Giornale storico della letteratura italiana | 2008 | N. 610

L’A. ascrive il poemetto elegiaco “De vita quieta” dell’umanista modenese Bartolomeo Paganelli da Prignano al novero delle fonti ispiratrici di alcuni noti passi di due capolavori della letteratura italiana tra Cinque e Seicento: le “Satire” di Ariosto e l’ “Aminta” di Tasso.

Alla produzione letteraria di Federico De Roberto appartengono, in aggiunta alle più note opere narrative, fra cui spiccano “I Vicerè”, una serie di testi di natura pseudoscientifica dedicati al tema dell’amore. Tra questi figura il trattato “L’amore. Fisiologia – Psicologia – Morale”, pubblicato presso l’editore milanese Galli nel 1895 e qui esaminato anche in riferimento alla coeva produzione scientifica sull’argomento, con particolare riguardo alle opere di Mantegazza.

Sono pubblicate e commentate nel saggio ventidue lettere, quasi tutte inedite, indirizzate dal poeta riminese Aurelio de’ Giorgi Bertola (1753-1798) all’editore bassanese Giuseppe Remondini (1745-1811) tra il 1783 e il 1786. I documenti epistolari in questione, pur nella loro brevità, consentono di desumere informazioni preziose sui progetti editoriali di Bertola, sui suoi soggiorni veneti, sul colto ambiente che lo accoglieva e sui suoi rapporti con il tipografo, legati peraltro ad una comune fratellanza massonica.

L’epistolario di Petrarca, osserva l’A., “restituisce potentemente l’immagine di un uomo nello stesso tempo sincero e spregiudicato, generoso e calcolatore. Vi si riflette il pensatore che per una serie di idee sulla vita politica e civile prelude addirittura a Machiavelli, […] ma anche lo scettico […] che ritiene che alla fine qualsiasi cosa si faccia su questa terra, tutto appare come una favola inconsistente e un vano sogno” (p. 259). A Ugo Dotti, come opportunamente sottolinea l’A., il merito di aver reso possibile la conoscenza di aspetti notevoli della biografia del letterato attraverso la prosecuzione dell’impegnativo lavoro di edizione del suo epistolario, con la pubblicazione recente dei libri VI-XV delle “Familiari” e VII-XII delle “Senili”.

L’eredità lasciata dalla pubblicazione di “Geografia e storia della letteratura italiana” (1967) di Carlo Dionisotti è vasta e variegata. Ne discute Angelo R. Pupino nel suo contributo, operando un bilancio degli studi critici legati al magistero del critico torinese nell’arco del quarantennio trascorso dall’edizione del suo più importante lavoro.

Ampia, accurata ed utilissima rassegna degli studi più recenti sul Rinascimento e i suoi autori più o meno rappresentativi.