Forum Italicum | 2008 | N. 1

Il saggio prende in esame l’idea del misticismo indiano e, più in generale, dell’India che Petrarca offre nel trattato morale dal titolo “De vita solitaria”. Nel saggio la studiosa dedica uno spazio particolare proprio alla nozione di solitudine (ossia di vita solitaria), a quella condizione cercata dal poeta per intima esigenza spirituale.

Sul finire del XIX secolo si registra in ambito psicologico la tendenza a fare una distinzione tra estasi mistica ed isteria. Partendo da questa affermazione, Laura Wittman prende in esame tre celebri romanzi del tardo Ottocento europeo: “Il trionfo della morte” di D’Annunzio, “A Rebours” di Huysmans e “Le Disciple” di Bourget.

Il saggio analizza il romanzo “Monte Ignoso” di Paola Masino che, nonostante un immediato successo di pubblico, ebbe diverse recensioni negative, tra le quali quella di Gadda, che trovò lo stile della Masino infarcito di futurismi decadenti e non comprese il voluto stravolgimento grammaticale. In chiusura del saggio Silvia Boero definisce “Monte Ignoso” come un romanzo estremamente pittorico, paragonabile ad un fumetto dark “in cui ogni scena mantiene l’immediatezza comunicativa di un fotogramma. Possiede – grazie al suo spezzato narrativo che Gadda denigrò – un’impronta onirica, senza comunque poter essere definito surreale, ma piuttosto introspettivo, e, come tutta la letteratura dell’introspezione, estremamente episodico, prestandosi – auspicabile in futuro – ad una sceneggiatura filmica”.

Ad apertura del saggio Vitelli afferma che è efficace e produttivo lo studio dell’ “incipit” di un’opera letteraria quando esso risulta determinante ai fini dell’interpretazione dell’opera in questione. Per lo studioso l’esordio del “Cristo si è fermato a Eboli” di Levi gode a pieno titolo di questi requisiti e consente di fare luce su significato e valore di “incipit”. Quella di Levi, per Vitelli, si configura come una “prefazione integrata” che ha il suo modello principe nei poemi epici e prende più propriamente il nome di proemio.

Al romanzo d’esordio di Isabella Bossi Fedrigotti, dal titolo “Amore mio uccidi Garibaldi”, è dedicato il saggio di Laura Salsini. La studiosa focalizza l’attenzione sulla figura femminile protagonista del romanzo: la principessa Leopoldina Lobkowitz.

Lo studio è dedicato al romanzo “Out of Place” dello scrittore italo-americano Joseph Papaleo, che affronta la lotta di un italo-americano di seconda generazione per trovarsi un posto rispettabile nella società americana. Il romanzo, inoltre, è analizzato nell’ottica della globalizzazione e del consumismo.

Il saggio prende in esame l’attività artistica del popolare trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, analizzando la loro migrazione dal teatro al cinema. In particolare Paolo Chirumbolo si sofferma su due lavori principali del trio, “Chiedemi se sono felice” e “Anplagghed al cinema”, e indaga il rapporto (esplicito ed implicito) che queste pellicole stabiliscono con il teatro. Nel saggio sono evidenziati non solo gli elementi tematici e stilistici che ricorrono nel repertorio del trio (la dimensione metatestuale, l’elemento parodico, gli aspetti linguistici) ma anche la relazione con la celebre tradizione della commedia italiana.

Lo studio di Oliver Friggieri analizza la produzione poetica di Dun Karm, il poeta nazionale di Malta, evidenziando lo stretto legame con la tradizione letteraria italiana da Dante a Pascoli. Lo studioso ricorda come il carattere italiano dell’ambiente in cui si è svolta la formazione di Dun Karm ha determinato la sua identità culturale. Nei versi di Dun Karm si avverte in maniera evidente l’influsso di Dante, Parini, Manzoni, Monti.

Oggetto d’indagine del saggio di Corina Ionescu è il terzo romanzo di Umberto Eco dal titolo “L’isola del giorno prima”. In particolare la studiosa sofferma la sua attenzione sull’aspetto metaletterario del romanzo di Eco.

Zancani traccia un profilo umano e letterario dello scrittore vicentino Luigi Meneghello, evidenziando la fasi fondamentali della sua formazione e della sua produzione letteraria.

Ripercorrendo sinteticamente il pensiero critico sulla trasposizione dell’opera letteraria in ambito cinematografico, a partire dal secondo dopoguerra in poi, la studiosa sofferma la sua attenzione sul processo interpretativo-autoriale nel passaggio intersemiotico dal diegetico (narrante) al mimetico (performante). In particolare sono oggetto di indagine due adattamenti cinematografici del regista Gianni Amelio: “Il piccolo Archimede” e “Le chiavi di casa”; il primo è un film girato per la televisione italiana nel 1978 tratto dal racconto “The Young Archimedes” di Aldous Huxley, mentre il secondo è un film del 2004 tratto dal romanzo autobiografico di Giuseppe Pontiggia “Nati due volte”.

Ampia recensione di Anthony G. Costantini al volume di Umberto Mariani dal titolo “Un uomo tra gli uomini. Saggi pavesiani” (Firenze, Franco Cesati Editore, 2005).