicerone, Quattrocento, Cinquecento,
Titolo articolo: La maga dialettica: Fra metafore polemiche antiche, difficoltà esegetiche e varianti iconografiche: Gli intricati sentieri dell’interpretazione
Lo studio propone dapprima una dettagliata analisi della personificazione della Dialettica in quanto maga nel “De nuptiis Philologiae et Mercurii” di Marziano Capella: solo apparentemente bizzarra, tale personificazione risulta strettamente connessa a metafore dell’arte dialettica antiche e largamente diffuse, oltreché ad archetipi iconografici essi stessi antichissimi. Un’attenzione particolare è dedicata all’analisi di tale descrizione allegorica, che proponendo un vero e proprio enigma esegetico è stato interpretato, nel corso dei secoli, in molti modi diversi sullo stesso piano iconografico. Viene quindi rapidamente passata in rassegna l’evoluzione storica non meno dell’allegoria che dell’iconografia dell’«ars dialectica» tra Medioevo e Rinascimento, e vengono poste in luce le modalità attraverso cui i tratti caratteristici della sua personificazione finirono col separarsi generando due opposte rappresentazioni, quelle di ‘Prudentia’ e di ‘Fraus’, da ascriversi tuttavia non più alla serie di allegorie dottrinali ma a quella, ben più diffusa, delle allegorie morali.
Lingua: ItalianoPag. 219-247
Etichette: Allegoria,De nuptiis Philologiae et Mercurii, Medioevo, Rinascimento,
Titolo articolo: Leone X e una raccomandazione per le Fiandre: Attorno ad un breve inedito di mano di Pietro Bembo
Il contributo prende attentamente in esame un breve papale del 10 settembre 1513 rinvenuto nelle Archives Départementales du Nord di Lilla (Francia), con cui Leone X raccomanda un membro della propria famiglia in partenza per le Fiandre, il poco noto Raffaele de’ Medici, a Margherita d’Asburgo, figlia di Massimiliano I e di Maria di Borgogna, oltreché zia e tutrice del futuro Carlo V, e colta e illuminata governatrice dei Paesi Bassi. L’epistola reca la firma del Bembo, segretario personale del pontefice per la redazione dei brevi latini, nonché un curioso bozzetto di mano ignota. Al crocevia tra storia diplomatica e culturale, il contributo può leggersi altresì come un breve excursus sulla vita e sulle relazioni politiche e personali di alcuni personaggi chiave del Rinascimento europeo.
Lingua: ItalianoPag. 249-258
Etichette: Bembo Pietro, Leone X, Rinascimento,
Titolo articolo: Per Pietro Aretino: Studi ed edizioni recenti
Negli ultimi anni gli studi su Pietro Aretino hanno conosciuto un considerevole incremento. Nel presente contributo si analizzano recenti edizioni di testi aretiniani o di loro traduzioni antiche proponendo altresì una rassegna di studi che, pur non esaustiva, si sforza di enucleare e porre in luce le principali direttrici dell’esegesi critica contemporanea dedicata all’opera e alla personalità del celebre scrittore nato ad Arezzo.
Lingua: ItalianoPag. 259-276
Etichette: Pietro Aretino, Studi critici, Cinquecento,