Giornale storico della letteratura italiana | 2006 | N. 601

Nel saggio di Justin Steinberg la questione dell’esistenza storica di Compiuta Donzella rimane sullo sfondo. Interesse prioritario dell’A. è infatti piuttosto quello di identificare il ruolo svolto dalla persona letteraria della Compiuta all’interno dell’Antologia poetica del Vaticano Latino 3793, codice in cui sono raccolte le poesie del corpus ad essa attribuite. Più specificamente, attraverso l’analisi dei termini ‘compiuta’ e ‘donzella’ nei testi coevi, nella prima parte del saggio l’A. dimostra come la Compiuta donzella sia per il lettore medievale un “soggetto sociale riconoscibile: una giovane donna non sposata, poco più che adolescente” (p. 7). Nella seconda parte del suo lavoro lo studioso analizza le poesie attribuite alla Compiuta ed altre liriche scritte ‘in voce di donna’ presenti nel manoscritto, al fine di precisarne meglio il ruolo assunto nel contesto poetico e politico dello stesso. Nella terza parte, invece, l’A “delinea il contrasto tra l’ambiente laico nel quale sono inseriti i testi nel Vaticano e l’interpretazione moralistica e religiosa della Compiuta che emerge negli scritti di Guittone d’Arezzo e di Francesco da Barberino” (pp. 7-8). Nella conclusione, infine, l’A. riaffronta la questione dell’esistenza o meno di una scrittura femminile nel manoscritto, asserendo come il discorso sulla Compiuta abbia in realtà una “funzione mediatrice rispetto al problema posto dall’istruzione della donna nella nascente società borghese mercantile” (p. 8).

Carlo Caruso ripercorre la genesi di “Pianto antico” di Giosue Carducci giovandosi dell’esame delle varianti d’autore presenti nei due manoscritti testimoni della lirica. Particolare attenzione viene inoltre dedicata dallo studioso alla struttura metrica ed all’organizzazione strofica della poesia, nonché alla sua fortuna critica e, più specificamente, all’apprezzamento tributatogli da Theodore Mommsen. In appendice al saggio, oltre alle fotografie dei due manoscritti della lirica (Bologna, Biblioteca di casa Carducci, ms. Cart. II, 9 e Cart. 86.1 (XIII) Fondo Resta), Caruso allega la lettera inviata da Ulrich von Wilamowitz-Moellendorff (suocero di Mommsen e con lui autore di una traduzione in tedesco di “Pianto antico”) ad Alberto Lumbroso, datata 1911, nella quale lo scrivente rivendicava a sé ed al Mommsen il merito di aver divulgato per primi la poesia di Carducci in Germania.

Attraverso un’attenta analisi intertestuale interna ed esterna delle laude di Iacopone da Todi (relativa cioè tanto ad ogni singola lauda che al rapporto intercorrente tra una lauda e l’intero laudario) ed una rigorosa contestualizzazione della poesia e della spiritualità iacoponica, l’A. corregge l’interpretazione vulgata del poeta duecentesco, dimostrando “l’inconsistenza del mito, antico, del ‘pazzo pro Cristo’ spregiatore del raziocinio e ‘squilibrato’ dagli eccessi dell’affetto mistico” (p. 91).

L’A. reca un valido contributo all’esegesi di “Purgatorio” III, 103-112, verificando nei versi danteschi, attinenti all’episodio di Manfredi, la presenza di precise reminiscenze bibliche. Alla base della descrizione dei tratti fisici che Dante dà del re svevo nelle terzine in questione ci sarebbe, in breve, un ipotesto biblico, coincidente con il ritratto scritturale del giovane profeta Davide.