Forum Italicum | 2013 | N. 1

Il saggio prende in esame il ruolo di profeta che Dante si attribuisce in diversi luoghi della “Commedia”. Tale ruolo – secondo Santagata – potrebbe essere generato da motivi di ordine psicologico, sociale ed economico, in grado di causare senso di insicurezza e quindi di rivalsa. Il tratto più tipico della personalità dantesca è il suo sentirsi e presentarsi come diverso, se non proprio come eccezionale; alla base di questo atteggiamento c’è un malessere di tipo sociale. Dante più volte si sarà chiesto quale fosse il suo posto nella società fiorentina. La madre, Beatrice, gli amici facevano tutti parte di un ceto sociale e finanziario diverso dal suo e questo potrebbe aver generato in uno spirito di per sé ambizioso meccanismi di frustrazione, di competizione e di eccessiva autostima.

Tra il XVIII e il XIX secolo in Russia si registra il periodo di maggiore interesse per l’opera di Petrarca. Tatiana Yakushkina nel saggio si interroga se il concetto di ‘petrarchismo’ possa essere applicato anche in Russia; la studiosa giunge alla conclusione che il termine ‘petrarchismo’, per quanto riguarda la Russia, può essere usato soltanto nel significato più ampio per denotare varie forme poetiche in cui gli scritti e la biografia di Petrarca hanno influenzato gli scrittori russi tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento.

Dopo aver esaminato la relazione fra genere e nazione nel canone dei romanzi ad argomento risorgimentale (dalle “Ultime lettere di Jacopo Ortis” di Ugo Foscolo a “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa), il saggio analizza “Il sorriso dell’ignoto marinaio” di Vincenzo Consolo che riveste un ruolo fondamentale nella tradizione del romanzo storico italiano. In particolare Norma Bouchard si sofferma sul personaggio di Catena Carnevale, soggetto simbolico fondamentale ne “Il sorriso dell’ignoto marinaio” letto nel contesto del revisionismo storico di stampo femminista, la cui origine risale proprio agli anni della pubblicazione del romanzo di Consolo.

L’indagine dello studioso sofferma l’attenzione sui motivi e sulle motivazioni che caratterizzano il celebre romanzo di Enzo Striano, “Il resto di niente”, dedicato a Eleonora de Fonseca Pimentel, protagonista della Repubblica Napoletana del 1799. Lungi dall’essere un romanzo storico, per Toni Iermano il capolavoro di Striano deriva la sua ispirazione profonda dal gruppo di intellettuali e uomini politici della sinistra cui l’autore medesimo appartenne negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Molti personaggi dell’epoca – secondo Iermano – possono essere rintracciati in filigrana nel romanzo, a partire dallo stesso Striano, identificabile nel giovane amico di Eleonora, Vincenzo Sanges, presente anche in altri suoi scritti.

Oggetto di studio del saggio di Antonio Catalfamo è la tesi di laurea di Cesare Pavese sulla poesia di Walt Whitman. La tesi, già osteggiata, durante il ventennio fascista, quando venne discussa perché ritenuta d’impronta crociana, ancora oggi è sottovalutata dalla critica italiana, quasi fosse un’esercitazione scolastica. Lo studio di Catalfamo mette in evidenza il carattere innovativo e l’originalità della tesi di Pavese, sottolineando come essa dimostra che lo scrittore piemontese sia un crociano ‘impuro’, perché seppur attento alla personalità del grande poeta americano la inserisce, insieme con la sua opera, nel contesto storico contemporaneo. Ed è proprio l’attenzione alla storia che lega la tesi di laurea di Pavese agli altri suoi saggi coevi e successivi dedicati alla letteratura americana.

Nel corso del tempo gli studi sulle migrazioni di massa hanno sottolineato come i sovversivi italiani facevano parte di una rete globale basata sulla circolazione in tutto il mondo di idee radicali e attiviste. Però gli studi hanno indagato tale dinamica principalmente nei paesi di accoglienza, trascurando la parte italiana di tali interazioni. Il saggio di Luconi esamina lo sviluppo della militanza politica dei migranti italiani in una prospettiva transnazionale; in particolare Luconi si sofferma sul contributo delle esperienze all’estero del radicalismo italiano e offre alcuni esempi dell’influenza che i migranti hanno cercato di esercitare, direttamente o indirettamente, nel loro paese nativo.

Alessandro Carrera analizza la relazione tra l’osservatore e l’oggetto osservato prendendo come spunto gli ‘osservatori’ progettati e costruiti a partire dal 1981 dall’artista italiano Remo Salvadori. Costruiti con la forma di un treppiede senza la macchina fotografica, gli ‘osservatori’ di Salvadori sono la rappresentazione dello sguardo astrattizzante e concettualizzante che ‘vede’ la verità dell’oggetto anche senza vedere l’oggetto attuale e contingente.

Attraverso l’analisi e la contestualizzazione di alcuni tra i più significativi film, realizzati in Italia nel corso del primo decennio del XXI secolo, il saggio di Carlo Testa prende in esame la crisi sociale che riguarda il contesto italiano. Tra i film esaminati: “Mi piace lavorare” di Francesca Comencini; “La stella che non c’è” di Gianni Amelio; “Giorni e nuvole” di Silvio Soldini; “Generazione Mille Euro” di Massimo Venier.

Il saggio di Diana Glenn presenta i risultati della narrazione orale di un gruppo di italiani di prima generazione che migrarono dalla Campania (in particolare da Benevento, San Giorgio la Molara, San Leucio del Sannio, Molinara, Ceppaloni, San Marco dei Cavoti, Altavilla Irpinia), ovvero dall’Italia del Sud, alla città di Adelaide, in Australia negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. La studiosa evidenzia anche quali furono i modelli di insediamento nel Sud Australia.

La studiosa analizza la produzione di Alfonso Guida, rivelazione della poesia italiana recente, soffermandosi sulle prime due raccolte del poeta lucano: “Il dono dell’occhio” (2011) e “Irpinia” (2012).

L’ampia recensione-saggio prende in esame due volumi dedicati alla storia d’Italia recente e passata: “The Pursuit of Italy: The History of a Land, Its Regions, Their People” di David Gilmour (New York 2011) e “Ordinary Violence in Mussolini’s Italy” di Michael R. Ebner (New York 2011).