Giornale storico della letteratura italiana | 2014 | N. 634

L’A. del saggio intende dimostrare come dall’analisi delle allegazioni offerte da Boccaccio al “De vulgari eloquentia” dantesco emergerebbe un rapporto privilegiato con il testimone berlinese dell’opera. L’analisi dei riferimenti al trattato incompiuto presenti nei lavori di Boccaccio consentirebbe inoltre di affermare una precoce conoscenza dell’opera dell’Alighieri da parte del Certaldese, verosimilmente ascrivibile agli anni del suo soggiorno napoletano. Dopo aver commentato e integrato le citazioni di Boccaccio riconducibili alla lettura del “De vulgari eloquentia”, l’A. si sofferma su un esame dettagliato del codice berlinese.

L’A. dà conto del ritrovamento, presso l’Istituto Italiano per gli studi storici di Napoli, di un’edizione datata 1542 della “Dichiaratione fatta sopra la seconda parte delle rime della divina Vittoria Collonna [sic]” di Rinaldo Corso (1525-1582). L’importanza della scoperta è notevole, anche perché suffraga l’ipotesi di Quirino Bigi secondo cui esisteva almeno un’edizione del commentario di Corso ai versi spirituali della Colonna risalente al 1542 e quindi precedente rispetto alle edizioni del 1543 e 1558.

L’A. rende noto il ritrovamento di un manoscritto parzialmente autografo di Alessandro Tassoni, recante la traduzione di due opere di Tacito (“La vita di Agricola” e la “Germania”) e una serie di annotazioni critiche in latino al testo tacitiano secondo la lezione fornita dal filologo fiammingo Giusto Lipsio (1547-1608) in numerose edizioni tacitiane pubblicate a partire dal 1574.

Nel lungo saggio si ripercorrono alcune delle recensioni e delle testimonianze dei contemporanei sulla figura di Arrigo Boito e sulla sua produzione letteraria.

Sono esposte alcune considerazioni in margine alla lettura della recente edizione critica dell'”Arcadia” di Sannazaro a cura di Carlo Vecce (Roma, Carocci, 2013), che riproduce l’edizione summontiana dell’opera del 1507 ma si fonda su un esemplare custodito a Napoli nella Biblioteca dell’Istituto Italiano per gli studi storici “Benedetto Croce”.

Nel recensire il volume a cura di Simone Volpato e Riccardo Cepach “Alla peggio andrò in biblioteca. I libri ritrovati di Italo Svevo” (Macerata, Biblohaus, 2013), l’A. mette in evidenza l’importanza del ritrovamento di un’altra settantina di libri appartenuti allo scrittore triestino, di cui Volpato stila un utilissimo catalogo, corredandolo da studi suoi e di Cepach che inquadrano con ancora maggiore precisione l’eco delle suggestioni esercitate su di lui da filosofi e letterati contemporanei. Tra questi Cepach individua Kierkegaard e Rilke dei “Quaderni di Malte Laurids Brigge”.

L’A. chiarisce il significato dell’espressione ‘frittate di Chiusura’ presente in una lettera di Paolo Giovio a Giorgio Vasari del 1547. Diversamente da quanto a tutt’oggi sostengono i maggiori studiosi vasariani, il riferimento epistolare sarebbe da intendersi in senso letterale, dovendosi attribuire al vitto che i monaci olivetani erano soliti offrire a Vasari quando lavorava per loro.

Rassegna dei seguenti studi settecenteschi: G. Getto, “Storia delle storie letterarie”. Nuova edizione a cura di Clara Allasia, Napoli, Liguori, 2010; Il «Giornale de’ Letterati d’Italia» trecento anni dopo. Scienza, storia, arte, identità (1710-2010), Atti del convegno, Padova, Venezia, Verona, 17-19 novembre 2010, a cura di Enza del Tedesco, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, 2012; Marco Forcellini, “Diario zeniano”, a cura di Corrado Viola, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, 2012; Alessia Giachery, “Jacopo Morelli e la Repubblica delle lettere attraverso la sua corrispondenza (1768-1819)”, Venezia, Marcianum Press, 2012.