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Ermeneutica letteraria | 2019 | N. 15
Anno 2019 – Annata: XV – N. 15
A cura di Paolo Perilli
Titolo articolo: La mobilità dei significati. Divagazioni sulla lingua comune e le sue presunte imperfezioni logiche
La filosofia ha spesso mostrato un forte scetticismo nei confronti del linguaggio naturale che è stato carico di ambiguità, imprecisione, indeterminatezza, vaghezza, ecc. In questo saggio, prendendo come punto di partenza l’atteggiamento socratico-platonico nei confronti delle cosiddette parole e significati ‘mobilità’ , analizzeremo alcuni dei modi in cui si è manifestato questo scetticismo verso le imperfezioni del linguaggio naturale.
Ci concentreremo principalmente sulla concezione del linguaggio come abito del pensiero, concezione che è alla base della visione del linguaggio, e del rapporto tra logica e linguaggio, dei padri fondatori della filosofia analitica (Frege, Russell e il Wittgenstein del Tractatus Logico-Philosophicus).
In questa prospettiva esamineremo l’ideale di precisione che guida i loro atteggiamenti verso l’indeterminatezza del linguaggio e utilizzeremo le intuizioni di Wittgenstein sull’argomento nelle Ricerche filosofiche come un modo per tenersi lontani da questo ideale del linguaggio senza per questo cadere preda di vaghezza e imprecisione.
Pag. 13-28
Etichette: Linguaggio,
Titolo articolo: La narrativa modernista e la vaghezza
Questo articolo sostiene che il problema della vaghezza – l’inevitabile imprecisione del linguaggio – ha portato a trasformazioni sia nella narrativa che nella filosofia all’inizio del XX secolo. Sia i filosofi del XX secolo in Inghilterra che in America e i loro colleghi letterari (tra cui Henry James, T. S. Eliot, Virginia Woolf e James Joyce) erano affascinati dalla vaghezza delle parole e dal sogno di creare un linguaggio perfettamente preciso. Basandosi sulle connessioni tra filosofia analitica, pragmatismo e letteratura moderna, questo articolo dimostra che la vaghezza dovrebbe essere letta non come un problema artistico ma come una qualità distintiva della narrativa modernista.
Lingua: Italiano/InglesePag. 29-45
Etichette: Filosofia del linguaggio, Modernismo, XX secolo,
Titolo articolo: Italo Calvino, ovvero la vaghezza dell’ordine
Le riflessioni che, soprattutto con l’inizio degli anni Sessanta del Novecento, Calvino saggista e narratore ha riservato al concetto di ‘esattezza’ – indagini destinate a culminare nel capitolo, intitolato Esattezza, delle sue postume Lezioni americane (1988) – aiutano mettere a fuoco il percorso intrapreso attorno a un campo semantico molto indicativo, quello del ‘vago’, che mette in discussione un’ampia gamma di significati, spesso anche provocatoriamente antitetici. Tenendo presente per un verso un forte dibattito teorico e ideologico, mentre per un altro le peculiarità di alcune scelte retoriche e stilistiche, lo scrittore ci offre sia l’equilibrio della sua scrittura sia un autoritratto di interprete segnato da eloquenti antinomie.
Lingua: ItalianoPag. 47-56
Etichette: Autobiografia, Saggistica, XX secolo, Italo Calvino,
Titolo articolo: Vaghezza
In questo articolo vengono esplorati la portata e la portata del termine “vago”, dimostrando che può essere utilizzato in modo produttivo in diverse dimensioni, letterarie e musicali. Considera innanzitutto alcune proprietà formali della narrativa, in particolare la sfida del modernismo con particolare attenzione alla posizione teorica di Virginia Woolf e ai romanzi contemporanei di Richard Powers e Laura Kasaschke (il cui romanzo è utilizzato per dimostrare in forma tabellare una progressione dal vago al preciso). In un’altra dimensione vengono esaminate le proprietà del vago poiché offrono possibilità generiche in due campi principali: il sublime (nel paesaggio delle Alpi) e il soprannaturale (infestazioni, considerate reali o immaginarie). Vengono inoltre prese in considerazione alcune questioni critiche: le regole dell’arte (commento di Attridge), il sogno ad occhi aperti (per una prospettiva narrativa) e la fisica della musica (vissuta dal protagonista, Peter Els, compositore e studioso della biologia del DNA).
Lingua: ItalianoPag. 57-71
Etichette: Estetismo, Modernismo, Narrativa, XX secolo, Laura Kasischke, Richard Powers, Virginia Woolf,
Titolo articolo: Il male della precisione? Su Valéry e l’arte logica
L’articolo prende in esame Monsieur Teste di Valéry, personaggio affetto dalla «malattia acuta della precisione», e pone quest’opera in continuità con la filosofia compositiva di Poe e con il ruolo della precisione linguistica in Pound, contro l’attacco alla logica lanciato in molteplici forme dal avanguardie letterarie del Novecento. L’articolo sostiene che una rilettura di queste voci e motivazioni è necessaria per migliorarne la comprensione e per valutare i rapporti tra arte, logica e precisione.
Lingua: ItalianoPag. 73-82
Etichette: Arte, Logica, Poesia, XX secolo, Paul Valery, Monsieur Teste,
Titolo articolo: Vaghezze e stravaganze para-letterarie nella critica d’arte anglo-americana. L’art-writing nel secondo Novecento da strategia retorica a genere autonomo
Il saggio propone un’analisi delle trasformazioni avvenute in seguito al dinamico dibattito artistico negli Stati Uniti nella seconda metà del XX secolo, quando la scrittura e la critica d’arte erano costantemente soggette a ridefinizione rispetto a un oggetto – l’opera d’arte – che stava gradualmente diventando indeterminato.
Ripercorrendo l’evoluzione delle riflessioni sulla critica d’arte, il contributo mostra come essa abbia progressivamente teso verso una forma di narrazione autonoma prendendo le mosse dall’arte – utilizzando l’indeterminatezza come genere piuttosto che come mezzo retorico – tale che la critica si convalidava in sé, invece di essere in relazione con le opere e gli artisti di cui si occupava. Il saggio esamina alcuni esempi di critica anglo-americana affrontati il tema della scrittura artistica, a partire dal confronto tra Goeffrey Wagner, Clement Greenberg e Harold Rosenberg sulle pagine di «The Antioch Review» nel 1954 – centrato sul tema di come dovrebbe essere lecito o preferibile scrivere di arte. Alla fine l’analisi prende in esame la cosiddetta seconda generazione di noi critici – Robert Storr, Michale Fried e Rosalind Krauss tra gli altri – per quanto riguarda la soffocante eredità di Greenberg e Rosenberg.
Pag. 83-94
Etichette: Critica d’arte, Scrittura, Vaghezza, XX secolo, Clement Greenberg, Harold Rosenberg,
Titolo articolo: Merleau-Ponty e la innere Sprachform. Tra linguaggio filosofico e parola letteraria
Il contributo si propone di esplorare l’indeterminatezza del significato nella tesi di Merleau-Ponty alla luce della sua interpretazione del concetto, mutuato da Humboldt, di innere Sprachform. Il termine indeterminatezza si riferisce all’instabilità del significato e all’incertezza del riferimento che rendono possibile il cambiamento e l’arricchimento linguistico. Nella visione radicale di Merleau-Ponty, l’indeterminatezza è una precondizione per la significatività in generale, come dimostrato dal modo in cui egli eredita l’uso del termine da Kurt Golstein. Inoltre, il contributo si propone di dimostrare che, basandosi sull’interpretazione del linguaggio di Ernst Cassirer, culturalmente vicina a quella di Humboldt, Merleau-Ponty si basa sul rapporto tra letteratura e filosofia. Partendo da un’analisi testuale, il contributo si concentrerà sull’emergenza di questo termine per mostrare come l’interpretazione merleau-pontyiana dell’innere Sprachform insista sul ruolo centrale svolto dalla manifestazione sensibile del senso.
Lingua: ItalianoPag. 95-106
Etichette: Filosofia, Letteratura, Linguaggio, XX secolo, Maurice Merleau-Ponty,
Titolo articolo: Il problema della vaghezza in Nietzsche tra musica e linguaggio
Il concetto di vaghezza è essenziale per comprendere alcune delle principali idee di Nietzsche sul rapporto tra linguaggio e realtà. In tal modo è proprio la vaghezza, e non l’ambiguità o la polisemia, a caratterizzare il linguaggio verbale-concettuale di Nietzsche? Per rispondere a questa domanda, riassumerò innanzitutto le funzioni del processo cognitivo, alla base di tutti i tipi di linguaggio. In secondo luogo, identificherò il concetto più stretto di Nietzsche in relazione al concetto moderno di “vaghezza” e lo interpreterò seguendo la prima sezione. In terzo luogo esaminerò brevemente che tipo di linguaggio simbolico è la musica. Infine, svilupperò un confronto tra linguaggio verbale-concettuale e linguaggio musicale riguardo alla proprietà di vaghezza. L’approccio dell’articolo sarà più teorico che storiografico, perché si concentra sulle potenzialità del pensiero di Nietzsche riguardo sia alla filosofia del linguaggio che alla filosofia della musica.
Lingua: ItalianoPag. 107-118
Etichette: Linguaggio, Vaghezza, XX secolo, Friedrich Nietzsche,
Titolo articolo: Il discreto e il continuo nel linguaggio
Questo articolo esplora la possibilità di adottare una concezione del linguaggio come qualcosa composto principalmente da unità discrete, assemblate secondo una serie di regole compositive, sulla base dell’analisi comparativa di tre diversi approcci. In primo luogo, considera l’interpretazione schopenhaueriana del linguaggio come il «telegrafo del pensiero», composto essenzialmente di parti discrete corrispondenti a concetti, e di conseguenza incapace di raggiungere il presunto fondo noumenico del mondo che si suppone estraneo a qualsiasi tipo di individualizzazione. In secondo luogo, l’articolo si concentra sulle osservazioni ambivalenti di William James sul linguaggio nei suoi Principi di psicologia. In sostanza, radicalizzando l’interpretazione di William Gavin, l’autore sostiene che la critica di James è diretta alla nostra abitudine di concepire il linguaggio come composto essenzialmente da nomi; al contrario, nel capitolo sulla corrente del pensiero, James fornisce molti suggerimenti sulla capacità del linguaggio di esprimere le parti transitive del pensiero, sostenendo anche che i nomi implicano una frangia indistinta di altre parole. Infine, l’articolo considera l’ipotesi recentemente dibattuta secondo cui linguaggio e musica si siano co-evoluti per un lungo periodo nella preistoria dell’Homo sapiens, attingendo a risorse prosodiche e affettive comuni. Questa ipotesi sembra sostenere un approccio anti-dicotomico, in quanto considera la continuità e la discrezione come fasi diverse delle pratiche linguistiche.
Lingua: ItalianoPag. 119-131
Etichette: Linguaggio, XIX secolo, Arthur Schopenhauer, William James,
Titolo articolo: Contemplazione coscienza storia nelle corrispondenze di guerra di Emilio Cecchi e di Renato Serra
Il contributo si riferisce ad un ambito testuale costituito dalle lettere di Renato Serra a Papini e De Robertis, che richiamano l’Esame di coscienza di un letterato e il Diario di trincea, dello stesso Serra. E, dalla lettera di Emilio Cecchi a Carlo Linati del 5 agosto 1915, due settimane dopo la morte di Serra in guerra, che ricorda gli articoli di Cecchi dalle zone di guerra, e l’articolo su « La Tribuna », del 1916, sul Doni della terra di Linati. Sulla Prima Guerra Mondiale, che sia Serra che Cecchi condividono con un sostanziale scetticismo, concordano sulla prevalenza della retorica sulla coscienza storica: retorica di cui D’Annunzio è il maggiore rappresentante. Alla retorica, entrambi contrappongono l’ethos della contemplazione, come sguardo oggettivante, motivato da una percezione infinitesimale che si traspone nell’istante vitale, nell’esigenza ascetico-sacrificale di fronte alla violenza della guerra e della morte.
Lingua: ItalianoPag. 135-141
Etichette: Contemplazione, Guerra, Retorica, XX secolo,
Titolo articolo: Su alcuni titoli di Emerico Giachery
Attraverso i titoli di alcune delle sue maggiori raccolte di saggi, si tenta di ripercorrere alcune tappe dell’attività di studioso (ma sarebbe meglio dire «interprete di testi letterari») di Emerico Giachery. A tal fine si presta moltissimo una preziosa testimonianza rilasciata da Giachery nel novembre 2016 (e poi raccolta in «Atti e memorie dell’Arcadia», 6, 2017); così come utili, riguardo allo specifico oggetto ‘titolo’, sono le imprescindibili osservazioni offerte da Gérard Genette a Seuils, e, più in generale, da Sanguineti, Giuliani, Luzi (a quest’ultimo si riferisce lo stesso Giachery) e, in altro contesto , da Dossi. La recensione qui proposta non può ambire alla completezza, e mira semmai a mettere in luce alcuni tratti singolari dell’opera di Giachery, molti dei quali sono già riscontrabili nelle affermazioni da lui significativamente poste a titolo.
Lingua: ItalianoPag. 143-151
Etichette: Saggistica, XX secolo, XXI secolo, Emerico Giachery, Gérard Genette,