Giornale storico della letteratura italiana | 2017 | N. 645

L’ A. del saggio si sofferma sulla delineazione e interpretazione dantesca del personaggio di Giasone e del mito degli Argonauti individuandone possibili archetipi, tra cui le “Heroides” di Ovidio (per il canto XVIII dell’ “Inferno”, dove campeggia la figura di Giasone) e l’ “Historia destructionis Troiae” di Guido delle Colonne (come fonte della V Epistola, in cui il riferimento alla spedizione degli Argonauti è inserito all’interno di una risoluta argomentazione a favore del carattere provvidenziale della storia profana).

Di Benedetto circoscrive la sua analisi ai rapporti intercorsi tra Ezra Pound e Benedetto Croce: dall’unico incontro avvenuto tra i due, il 30 settembre del 1929, alla sottolineatura della natura dell’interesse avuto dal poeta americano per il filosofo nostrano.

Indagine sul significato dell’espressione “curiale” attribuita da Dante al volgare nel “De vulgari eloquentia” attraverso le informazioni contenute nel memoriale angionino (1313) e nella “Monarchia”.

L’A. discute della nuova riformulazione stemmatica della tradizione testuale del “Trecentonovelle” di Franco Sacchetti proposta da Michelangelo Zaccarello (Firenze, SISMEL, 2014) a partire dalla lacuna presente nella novella LIX.

L’A. fa luce sull’identità dell’ignoto cronista citato da Tasso in alcune sue lettere e menzionato più volte come crociato e testimone degli eventi narrati nella “Gerusalemme conquistata”. Si tratterebbe di tale Rocoldo di Prochese, verosimilmente autore della cronaca anonima della prima crociata pervenutaci con il nome di “Gesta Francorum”.

Viene rintracciata una possibile fonte manzoniana per il brano relativo al ragionamento di Don Ferrante sulla natura della peste nei “Promessi sposi”. Si tratterebbe delle “Prediche quaresimali” del cappuccino comasco Emmanuele Orchi, da cui Manzoni poté aver tratto spunti preziosi per creare lo stile dell’Anonimo.

Osservazioni di carattere linguistico sulla natura e l’uso del costrutto causativo nell’ “Orlando furioso”, che costituisce un tratto saliente della lingua del poema ariostesco.

Individuazione della fonte del noto distico foscoliano indirizzato a Monti “gran traduttor de traduttor di Omero”. L’origine dello sfottò sarebbe da rinvenire nel dialogo platonico “Ione”.

Rassegna del corposo volume di studi recenti sul classicismo di età umanistica, dedicato a Gianvito Resta (1921-2011), dal titolo “Il ritorno dei classici nell’Umanesimo. Studi in memoria di Gianvito Resta”, a cura di G. Albanese, C. Ciociola, M. Cortesi, C. Villa, Firenze, SISMEL-Edizioni del Galluzzo, 2015.