Esperienze letterarie | 2009 | N. 2

La rassegna dei più prestigiosi letterati pugliesi attivi tra XV e XVI secolo tenta di circoscrivere i caratteri specifici di un umanesimo pugliese all’interno del più ampio quadro di riferimento dell’Umanesimo meridionale. La suddivisione degli autori nelle tre subregioni testimonia la presenza di una maggiore vivacità culturale, di antica tradizione, nell’area salentina (Antonio De Ferrariis Galateo, Belisario Acquaviva, Aurelio Serena, Muzio Sforza e Scipione Ammirato) e la tendenza a una produzione di tipo soprattutto encomiastico presso le corti della Terra di Bari (Colantonio Carminiano e Giovanni Battista Nenna) Assenti, invece, tracce di interessi letterari nel territorio dauno, da cui provengono personalità anche di spicco (Niccol� Perotti, Giovanni Tommaso Filocalo, Filippo Pellenegra, Girolamo Seripando, Pietrantonio Rosso), che però si formano e si affermano fuori della loro patria.

Partendo dal manoscritto inedito e anonimo del “Viaggio a Gerusalemme colla mente” (1606-1607), l’articolo mira ad evidenziare le varie fonti del pellegrinaggio mentale. Nonostante l’assenza di indicazione sul titolo e sull’autore, risulta chiaro che l’itinerario seicentesco e le descrizioni del “Viaggio a Gerusalemme” si ispirano al “Viaggio da Venetia al sancto Sepulcro et al monte Sinai”, stampato per la prima volta nel 1518, anch’esso anonimo, poi pubblicato con il nome di Noé Bianco dal 1618 in poi. Queste strategie editoriali ci spingono ad un’analisi attenta delle fonti che permette di dimostrare che lo stesso testo cinquecentesco è una traduzione della riscruttura bavarese che Gabriel Muffel (1432-1498) fece del celeberrimo viaggio di Nicolò da Poggibonsi, il “Libro d’Oltramare”.

Nella città di Puebla de los Ángeles, in Messico, si sono scoperti nei primi anni ’50 in un palazzetto appartenuto a un Decano della Cattedrale negli unltimi anni del XVI secolo, degli affreschi che rappresentano “I Trionfi” di Petrarca. Curiosità storica e gioiello artistico, questi affreschi e la loro vicenda vengono descritti e commentati nel presente articolo.

Il più kafkiano – come è stato definito – dei romanzi apparsi in Italia durante gli anni del fascismo, “L’uomo è forte”, disegna un mondo sociale oppressivo, terrorizzante, nel quale l’individuo non è libero in nessun atto, gesto, parola. Fino a che punto la dichiarazione che si tratta dell’Unione Sovietica cela invece la società italiana di quegli anni? Ma forse è la vita contemporanea al di là di qualsiasi regime che viene colpita, ritratta, denunciata. E solo la forza dell’individuo può resistere all’invasività del collettivo.

Come ci dimostra la memoria di Biagio Pijola, sovrintendente della regia tipografia,
sulla distinzione giuridica tra ‘ius utendi-fruendi’ e ‘ius prohibendi’, l’istituto del privilegio di stampa assume un ruolo storico fondamentale nella parabola della Reale Stamperia di Palermo.

L’analisi comparata tra Goffredo e Lucia da una parte e Armida e Gertrude dall’altra sembra confermare la vicinanza di Manzoni a Tasso. Dai testi si evince che tali coppie condividono delle caratteristiche che le rendono simili sia nell’indole sia nel ruolo svolto all’interno delle rispettive vicende letterarie.

Il contributo si concentra sulla figura di Enrico Falqui, critico e giornalista letterario tra i più influenti nel panorama culturale italiano tra la fine degli anni ’20 ed i primi anni ’70 del ‘900, attraverso l’esame di alcune dediche autografe presenti in volumi del fondo omonimo della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Dopo un’analisi dello statuto teorico e delle vicende storiche inerenti la dedica libraria, sia d’edizione che d’esemplare, si esaminano, sulla base di questa peculiare tipologia paratestuale e di una serie di documenti inediti, i rapporti intercorsi tra il Falqui ed il mondo editoriale.

Dopo aver tracciato una breve storia dello sviluppo e del prevalere di “come” e dell’abbandono di “como” nella nostra lingua, l’A. esamina l’uso di questa forma in Dante, presente solo due volte nella “Divina Commedia”.

L’analisi intertestuale delle opere fa emergere molte assonanze tra i due scrittori che assumono peraltro Dostoevskij come modello: personaggi “diversi” che sono proiezione simbolica dell’autore che non si pone mai ‘sopra’, l’azzeramento delle tradizionali gerarchie narrative, la tecnica espressionistica della zoomata, la violenza deformante della ritrattistica.

La rubrica raccoglie le schedature di riviste di italianistica acquisite dalla redazione.