Critica letteraria | 2009 | N. 2

Si incentra sulla presenza simbolica del colore rosso nella ‘Vita nuova’ di Dante lo studio di Maria Luisa Graziano che propone un’interpretazione che amplia la tradizionale chiave di lettura cristiana con gli apporti di matrice classica da lei ritenuti essenziali per la comprensione del mondo medievale dantesco.

‘La cena de le ceneri’, il primo dei sei dialoghi pubblicati da Giordano Bruno a Londra tra il 1584 e il 1585, risulta un’opera anticonvenzionale in cui l’autore non solo scardina le strutture proprie del genere letterario ma combatte anche l’aristotelismo di maniera e sostiene la tesi copernicana. Il saggio conduce un’analisi de ‘La cena’ passando in rassegna, uno per uno, i cinque dialoghi di cui si compone il testo bruniano.

Oggetto dell’indagine di Pier Angelo Perotti sono i nomi (e i soprannomi) che contrassegnano il fitto orizzonte dei personaggi del ‘Cuore’ di De Amicis. La rassegna viene suddivisa in tre raggruppamenti – scolari, maestri, altri personaggi – in cui trovano luogo notazioni di carattere più generale e specifiche attraverso le quali è possibile per lo studioso ricostruire l’ideologia dello scrittore.

Secondo Moravia, il teatro è il luogo dove l’uomo si «interroga sui grandi problemi dell’umanità». In tale ottica, all’esigenza di affrontare alcune tematiche di scottante attualità, come l’incubo nucleare e il ruolo della comunicazione di massa, può dunque attribuirsi il ritorno, dopo oltre un decennio, alla scrittura teatrale che portò Moravia, tra il 1984 e il 1986, a trasportare tre suoi racconti in altrettante ‘pièces’: il monologo ‘Voltami parlami’ e le commedie ‘L’angelo dell’informazione’ e ‘La cintura’.

Il saggio insiste sulla “dilatazione” della scrittura di Primo Levi dalla forma poetica a quella narrativa o addirittura saggistica (come ne ‘I sommersi e i salvati’). La poesia di Levi, già di per sé antilirica, finisce col tempo (specie nei testi dall’80 all’84) per assumere tratti di discorsività facendo parlare di “consustanzialità” tra poesia e prosa.

Nella società letteraria del Settecento la poesia ricopriva una funzione sociale riconosciuta da tutti e i ceti più colti possedevano una familiarità con i versi inimmaginabile per il lettore moderno. Non deve quindi sorprenderci la cospicua mole di raccolte poetiche prodotte nel XVIII secolo nella città di Napoli e riconducibili a poeti sconosciuti o celebri in altri campi della cultura. Nella seconda parte del saggio vengono prese in esame 21 raccolte poetiche, trovate in biblioteche napoletane, composte per celebrare la morte di illustri personaggi. Pur non fornendoci indicazioni rilevanti circa l’aspetto poetico, esse risultano interessanti nel ricostruire la fitta trama di rapporti e di scambi esistente a Napoli nel XVIII secolo.

Oggetto dell’indagine della studiosa è il poemetto di Gaetano Prunai, ‘Una visione ossia Dante sotto gli Uffizj’, in cui un luogo scelto per l’ambientazione – il Portico degli Uffizi – offre il pretesto per portare in scena, in un dialogo immaginario con l’autore, il personaggio di Dante Alighieri che viene configurandosi più per le sue passioni politiche che per la sua esperienza di poeta.

‘Conversazione in Sicilia’ rappresenta la crisi morale ed ideologica dei tempi del Fascismo. L’io narrante Silvestro Ferrauto, ‘alter-ego’ dell’autore, esprime sia la propria inquietudine sia la sofferenza del ‘genere umano perduto’. L’analisi del romanzo consente allo studioso di cogliere i significati che Vittorini attribuisce all’esperienza stessa dello scrivere, del ‘conversare’.

L’intervento di Valeria Giannantonio prende in esame tre volumi usciti a ridosso dei 70 anni dalla morte di Gabriele D’Annunzio: ‘D’Annunzio Vita e Letteratura. Documenti, testimonianze, immagini’, a cura di Gianni Oliva (Lanciano, Carabba, 2008); ‘D’Annunzio come personaggio nell’immaginario italiano ed europeo’, a cura di Luciano Curreri (Bruxelles, Peter Lang, 2008); ‘Le théatre française de Gabriele D’Annunzio et l’art decoratif de Leon Bakst’ di Carlo Santoli (Paris Sorbonne. Pups, 2009).