Critica letteraria | 2016 | N. 4

Il saggio prende in considerazione i rapporti letterari intercorsi tra Garcilaso de la Vega e Antonio Minturno, analizzando l’opera di quest’ultimo alla luce di possibili influenze e contaminazioni. L’autrice concentra la propria attenzione sulla teoria esposta nel De Poeta del Minturno, testo pubblicato nel 1559 ma elaborato in gran parte tra il 1525 ed il 1533, ossia in un lasso di tempo che vide soggiornare a Napoli anche il de la Vega.

Il contributo analizza la figura di Cesare Caporali, poeta perugino della seconda metà del Cinquecento, iniziatore di quella che sarebbe stata definita poesia bernesca ed inventore di una imitata ‘formula’ di satira. Autore del Viaggio di Parnaso, della Vita di Mecenate e degli Orti di Mecenate, Caporali fu tutore delle humanae litterae, mecenate, cortigiano e poeta capace di far dissolvere nei suoi testi la tensione eroica che aveva condizionato l’ideale umanistico.

Critico, narratore e poeta, Giuseppe Antonio Borgese nutrì sempre un’utopia umanistica e cristiana in chiave letteraria. L’autrice del contributo attraversa l’attività critica e romanzesca di Borgese, dai primi scritti in rivista alla pubblicazione di Rubè, sottolineando la costante volontà di rinnovamento culturale e morale espressa dallo scrittore ed il suo impegno politico-diplomatico, profuso negli anni del secondo dopoguerra in una prospettiva ricostruttiva propria dell’arte e dell’intellettuale.

L’autore analizza la poetica di Gozzano quale parametro ermeneutico in relazione alle tematiche moderniste che hanno maggiormente interessato gli intellettuali italiani del Novecento. Temi privilegiati appaiono la sovrapposizione tra vita e rappresentazione, lo spiritualismo, la dissoluzione dei valori, il collezionismo, la maschera, la ricerca dell’identità.

L’articolo prende in considerazione il sistema poetico di Guido Gozzano, i suoi rapporti con le tematiche moderniste novecentesche e la tendenza, espressa dall’autore, a rappresentare l’io lirico nelle vesti di un personaggio. Emergono dunque la consapevolezza critica del poeta, il suo sguardo sulle circostanze storiche, sociali e culturali, le forme e i temi della sua scrittura.

Il contributo indaga la presenza del fantastico nell’opera di Goffredo Parise, con particolare riferimento al romanzo Il Padrone, opera nella quale sono rintracciabili sia ascendenze kafkiane che tematiche documentarie e storico-sociali. Attraverso una disamina critica, Il padrone appare quale testo catalizzatore di uno sguardo attento e grottesco sulla realtà, osservata quale luogo della disumanizzazione e dell’alienazione dell’individuo.

L’autore presenta una ricognizione relativa agli esemplari superstiti dell’edizione princeps dei Sonetti et canzoni di Jacopo Sannazzaro, evidenziando un incidente tipografico presente in alcuni esemplari dell’opera, in particolare nel titolo che introduce la prima sequenza di rime. Il contributo è accompagnato da un corredo fotografico.

Il contributo propone la lettura delle interviste che Corrado Alvaro, Alberto Moravia ed Eugenio Montale rilasciarono nel maggio 1946 al quotidiano «l’Unità» in occasione del dibattito politico sulle elezioni del 2 giugno, analizzando il pensiero dei tre intellettuali alla vigilia di un importante appuntamento storico.

L’autrice prende in considerazione l’attenzione che Italo Calvino riservò alle immagini e alla loro connessione con la scrittura. Attraverso la lettura de “Il castello dei destini incrociati” e de “La taverna dei destini incrociati”, si mette in evidenza il rapporto tra l’arte visiva e quella scrittoria nelle opere di Calvino, con particolare riferimento alle figure dei tarocchi, emblemi di fantasia, identità, abilità.