Giornale storico della letteratura italiana | 2005 | N. 600

È ripercorsa la storia redazionale del “Discorso su la Italia” di Ugo Foscolo e documentata l’esistenza di una sua prima redazione, indirizzata al generale Moreau e datata 28 agosto 1799. Si tratta dunque di una versione anteriore di circa un mese e mezzo rispetto all’unica fino ad oggi nota, quella all’indirizzo del generale Championnet. Rinvenuto presso il Service Historique de l’Armée de Terre di Vincennes, il testo inedito del “Discorso su l’Italia di Niccolò Ugo Foscolo al generale Moreau” è utilmente pubblicato di seguito al saggio, con l’indicazione in nota delle varianti occorse nella redazione successiva.

L’A. individua una duplice figurazione del sacro nell’estetica manzoniana. “Categoria estetica ed intellettuale”, secondo l’A. il sacro svolge “un ruolo ambivalente nell’estetica dello scrittore milanese”: oltre ad essere “funzionale” (p. 507), esso assumerebbe cioè anche una valenza “epistemologica”, consentendo di proporre “un sistema di pensiero misto, razionale e fideistico, come soluzione interpretativa della storia” (p. 509).

L’A. postilla un passo della “Mandragola” di Machiavelli (atto III, scena 11) in cui il frate Timoteo perfeziona il suo fortunato tentativo di convincere la timorata Lucrezia a tradire il marito Nicia con il giovane Callimaco assicurandole che reciterà per lei l’ “Orazione dell’Agnol Raffaello”. La perspicuità del passo si giova dell’identificazione da parte dell’A. della preghiera dell’angelo Raffaele, qui pubblicata. Si tratta un’orazione devota pubblicata a Venezia nel 1491-92, allora assai diffusa attraverso varie stampe popolari ed oggi conservata presso la fondazione Cini.

Esegesi della lirica ungarettiana “L’Isola” (1925), appartenente alla silloge “Sentimento del tempo” e qualificata, come osserva l’A., dalla “straordinaria tessitura fonica, metrico-ritmica, figurativa e letteraria” (p. 541). Il fascino del componimento, accostato con una suggestiva analogia musicale ad “una partitura politonale” per via del rispecchiamento e dell’interazione dei vari livelli testuali (fonologico, sintattico, retorico e tematico), risiederebbe secondo l’A. nella “pluralità delle interpretazioni e dei riecheggiamenti […] che si sovrappongono in filigrana, creando quell’atmosfera di diffusione semantica” (p. 545) che ne è la caratteristica fondamentale.

L’A. espone le sue riflessioni a margine della lettura di “La pelle di san Bartolomeo. Discorso e tempo dell’arte” (Torino, Einaudi, 2003) di Cesare Segre, offrendo il suo contributo al vivace dibattito che il libro sta attualmente suscitando.

L’A. fornisce “un campione casuale” ma esemplificativo delle molteplici direzioni di indagine verso cui si sono rivolti recentemente gli studi rinascimentali, con particolare riferimento alla città di Firenze e agli ambiti della religione, delle arti figurative, della trattatistica e della musica.