Giornale storico della letteratura italiana | 2002 | N. 586

Il saggio propone un’ “esplorazione fra i poemi biblici del Rinascimento”. Vengono censiti i testi di argomento sacro pubblicati in volgare tra Quattrocento e Cinquecento, individuati i loro fruitori attraverso l’interrogazione delle sezioni peritestuali dei poemi e le note di possesso degli esemplari superstiti, e rilevate le influenze della censura ecclesiastica del Tribunale dell’Inquisizione su questo tipo di produzione letteraria. Una parte dello studio è riservata, altresì, alla definizione delle caratteristiche letterarie dei testi biblici, piú precisamente all’analisi delle forme metriche adottate dagli autori dei poemi sacri.

Il contributo è incentrato sull’esame delle liriche latine appartenenti ai tre libri della “Xandra” (1443-58) di Cristoforo Landino. Piú dettagliatamente, si individuano i referenti elegiaci principali della raccolta poetica dell’umanista fiorentino, che vanno dal Petrarca dei “Rerum vulgarium fragmenta” ai lirici Properzio, Callimaco e Catullo, in una circolarità che rimanda dal mondo classico a quello volgare e viceversa.

Giovanni da Pozzo illustra e commenta una redazione inedita dell’epigramma foscoliano “Tombe siam noi di tre fratelli”, rinvenuta tra i manoscritti foscoliani della Biblioteca Labronica di Livorno. Costituita da soli otto versi, disposti in senso verticale nello spazio libero delle seconda colonna di una carta recante appunti di argomento dantesco, la poesia mostra alcune varianti rispetto alla versione che compare attualmente nell’Edizione Nazionale delle Opere dell’autore a cura di Guido Bézzola. La presenza di annotazioni intorno a materia dantesca, che precedono la redazione dei versi dell’epigramma, consentirebbe di ipotizzare per la poesia una datazione piú tarda rispetto a quella convenzionale del 1797, forse quella dell’esilio londinese. Vengono suggerite inoltre nuove ipotesi in merito all’originalità del componimento foscoliano.

La presenza dell’opera di Arthur Rimbaud nella poesia di Dino Campana, sarebbe per l’autore del saggio una questione a tutt’oggi non sufficientemente chiarita e analizzata in profondità. Scopo dichiarato del lungo contributo di Giuseppe Crimi, pertanto, è proprio quello di “mostrare sia la quantità piú consistente possibile di materiale letterario rimbaudiano utilizzato da Campana, sia il differente riuso di tale materiale su molteplici livelli”, nella convinzione che si possa parlare, anche per il poeta di Marradi, di “‘sedimentazione’ o di ‘stratificazione’ della memoria, su cui posano vari riferimenti al poeta francese, denotati da un aspetto in alcuni tratti volontario, in altri meno”.

Vania de Maldé commenta la recente edizione critica delle “Poesie” di Tommaso Campanella a cura di F. Giancotti (T. CAMPANELLA, “Le Poesie”, testo criticamente riveduto e corretto a c. di F. Giancotti, Torino, Einaudi – NUE, 1998).

Breve nota informativa del volume “Archivio della Commissione per i testi di lingua in Bologna (1841-1974)” a cura di Armando Antonelli e Riccardo Pedrini (Bologna, Tipografia Compositori, 2002). Nella prima parte del libro vengono fornite informazioni utili in merito agli scopi, le finalità, le vicende, i protagonisti dell’istituzione, i contenuti dell’archivio e la sua storia; nella seconda parte, invece, che occupa i tre quarti dell’opera, figurano l’inventario e gli indici dell’archivio della “Commissione”.

Nell’intervento, che occupa l’esiguo spazio di appena due pagine, Arnaldo Di Benedetto propone un’annotazione sul seguente, brevissimo epigramma alfieriano del 1783: “Il Papa è papa e re/dèssi abborrir per tre”, verosimilmente rielaborazione di una filastrocca popolare presente anche in un brano della prefazione carducciana a “Giambi ed epodi’ del 1882, prefazione poi confluita nella terza serie di “Confessioni e battaglie” (1884).

Arnaldo Di Benedetto segnala l’uscita di tre cataloghi di mostre molto differenti tra loro. Il primo catalogo, dal titolo “La Campagna Romana da Hackert a Balla”, a c. di Pier Andrea De Rosa e Paolo Emilio Trastulli (Roma, Edizioni Studio Ottocento-Edizioni De Luca, 2001), si riferisce ad una mostra di pittura tenuta al Museo del Corso di Roma dal novembre 2000 al febbraio 2002; il secondo catalogo presentato, invece, è quello della mostra alfieriana tenutasi presso la Biblioteca Reale di Torino nel 2001 (“Per far di bianca carta carta nera”, a c. di Vittorio Colombo, Giovanna Giacobello Bernard, Clemente Mazzotta, Guido Santato, Savigliano, Editrice Artistica Piemontese, 2001); il terzo ed ultimo catalogo, infine, si riferisce alla mostra dedicata ad Emilio De Marchi ed allestita nelle sale del Museo di Storia Contemporanea di Milano dal dicembre 2000 al gennaio 2001 (“Emilio De Marchi 1851-1901. Documenti, immagini, manoscritti”, a c. di Nicoletta Trotta, presentazione di Maria Corti, Comune di Milano, Settore Musei e Mostre Biblioteca Trivulziana, 2001).