Humanistica | 2013 | N. 1

Anno 2013 – Annata: VIII – N. 1
A cura di Annalisa Lorenzetti

Autore/i articolo: ANDREA A. ROBIGLIO
Titolo articolo: Dante al concilio di Costanza

Sebbene in certo modo marginale a confronto di quella d’altri autori moderni, la presenza dell’opera dantesca al concilio di Costanza è nondimeno significativa. Come mostra la prima parte del presente contributo, essa si manifesta nella discussione di ‘dossiers’ teologico-politici scottanti, fa capolino nei sermoni di teologi italici e, soprattutto, viene autorevolmente introdotta da una traduzione latina della “Commedia” arricchita da un corposo commento. Autore ne è un vescovo marchigiano che prende parte ai lavori conciliari, francescano e già maestro presso lo ‘Studium’ teologico fiorentino di Santa Croce negli anni del Marsili e del Salutati: Giovanni Bertoldi da Serravalle (1360 ca.-1445), cui è dedicata la seconda parte del contributo. Dopo una breve presentazione del commento e una riflessione sulle possibili motivazioni dell’illustre sua committenza britannica, viene tentata una valutazione dell’importante traduzione latina dell’Alighieri approntata dal ‘vescovo e principe’ di Fermo.

Lingua: Italiano
Pag. 11-28
Etichette: Alighieri Dante, Bertoldi da Serravalle Giovanni, Traduzione, Quattrocento,

Autore/i articolo: ANNA GALLEWICZ
Titolo articolo: La novella di Ghismonda (Decameron, IV 1) nella traduzione di Hieronim Morsztyn

La novella di Ghismonda, la prima della quarta Giornata del “Decameron”, è una delle più famose e amate dell’intera raccolta boccacciana, in Italia tanto quanto Oltralpe; la vitalità e l’innovazione continua che la caratterizzano ne fanno del resto una sorta di banco di prova dei gusti e delle aspettative dei lettori. Il presente studio verte su due versioni di tale novella: la traduzione di Leonardo Bruni da un canto, e il suo rifacimento in polacco ad opera di Hieronim Morsztyn dall’altro. La dettagliata analisi comparativa in esso condotta punta a determinare in che misura le modifiche introdotte dai traduttori abbiano un carattere soltanto superficiale o, viceversa, influiscano significativamente sulla struttura del testo. Lo studio dei legami intertestuali consente peraltro di cogliere il senso delle diverse operazioni di traduzione, nel contempo collocandole in un più ampio contesto letterario.

Lingua: Italiano
Pag. 29-37
Etichette: Decameron, Bruni Leonardo, Hieronim Morsztyn, Quattrocento, Seicento.,

Autore/i articolo: FRANCESCO FURLAN
Titolo articolo: Il bilinguismo albertiano

Scrittore almeno bilingue, l’Alberti traduce e si traduce, rivelando anche in ciò una peculiare forma di originalità, ch’è in parte insofferenza per ogni esercizio ripetitivo e deliberata infedeltà, tale da rendere non soltanto indecidibile ma di di scarso interesse e di scarsissima utilità la questione – spesso dibattuta – della precedenza dell’una o dell’altra versione dei suoi testi. È quanto dimostra ‘in concreto’ l’analisi di due opuscoli che ben esemplificano questa duplice attività dell’Alberti, di auto-traduttore da un lato e di traduttore dall’altro: il “Naufragus”, che con “Uxoria” è una delle due “Intercenales” (su un totale di 45-46 note) pervenutaci in doppia redazione latina e volgare, e la “Risposta fatta a uno singulare amico” che, come il Grayson dimostrò, dipende direttamente dalla “Dissuasio Valerii ad Ruffinum philosophum ne uxorem ducat” di Gualtiero Map.

Lingua: Italiano
Pag. 39-46
Etichette: Alberti Leon Battista, Traduzione, Quattrocento,

Autore/i articolo: ANDREA PICCARDI
Titolo articolo: Un caso di autotraduzione: il “De felice progresso di Borso d’Este” di Michele Savonarola

Il presente contributo fornisce un quadro informativo generale relativo al medico Michele Savonarola, al suo “Del felice progresso di Borso d’Este” e all’ambiente storico e culturale in cui tale scritto, composto tra il 1454 e il 1461, venne concepito. Di esso ci sono pervenute due redazioni, l’una in latino, l’altra in volgare. L’autore propone motivatamente l’attribuzione di entrambe al Savonarola stesso e afferma la precedenza di quella latina; rileva poi come la redazione in volgare appaia caratterizzata da una maggiore ricchezza tematica, e in questo aspetto scorge una traccia dello scopo per cui il volgarizzamento stesso venne eseguito.

Lingua: Italiano
Pag. 47-52
Etichette: Savonarola Michele, Del felice progresso di Borso d’Este, Volgarizzamento, Quattrocento,

Autore/i articolo: SEBASTIANO VALERIO
Titolo articolo: Una traduzione dei classici cristiani per Bona Sforza

Composta intorno al 1518 e stampata a Venezia dallo Zoppino nel 1524, dedicata a Bona Sforza d’Aragona in occasione del suo matrimonio con Sigismondo Iagellone di Polonia, l'”Operetta volgare” di Iacopo F. Pellenegra (Troja, 1447-Manfredonia, 1553) ospita, con le liriche dello stesso Iacopo, altresì quelle del figlio di lui Ottavio, perlopiù traduzioni poetiche di testi liturgici e paraliturgici ovvero brani di antichi autori cristiani e della “Vulgata” (in particolare dei “Salmi”). Il presente contributo evidenzia i principali modelli della versione del Pellenegra, da Dante (la cui terzina egli privilegiò) e dal Petrarca alla moderna letteratura umanistica del Cariteo, Tebaldeo, Cornazano, Serafino Aquilano et alii.

Lingua: Italiano
Pag. 53-69
Etichette: Pellenegra Iacopo F., Operetta volgare, Cinquecento,

Autore/i articolo: MARTIN L. MCLAUGHLIN
Titolo articolo: Boccaccio between Apuleius and Cicero: Bandello’s Latin Version of “Decameron”, X 8 (1509)

La novella di Tito e Gisippo (Boccaccio, “Decameron” X 8) fu tradotta in latino per ben sei volte nel periodo che va dal 1460 al 1580.Le due versioni più note sono quelle di Filippo Beroaldo il Vecchio (1491 ca.) e di Matteo Bandello (1509). Il grande umanista bolognese, autore nel 1500 di un autorevole commento ad Apuleio, offre una latinizzazione abbastanza fedele all’originale ma caratterizzata da un lessico apuleiano e da molte allusioni intertestuali all'”Asino d’oro”. La versione del Bandello segue invece maggiormente il modello petrarchesco fornendo una latinizzazione della novella caratterizzata da una più grande libertà e da amplificazioni: l’analisi dimostra che si tratta di una riscrittura radicale del testo boccacciano, dal latino in toto ciceroniano e con patente sottolineatura del contesto storico romano e dei valori romani. È chiaro che la versione del Bandello, lungi dall’essere un mero esercizio retorico, costituisce un implicito attacco al latino eclettico, per l’appunto apuleiano, della traduzione del Beroaldo, palesemente inserendosi nel dibattito, studiato dal Dionisotti in un libro famoso, che tra Quattro e Cinquecento oppone apuleiani e ciceroniani.

Lingua: Inglese
Pag. 71-82
Etichette: Decameron, Beroaldo Filippo, Bandello Matteo, Quattrocento, Cinquecento,

Autore/i articolo: GILBERT TOURNOY
Titolo articolo: L’ “Insstitutio principis christiani” di Erasmo e la sua prima traduzione francese a stampa

Il presente contributo è dedicato all’analisi dell’ “Institutio principis christiani” di Erasmo e della sua prima versione a stampa, dedicata dal notaio lionese Benoît du Troncy a Carlo Emanuele I di Savoia (1567-95), principe di Genevois e duca di Nemours. Pubblicata a Lione da Jean Pillehotte nel 1592, tale traduzione è stata menzionata dal Baudrier (“Bibliographie lyonnaise”, II 323), che pure non riuscì a trovarne copia e ignorò persino che si trattava di una traduzione del trattato erasmiano. Si propone in questa sede un preciso confronto tra la versione francese in questione e l’originale latino, nel contempo tentando di determinare quale edizione del testo possa esser stata usata dal Troncy come base della propria traduzione. Con lacune caratteristiche di quest’ultima sono altresì posti in rilievo i più significativi mutamenti introdotti dal traduttore nel discorso politico e religioso di Erasmo.

Lingua: Italiano
Pag. 83-91
Etichette: Erasmo da Rotterdam, Institutio principis christiani, Traduzione, Cinquecento,

Autore/i articolo: PIOTR SALWA
Titolo articolo: La traduzione francese dei “Paradossi” di Ortensio Lando

L’analisi della versione francese dei “Paradossi” di Ortensio Lando ad opera di Henri Estienne rivela in essa la costante presenza di strategie testuali tendenti a costruire un discorso diverso da quello landiano. L’indignazione, l’impeto o la veemenza dell’autore italico vengono sostituiti da ragionamenti di minor portata ideologica, in apparenza pacati. Lo si nota innanzitutto nella mancanza di riferimenti alla realtà contemporanea, in primo luogo alle polemiche religiose, nell’omissione di annotazioni erudite e nell’accentuazione degli elementi paradossali in una dimansione di puro gioco retorico. Sul piano argomentativo viene così smussata la forza sovversiva del testo originale mentre il paradosso conserva, con la propria espressività, anche un’efficacia ludica e divertita. Se nel caso dei “Paradossi” landiani ‘spicca nel libro l’assenza di argomenti gratuiti e di encomi del banale e dell’irrilevante’ (A. Corsaro), la versione francese prende da subito una piega diversa, puntando sul semplice rovesciamento del banale (facile da recuperare) e sull’irrilevanza del discorso al di fuori dei limiti del gioco.

Lingua: Italiano
Pag. 93-97
Etichette: Lando Ortensio, Paradossi, Estienne Henri, Cinquecento,

Autore/i articolo: MARTA WOJTKOWSKA-MAKSYMIK
Titolo articolo: Jan Smolik e la traduzione della “Dalida” di Luigi Groto

Il presente contributo è dedicato alla versione polacca di parte della “Dalida” di Luigi Groto (Venezia, 1572) composta da Jan Smolik (1560 ca.-1598 ca.). L’indagine verte sui diversi aspetti e problemi della traduzione nell’ampio contesto della tragedia italiana della seconda metà del Cinquecento, il cui sviluppo si lega alla ricezione e fortuna dei drammi di Seneca.

Lingua: Italiano
Pag. 99-102
Etichette: Groto Luigi, Dalida, Smolik Jan, Cinquecento,

Autore/i articolo: IOANNIS DELIGIANNIS
Titolo articolo: The study and reception of Plato at the school of Vittorino da Feltre as revealed from two epistles of Sassolo da Prato

Due tra le epistole di Sassolo da Prato, la dedicatoria ad Alessandro Gonzaga della sua versione latina della favola di Ercole e l’epistola-trattato “De Victorini Feltrensis vita ac disciplina”, contengono direttamente o indirettamente, per tramite di autori quali Cicerone, Plutarco e Boezio, numerosi riferimenti a Platone. La loro identificazione e il loro studio permettono di chiarire quali testi platonici fossero disponibili alla scuola di Vittorino a Mantova da un lato e, dall’altro, come Sassolo si sia servito dell’autorità di Platone per migliorare la propria argomentazione sul carattere e sulla vita di Vittorino, nonché sull’insegnamento di eloquenza, aritmetica e musica da quegli impartito e sulle sue teorie sull’educazione.

Lingua: Inglese
Pag. 105-129
Etichette: Sassolo da Prato, Platone, Vittorino da Feltre, Quattrocento,

Autore/i articolo: FEDERICA ROSSETTI
Titolo articolo: Il commento di Domizio Calderini all'”Appendix virgiliana”

Il presente contributo è principalmente dedicato all’analisi del commento di Domizio Calderini ad alcuni testi della cosiddetta “Appendix virgiliana”. Pubblicato bensì postumo, ma già nel 1480, e quindi primo commento umanistico a Virgilio a esser dato alle stampe, esso presenta tuttavia notevoli affinità con il commento di Pomponio Leto agli stessi testi dell’ “Appendix”. Dopo aver presentato gli incunaboli e i manoscritti che ce li hanno rispettivamente trasmessi, l’autrice punta perciò a chiarire la natura del rapporto tra i commentari dei due umanisti attraverso un confronto diretto di alcuni loro estratti.

Lingua: Italiano
Pag. 131-147
Etichette: Appendix virgiliana, Calderini Domizio, Leto Pomponio, Quattrocento,

Autore/i articolo: GIOVANNI ZAGNI
Titolo articolo: La fortuna dei romanzi arturiani francesi in Italia

La rassegna propone una panoramica degli studi sulla diffusione in Italia dei romanzi arturiani, un settore d’indagine rivelatosi di grande vitalità nell’ultimo ventennio. Essa rende conto delle numerose nuove acquisizioni per quanto riguarda la diffusione manoscritta dei testi originali e l’edizione dei loro volgarizzamenti e rifacimenti in Italia, campo in cui si è recentemente assistito a una ripresa che ha dato i propri risultati migliori nell’edizione dei molti testi derivati dal “Tristan en prose”, e illustra le conclusioni cui si è giunti negli ultimi anni, sebbene con un non unanime consenso, circa luoghi e tempi della diffusione della materia romanzesca d’oïl nella penisola italica.

Lingua: Italiano
Pag. 151-165
Etichette: Tristan en prose, Volgarizzamento, Trecento, Quattrocento,

Autore/i articolo: ORIOL MIRÓ MARTÍ
Titolo articolo: La reforma bembiana

Il presente contributo verte sul processo di formazione del canone letterario e linguistico codificato dal Bembo nelle “Prose della volgar lingua” (1525). I risultati di quel ricco e complesso processo, non sempre correttamente contestualizzati, sono stati talvolta erroneamente interpretati producendo varie e divaricate letture della tesi stessa del grande umanista veneto sostenuta con il proprio progetto filologico – la necessaria imitazione, cioè, del modello migliore, a sua volta un condensato di quanto meglio gli Antichi potessero aver prodotto, al fine di un doppio superamento: quello del medesimo proprio modello (i.e. della tradizione) da un canto, e quello di se stessi (i.e. della modernità) dall’altro. De facto, tale vera e profonda riforma letteraria imposterà una delle più solide basi della letteratura moderna, ben oltre i confini italici.

Lingua: Spagnolo
Pag. 167-173
Etichette: Bembo Pietro, Prose della volgar lingua, Cinquecento,