Collection de l’ÉCRIT | 2020 | N. 19

Anno 2020 – N. 19
Numero monografico: Écrits autobiographiques subalternes (a cura di Jean-Pierre Cavaillé)
A cura di Jean Nimis

Autore/i articolo: Jean-Pierre Cavaillé
Titolo articolo: Présentation

Presentazione del dossier di articoli sugli “scritti subalterni”

Lingua: Francese
Pag. 3-6
Etichette: Rassegna, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: Jean-Pierre Albert
Titolo articolo: Écrits autobiographiques de subalternes

Commento del dossier di articoli e metodo seguito nelle analisi

Lingua: Francese
Pag. 7-14
Etichette: Edizione critica, XIX secolo, XX secolo,

Autore/i articolo: Laura Brignon
Titolo articolo: À la croisée de l’oral et de l’écrit : Vincenzo Rabito

Analisi dell’autobiografia monumentale di Vincenzo Rabito (1899-1981): una narrazione oralizzata.

Lingua: Francese/Italiano
Pag. 15-30
Etichette: Romanzo di formazione, Scrittore, Scrittura, XX secolo, Vincenzo Rabito,

Autore/i articolo: Patrizia Ciambelli
Titolo articolo: Autobiografie poetiche di un pastore abruzzese

Pastore fin dall’infanzia, autodidatta, Francesco Giuliani (1890-1969) padroneggia la scrittura e la pratica in diversi generi: epistolare, composizione poetica, diario, racconto, cronaca. Ha scritto solo in italiano un’opera di diverse migliaia di pagine che sta in venti taccuini spessi, pieni di calligrafia elegante e regolare, senza alcuna colpa o cancellazione. La forma dominante della sua scrittura autobiografica è il diario che si articola in sei quaderni per un totale di oltre mille pagine sulla sua esperienza di soldato durante la guerra del 14-18 e sulla sua vita di pastore durante i mesi di transumanza in Puglia. Il lavoro ha mirato a comprendere il suo processo creativo, a identificare il suo universo culturale di riferimento, a come usarlo, e ad mettere in prospettiva il suo lavoro di scrittore e scultore.

Lingua: Italiano
Pag. 31-46
Etichette: Autobiografia, Educazione, Epistolario, XX secolo, Francesco Giuliani,

Autore/i articolo: Jean-Pierre Cavaillé
Titolo articolo: Religione et filosofia nelle “Memorie” di Giacomo Bernardi

Le “Memorie” di Giacomo Bernardi (1908-1974) riguardano le tribolazioni del giovane emigrante della Val Pò (Ostana), poco istruito, condannato in Francia al lavoro forzato per omicidio: la sua incarcerazione, il viaggio e il soggiorno a Cayenne, l’incredibile fuga che gli permette di tornare nella sua valle, ma anche i lunghi anni che seguirono in cui, segnato dallo stigma del “forçat”, Giacu implementa energia e ingegnosità a sostenere la sua famiglia. Sono selezionati due aspetti: la lingua, ansiosa di integrarsi, le situazioni raccontate, il lessico e i frammenti di oralità degli idiomi praticati da Giacu (la lingua madre, l’occitano, ma anche il piemontese, il francese e lo spagnolo); poi un leitmotiv di questa autobiografia che riguarda allo stesso tempo l’esplicito rifiuto dell’esistenza di Dio e l’impossibilità di eliminare la questione del credere in qualcosa.

Lingua: Italiano
Pag. 47-68
Etichette: Autobiografia, Scrittura, XX secolo, Giacomo Bernardi,

Autore/i articolo: Nicolas Adell
Titolo articolo: Autobio(poly)graphie

Alphonse Fardin (1859-1929), detto Normand le Bien-Aimé du Tour de France, compagno della Nuova Era e calzolaio, lasciò dopo la sua morte un gran numero di scritti di vario genere: canzoni, poesie, opere teatrali, ricordi. Era poligrafo e autobiografo, come altri operai artigiani, e in particolare calzolai. Fardin ci permette di costruire una doppia ipotesi sulla scrittura dei lavoratori autodidatti. Da un lato, verifica l’idea che, per gran parte del XIX secolo, la qualità di un autobiografo, soprattutto nell’ambiente Compagnonnique, sia stata acquisita attraverso un cantautore. D’altra parte, il viaggio di scrittura di A. Fardin ci invita a pensare che i suoi “Souvenirs”, raccolti in un taccuino alla fine della sua vita, siano la fonte dei suoi scritti precedenti quanto il risultato delle sue riflessioni sui valori (fraternità, lavoro, giustizia sociale , mutualismo, ecc.) che formavano i temi delle sue canzoni e delle sue commedie. L’articolo esplora così le proprietà di queste vite riflessive dei lavoratori.

Lingua: Francese
Pag. 69-90
Etichette: Autobiografia, Autoesegesi, Autografo, Scrittura, Sociolinguistica, Stile, XIX secolo, Alphonse Fardin,

Autore/i articolo: Jean-François Courouau
Titolo articolo: Une vie de pauvre ou de notable ? Louis Vestrepain et l’autobiographie en vers occitans au XIX siècle

Louis Vestrepain (1809-1865), calzolaio di Tolosa, è generalmente considerato uno dei poeti operai della lingua occitana. L’ispirazione autobiografica si limita nel suo lavoro a una singola poesia, “Mas legrèmos” (1841 ca), in cui l’influenza di Lamartine si fa sentire più di quella di Jasmin, un poeta barbiere di Agen, con cui Vestrepain aveva un rapporto complesso. La sua scrittura, per tutta la sua opera, lo distingue dai poeti operai di lingua occitana, epigoni di Jasmin, che, nelle loro autobiografie, evocano la miseria delle origini e un vivere doloroso. Vestrepain gode di una situazione relativamente confortevole, il che spiega senza dubbio una concezione di ordine sociale libera da qualsiasi dubbio e controversia. Poeta degli eventi festivi della città, vuole essere l’erede del grande poeta tolosano Godolin (XVII secolo), senza percepire l’erosione della lingua occitana nella società del suo tempo. Essendo ben radicato nella sua città, sia nella sua funzione di poeta “ufficiale” occitano che nel suo linguaggio storicamente e letteralmente legittimato, Vestrepain non sente il bisogno di conformarsi al modello autobiografico definito da Jasmin e ampiamente utilizzato dai suoi epigoni.

Lingua: Francese
Pag. 91-114
Etichette: Autobiografia, Scrittura, XIX secolo, Louis Vestrepain,

Autore/i articolo: Jean-Pierre Cavaillé
Titolo articolo: Ceija Stojka (1933-2013) “Wir Rom sind ein Folk, das sehr im Hintergrund lebt” (Nous, Roms, sommes un peuple qui a toujours vécu très en retrait)

Ceija Stojka (1933-2013) è un’autrice e artista rom, nata e vissuta in Austria dopo aver frequentato solo pochi mesi di scuola nella sua vita. La sua arte e la sua scrittura sono principalmente dedicate alla sua esperienza dei campi di sterminio, ma parlano anche della vita dei Rom austriaci, prima e dopo la guerra. Il suo lavoro scritto è qui inteso innanzitutto dal punto di vista dell’appropriazione da autodidatta della scrittura e di un processo di pubblicazione a cui la pratica autobiografica l’ha condotta, attraverso la mediazione del suo incontro con la giornalista e ricercatrice Karine Berger. Ceija è la ​​testimone che analizza una cultura della discrezione e persino dell’invisibilità, mirante molto consapevolmente a proteggersi dalle persecuzioni. Eppure la storia ha dimostrato che questa strategia di occultamento (l’opera principale di Ceija si intitola “Wir leben im Verborgenen”) non ha impedito lo sterminio, né ha preservato i rari sopravvissuti (meno del 16%) al genocidio che sono stati ferocemente discriminati, e dovette persino sopportare la propaganda negazionista.

Lingua: Francese/Tedesco
Pag. 115-140
Etichette: Autobiografia, Campi di concentramento, Destino, Etnologia, Femminismo, Letteratura popolare, Lingua, Linguaggio, Microstoria, Nazismo, Plurilinguismo, Racconto popolare, Relazione, Seconda guerra mondiale, Viaggio, XX secolo, Ceija Stojka, Karine Berger,

Autore/i articolo: Sylvie Mouysset
Titolo articolo: Écritures en marge et invention de soi (Europe, XVI et XVIII siècles)

Le storie di vita dei cittadini comuni hanno ricevuto ancora troppo poco l’attenzione degli storici. Molti manoscritti sono scomparsi, vittime della loro fragilità materiale e dei capricci della loro conservazione. Tuttavia, il volume delle fonti disponibili rimane impressionante. I recenti inventari digitali realizzati in Europa contengono migliaia di titoli. Resta da portare alla luce dalle segrete della storia i documenti ancora dormienti nei depositi pubblici, in attesa di archiviazione, e le “vecchie scartoffie” dei nostri granai di famiglia. La realizzazione di questo lavoro nasce da un triplice riconoscimento di questi scritti personali “mediocri”. Fonti di storia documenti autobiografici, sono anche strumento performativo di auto-rivelazione quando lo scrittore è registrato come attore centrale – e non più marginale – della propria esistenza . Grazie a questa triplice chiave di indagine, si tratta di evocare l’ampiezza del corpus disponibile e i suoi usi storiografici, per poi analizzare le intenzioni e le modalità scritturali di questi “scrittori senza qualità” che si sono abbandonati, come accenna uno di loro, Ulrich Bräker, al piacere del ricordo di sé.

Lingua: Francese
Pag. 141-158
Etichette: Archivio, Archivio letterario, Archivio personale, Autobiografia, Manoscritto, Memoria, Microstoria, Popolo, Quotidiano, Ricezione, Storiografia, XVI secolo, XVIII secolo, Françoise Knopper, Madeleine Foisil, Ulrich Bräker, Wolfgang Fink,