Giornale storico della letteratura italiana | 2003 | N. 591

L’autore verifica la pertinenza della formula solmiana dell’ “ablazione dell’io” come “caratteristica essenziale della chirurgia aforistica leopardiana” dei “Pensieri”. Secondo lo studioso la genesi dell’operetta, da collocarsi tra la fine dell’inverno e la primavera del 1829, sarebbe connessa alla sollecitazione offerta a Leopardi dalla lettura di testi aforistici e di Rosseau in particolare, ed alle peculiari condizioni psicologiche e ideologiche maturate dal poeta nel corso dell’ultimo soggiorno recanatese. Ideato dunque verosimilmente nei primi mesi del 1829 a Recanati, “il libro di aforismi sulla pratica della società – osserva l’autore – trova a Napoli le condizioni propizie per uscire dalla fase di incubazione”, concretizzandosi in un’opera interamente dominata “dal senso di estraneità e ostilità per il genere umano” e da una vera e propria “fenomenologia dell’odio”, rispetto alle quali, tuttavia, solo raramente “scatta una possibilità di identificazione”.

Il contributo è dedicato all’analisi della prima serie del periodico bimestrale bolognese “Il Propugnatore” (1868-1887), fondato nel 1868 dal presidente della “Commissione per i testi di lingua”, Francesco Zambrini, essenzialmente come “strumento di espressione di tutti i puristi contrari al progetto romantico manzoniano di soluzione alla questione della lingua”. L’autore del saggio rileva come fu solo durante il primo quinquennio che la rivista, diretta dallo stesso Zambrini, riuscì a costituire un organo importante ed efficace di difesa del purismo in Italia. Già dal 1872, infatti, essa cominciò a dibattersi tra difficoltà di ogni sorta, non essendo più ricercata da un largo pubblico. Fu così che nel 1872 Zambrini decise di abbandonare la direzione del periodico, riprendendola, tuttavia, nel 1873. In quell’anno il periodico ripartì “con un movimento purista apparentemente indebolito” quando non “all’inizio della disintegrazione”, aprendosi all’apporto di collaboratori anche non puristi e trasformandosi gradualmente in “luogo di incontro di ogni genere di note, di lettere, di lamenti, insomma di informazioni generalmente riguardanti le carenze e le negligenze delle autorità politiche, nei settori dell’educazione e della cultura”. Oltre a Zambrini, tra i principali animatori della rivista, che dopo i primi cinque anni divenne “solo lo specchio di una penosa e lunga agonia” del purismo, vi furono Luigi Savorini e l’abate veronese Luigi Gaiter.

Angelo Raffaele Pupino incentra la sua articolata analisi sulla “lettura” continiana di Gabriele d’Annunzio, esplicitando le “implicazioni post-crociane non meno che crociane” ad essa immanenti. Esaminare la riflessione di Contini sull’opera di d’Annunzio, come osserva preliminarmente Pupino, costituisce un utile “esercizio paradigmatico” per seguire l’evoluzione dell’Autore da crociano a post-crociano.

Nei due libri memorialistici “Se questo è un uomo” e “La tregua” di Primo Levi Bruno Porcelli rintraccia l’esistenza di coppie di nomi, definite vere e proprie “cerniere onomastiche”, utilizzate dall’autore torinese ad individuare le “fondamentali bipartizioni strutturali dei due grandi racconti del Lager”.

Rassegna dei più recenti ed “importanti eventi editoriali” dedicati a Pietro Verri ed al contempo “omaggio” all’intellettuale illuminista, sulla base di quelli, attraverso un’opportuna evidenziazione degli aspetti di Verri “che suscitano la nostra ammirazione, che arricchiscono la nostra comprensione del suo inesausto fervore intellettuale, della sua cultura, del suo infaticabile rapportarsi ai tempi in cui visse”. Queste le opere principali citate in rassegna: P. VERRI, “‘Manoscritto’ per Teresa”, a c. di G. Barbarisi, Milano, Edizioni Universitarie di Lettere Economia Diritto, 1999; “Pietro Verri e il suo tempo”. Atti del convegno Milano 9-11 ottobre 1997, a c. di C. Capra, Milano, Cisalpino, Istituto Editoriale Universitario, 1999; P. VERRI, “Memorie”, a c. di E. Agnesi, Modena, Mucchi, 2001; C. CAPRA, “I progressi della ragione. Vita di Pietro Verri”, Bologna, Il Mulino, 2002.