Giornale storico della letteratura italiana | 2005 | N. 599

Paolo Cherchi offre una testimonianza della particolare vitalità della produzione latina di Petrarca in epoca Barocca, documentata dall’incorporazione del “De remediis utriusque fortune” nella rassettatura secentesca della “Polyanthea” curata da Joseph Lang (Langius), sorta di fortunato repertorio a mezzo tra un dizionario delle idee e un dizionario storico della lingua. Il censimento dei lemmi, ordinati alfabeticamente, presenti nella “Polyanthea” del 1607, ripresentata ai lettori a un secolo di distanza dalla prima edizione con mutamenti vistosi, mostra infatti l’inclusione di ben 192 dei 254 capitoli petrarcheschi.

L’A. saggia l’influenza avuta dalla metrica metastasiana sullo sviluppo storico della lirica italiana settecentesca, riconoscendola nel contributo decisivo dato all’instaurazione, intorno al secondo e terzo decennio del Settecento, di una nuova tradizione metrica, “che supera ampiamente il logoramento dell’Arcadia e i limiti cronologici del secolo”, e nella “forza propulsiva” (ibidem) a essa conferita dal successo stesso dell’opera di Metastasio piuttosto che “nella trasmissione di singole forme” (p. 355)

Nel lunghissimo saggio Salvatore Lo Re ricostruisce in maniera particolareggiata la genesi e gli sviluppi della controversia letteraria sorta tra Annibal Caro e Lodovico Castelvetro a proposito della canzone dei “Gigli d’oro” (1553) del Caro, illustrandone i retroscena politici.

Al centro del saggio sono l’ode encomiastica di Vincenzo Monti “Fior di mia gioventute” sulla Festa Nazionale celebrativa della vittoria di Marengo, tenutasi a Milano il 26 giugno 1803, ed un epigramma satirico, scritto in risposta allo stesso, attribuito ormai questi senza incertezze ad un giovane Alessandro Manzoni. L’A. avvalora la paternità manzoniana dell’epigramma corroborandola con alcuni esempi.

L’A. fa luce sulle vicende redazionali e di pubblicazione della seconda edizione del “Duca d’Atene” di Niccolò Tommaseo, licenziata nel 1858 a Milano dall’editore Francesco Sanvito, giovandosi delle informazioni contenute in alcune lettere inedite scambiate dal Sanvito con lo scrittore dalmata.

Ampia ed approfondita recensione della recente edizione della pastorale di Angelo Ingegneri “La Danza di Venere” a cura di Roberto Puggioni (Roma, Bulzoni, 2002). L’opera, rappresentata nel 1583, fu pubblicata per la prima volta l’anno successivo a Vicenza e poi riedita in altre tre occasioni (Genova, Pavoni, 1604; Vicenza, Per Girolamo Brescia, 1613; Vicenza, Amadio, 1613).

Emilio Pasquini commemora Raffaele Spongano, scomparso il 26 novembre 2004 all’età di cento anni, ripercorrendo le fasi salienti della sua attività di studio e sottolineando l’importanza del suo magistero.