Giornale storico della letteratura italiana | 2002 | N. 585

Ugo Dotti rintraccia ed illustra le complesse cause di natura storico-sociologica che nella seconda metà dell’Ottocento portarono in Francia ed in Italia alla nascita del ‘romanzo moderno’. Ad una sintesi pregnante dei profondi mutamenti che si verificarono tra la fine dell’Ottocento e i primi vent’anni del Novecento, sino cioè all’affermazione della dittatura fascista, lo studioso fa seguire un’analisi suggestiva delle differenti modalità assunte dal ‘nouveau roman’ nei suoi autori italiani piú rappresentativi: Gabriele d’Annunzio, Luigi Pirandello, Italo Svevo. L’indagine letteraria e l’analisi storica saldamente intrecciate nel contributo, forniscono un’occasione di riflessione sul nuovo modo in cui la contemporaneità, rispecchiata o ‘pretestuosamente’ deformata, venne assorbita nei romanzi di tre grandi scrittori moderni.

Mario Marti recensisce “Dal primo all’ultimo Dante” di Domenico De Robertis (Firenze, Le Lettere, 2001), una raccolta di dodici interventi sul poeta fiorentino già apparsi tra il 1971 ed il 1997 e riproposti nel volume con lievi ritocchi ed aggiunte. Le pagine ‘felici e luminose’ su Beatrice e il tema della beatitudine, la ‘robustezza’ dell’analisi del primo Dante, l’ ‘affabilità incoraggiante’ con la quale De Robertis accompagna la sua ‘rivisitazione del tempo fiorentino di Dante’, la riflessione sulla ‘consistenza storica dello Stilnovo come categoria letteraria alle porte della lirica moderna’, costituiscono per Marti un invitante richiamo alla lettura di un libro che non è ‘di quelli che scivolano via dalla memoria come pioggia sul cappotto d’incerato’. Il recensore alterna nel suo intervento l’ ‘oggettiva informazione propria di una recensione’ e l”articolata discussione’ su alcuni dei punti ‘piú caldi’ affrontati nel volume, il cui valore viene riconosciuto proprio nella capacità di suscitare e stimolare nuove proposte di approfondimento e di verifica.

Viene esaminato il sonetto campestre “I’ sento il Rossignuol”, appartenente alla giovanile raccolta di “Rime” (1602) di Giovan Battista Marino. Trattandosi di un tipico carme figurato – osserva l’autore del saggio – la poesia di Marino offre ‘un esempio di ideogramma tale da costringerci a retrodatare – rispetto alle “Dicerie” del 1614 e alla “Sampogna” del 1620 – l’applicazione di Marino ad un simile genere di artifici’.

Nel suo lungo intervento Arnaldo Di Benedetto propone alcune osservazioni ‘in margine’ alla recente edizione critica, a cura di Giulia Raboni, delle due raccolte poetiche “Le Maniere de’ versi toscani” e “Scherzi e Canzonette Morali”, pubblicate da Gabriello Chiabrera nel 1599 (G. CHIABRERA, “Maniere, Scherzi e Canzonette Morali”, a cura di G. Raboni, Parma, Fondazione Pietro Bembo, Ugo Guanda Editore, 1998).

Arnaldo Di Benedetto segnala i titoli di alcuni dei contributi piú significativi apparsi sul n.° 2219 (luglio-settembre 2001) della “Nuova Antologia”, soffermandosi brevemente sul saggio “Antiretorica e spontaneità di Francesco De Sanctis (una lettera inedita del 9 dicembre 1874)”, in cui Giuseppe Muscardini riproduce e commenta un’inedita lettera desanctisiana del 1874 a Giacomo Lovatelli, presidente del comitato che presiedeva alle ‘celebrazioni’ del quarto centenario della nascita di Ludovico Ariosto.

Viene pubblicata e commentata brevemente una lettera di Goffredo Parise a Giuseppe Faggin, la cui datazione è fatta risalire al periodo di tempo compreso tra la fine di novembre e i primi di dicembre del 1974. Un ricordo manoscritto di Faggin vergato su una copia della ristampa mondadoriana del “Ragazzo morto e le comete” (settembre 1985), una cartolina di Parise inviata da Kyoto nel 1980 ed una sua dedica sulla copia del “Sillabario n. 2” destinata al maestro, sono le altre ‘tracce’ fin ora riemerse ed esibite dall’autore del contributo a riprova del rapporto di amicizia che legò lo scrittore vicentino e il suo insegnante di filosofia.

Mario Pozzi fornisce un’utile rassegna degli studi bruniani pubblicati in Italia e all’estero negli ultimi decenni.

Rassegna bibliografica degli studi su Massimo Bontempelli pubblicati tra la fine degli anni Settanta ed il Duemila. Questi alcuni dei titoli segnalati: M. BONTEMPELLI, “L’Avventura novecentista”, Firenze, Vallecchi, 1974, a c. di R. Jacobbi; M. BONTEMPELLI, “Opere scelte”, a c. di L. Baldacci, Milano, Mondadori, 1978; G. BARBERI SQUAROTTI, “Rompere il silenzio su Bontempelli”, in “La Stampa”, 10-11-1978, p. 3; C. BO, “Bontempelli candido e scettico”, in “Corriere della sera” , 4-12-78; M. PICCHI, “Artista piccolino, fascista grandicello”, in “L’Espresso”, n. 48, 1978; A. SACCONE, “Massimo Bontempelli – Il mito del ‘900”, Napoli, Liguori, 1979; F. AIROLDI NAMER, “Massimo Bontempelli”, Milano, Mursia, 1979; E. URGNANI, “Sogni e visioni: Massimo Bontempelli tra surrealismo e futurismo”, Ravenna, Longo, 1991; “Massimo Bontempelli scrittore e intellettuale”, Atti del Convegno (Trento, 18-20 aprile 1991), a c. di C. Donati, Roma, Editori Riuniti, 1991; R. BEN-GHIAT, “La cultura fascista”, Bologna, Il Mulino, 2000; A. D’ORSI, “La cultura a Torino tra le due guerre”, Torino, Einaudi, 2000.