Critica del testo | 2000 | N. 2

Nel saggio si riprende la questione intorno all’interpretazione del verso 15 della “Sequenza di Sant’Eulalia”, mostrando, con un’ampio apparato bibliografico, la necessità di ripristinare la lettura antecedente l’intervento di Learned del 1941.

Il saggio prova a dimostrare l’origine italiana di alcuni trovatori attraverso l’uso della cesura ‘all’italiana’, che essi adottano nei loro componimenti.

Il saggio avanza una nuova proposta sulle motivazioni ideologiche all’oirigine della forma sonetto, attraverso la ricostruzione del progetto politico culturale e in particolare architettonico elaborato da Federico secondo.

Il saggio analizza i vari aspetti della funzione narrativa dell’eroina volsca Camilla nominata in due volte nell'”Inferno”: le sue caratteristiche (verginità, combattività, regalità, italicità) la contrappongono alla lupa e la avvicinano al Veltro.

L’articolo analizza il rapporto tra la materia storica e la costruzione poetica della “Comedieta de Pon”a” di Santillana, in funzione di una sua nuova datazione che collochi l’opera in una nuova prospettiva all’interno della formazione dell’umanesimo castigliano.

Il saggio, dedicato al poeta russo Osip Mandel’štam, suggerisce di interpretare il suo concetto di ‘cultura mondiale’, formatosi nell’Occidente cristiano e medievale, alla luce delle lezioni di filologia romanza di Bédier e Neumann, ascoltate dal poeta nel 1907-9 a Parigi e Heidelberg.

Il saggio indaga e ricostruisce a distanza di un secolo le circostanze che determinarono la scomparsa dalla sala di lettura del British Museum del manoscritto Royal 16 E VIII, testimone del “Voyage de Charlemagne”, e sullo studioso che per ultimo lo consultò.

L’articolo analizza le annotazioni apposte dall’umanista Angelo Colocci al manoscritto Vat. Lat. 4796, includente composizioni di Folquet de Marsella e Arnaut Daniel. L’esame delle annotazioni testimoniano l’interesse linguistico e letterario del Colocci per le lingue e le letterature romanze.

Il saggio propone una nuova lettura del componimento di Marcabruno BdT 293, 21 “Bel m’es quan la fuelh’ufana”, interpretando la ‘fenida’ come frammento di una ‘geografia lirica’ rispondente al modello retorico della ‘imago mundi’ medievale.

Il saggio propone una nuova lettura di “Inferno” IV, 36, fondata sul ripristino di “parte” in luogo di “porta”, lezione quest’ultima preferita nell’edizione Petrocchi della “Commedia”.

Il saggio documenta la tradizione, non attestata in ambito lirico, dell’immagine del diamante-cuore sciolto dalle lacrime anziché dal sangue, nel sonetto di Giacomo da Lentini “(S)ì alta amanza à presa lo me’ core”.

L’articolo propone, a partire da una schedatura sintattica del “Canzoniere” e attraverso altri riscontri, una modifica dell’interpunzione, implicante un sostanziale cambiamento di senso, nella ballata LV di Petrarca.