Esperienze letterarie | 2004 | N. 2

Questo saggio fa parte di un progetto inteso a restaurare la fisionomia della Commedia dantesca in tutti i suoi aspetti, compresi quelli meno graditi alla sensibilità moderna, ed a mostrare che la sua grandezza poetica, fondata su una concezione del mondo aliena dalla nostra, è accresciuta dal fatto che riflette valori assai lontani dai nostri.

Partendo da un rapido accenno formulato da Bruno Nardi nel lontano 1937 circa la possibilità che Dante, “aggirandosi per la Lunigiana e la riviera ligure, tra Lerici e Turbìa”, sia venuto a conoscenza della sfortunata spedizione atlantica intrapresa nel 1291 dai fratelli genovesi Ugolino e Vadino Vivaldi e che quella tragica avventura “abbia esaltato la sua fantasia, suscitandovi i sentimenti dei quali s’anima l’eroica figura del suo Ulisse”, l’A. indaga a fondo su quel drammatico fatto di cronaca marinara e lo propone come fonte molto probabile, se non del tutto certa, del canto XXVI dell’inferno.

L’articolo esamina il carattere antiboccacciano delle “Vite di Dante e del Petrarca” di Leonardo Bruni Aretino (1436), nell’ambito dell’attività politico-culturale della Cancelleria fiorentina dei primi anni medicei e della produzione letteraria del Bruni. Attraverso la collazione del testo del Bruni con il “Trattatello in laude di Dante” del Boccaccio (nelle due versioni), si evidenzia il carattere politico-amministrativo della polemica culturale che oppone l’impostazione umanistica del Bruni a quella del Boccaccio, particolarmente circa la questione degli esuli fiorentini e della riscoperta del greco.

Sulla base di un presupposto ampiamente certificabile, cioè che la narrativa italiana del secondo Novecento abbia subito in larga parte l’influenza dello sperimentalismo linguistico e narrativo di Carlo Emilio Gadda, il saggio svolge una articolata analisi dell’opera di alcuni autori tra i tanti che dalla scrittura gaddiana derivano modi, forme e struture della narrazione. Il resoconto delinea un panorama letterario abbastanza mosso nel quale, pur restando operoso un modello ben preciso, è possibile rilevare una continua traccia di ricerca che vivacizza il contempotaneo quadro intellettuale.

Approfondita analisi dell’opera poetica “Fuoco Centrale e altre poesie per il teatro” (Torino, Einaudi, 2003) di Mariangela Gualtieri.

Recensione al “I Congreso Andino de Estudios Dantescos” tenuto a Quito il 6 e 8 ottobre 2003 con il patrocinio della Società Dantesca Italiana.

Lo spoglio riguarda le riviste che pervengono alla redazione.