Le riviste sostenitrici
Chroniques italiennes | 2002 | N. 2-3
Anno 2002 – Annata: XVIII – N. 2-3
A cura di Daniela Armocida
Titolo articolo: Pour saluer Pierre Laroche
Il presente numero doppio di “Chroniques italiennes” è interamente dedicato a Pierre Laroche, direttore della rivista stessa. Gli articoli sono riuniti da Denis Ferraris e Danièle Valin.
Lingua: FrancesePag. 8-10
Etichette: Laroche Pierre,
Titolo articolo: Quelques réflexions sur la traduction de “La vita agra” de Luciano Bianciardi
Jacqueline Brunet, con questo articolo, propone una rilettura della sua traduzione de “La vita agra” di Luciano Bianciardi pubblicata, per i tipi della Julliard, nel 1964. La riproposizione di una traduzione vecchia di almeno quarant’anni pone – indipendentemente dagli stretti problemi di tutte le traduzioni: precisione, scelta delle parole, del tono, etc. – la spinosa questione delle note. Non metterne alcuna vorrebbe dire condannare il lettore francese a ignorare le numerose allusioni facilmente accessibili al lettore italiano, determinando così uno squilibrio tra i due. Ma metterne troppe, tentare di chiarire tutto, porterebbe alla fine a un altro squilibrio, questa volta a favore del lettore francese, volendolo illuminare là dove lo scrittore utilizza riferimenti culturalmente estranei anche al lettore italiano. La traduzione va, dunque, limitata nei casi in cui il testo rimanda a un sub-strato culturale che lega autore e lettore italiano, e che il lettore francese – se non quello specializzato sulla cultura italiana – non possiede.
Lingua: FrancesePag. 11-21
Etichette: Bianciardi Luciano, La vita agra, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: “Tre casi sospetti”: un cas de réalisme symbolique
Il ‘crociano socialista’ Carlo Bernari pubblica i “Tre casi sospetti” nel febbraio 1946 nella collana “Lo Specchio” della Mondadori. L’opera raggruppa tre testi scritti tra il 1939 e il 1942, i cui titoli(“Il Pugliese”, “Cupris”, e “Minutolo”) rimandano ai nomi dei protagonisti delle tre novelle. Del Pugliese (‘uomo del Mezzogiorno sperduto nel Nord’), di Cupris, e di Minutolo viene presentato al lettore un momento della vita, momento che per gli ultimi due coincide con la fine della propria dolorosa e solitaria esistenza. Denis Ferraris, col presente articolo, mira a evidenziare l’omogeneità ideale e tematica dell’intera opera. Nelle tre novelle che la compongono è ravvisabile la presenza di una sorta di ‘eroe moderno’ con delle precise caratteristiche morali e psicologiche: un uomo rispettoso, austero, il cui coraggio consiste nell’accettazione del proprio stato di sofferenza e solitudine. Emblematica in questo senso la figura di Minutolo, un emarginato che vive in condizioni materiali spartane e quasi monacali il cui isolamento, in gran parte volontario, si accompagna ad un sentimento di abbandono e perfino di persecuzione. In lui, come negli altri due protagonisti, si trova una ossessione della morte come forma ultima della paura, della frustazione, della sofferenza e del dolore. Questo insieme di caratteristiche associate a delle situazioni che accomunano i diversi personaggi ma che sono sospese fuori dal tempo sociale e storico donano all’intera opera una sorta di ‘realismo simbolico’, un realismo tendente a una implicita universalità in grado di prescindere da ogni contingenza spazio-temporale.
Lingua: FrancesePag. 23-37
Etichette: Bernari Carlo, Tre casi sospetti, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: Fantôme et fantasme: l’apparition d’Argail dans le premier chant du “Roland furieux”
L'”Orlando Furioso” poema di 46 canti in ottave, non è soltanto l’opera maggiore dell’Ariosto ma è anche uno dei maggiori capolavori della letteratura italiana. In esso si intrecciano tre temi: la guerra tra i Cristiani e i Saraceni che hanno sbaragliato l’esercito di Carlo Magno e invaso la Francia; l’amore non corrisposto del paladino Orlando per la bella e capricciosa principessa Angelica, figlia del re del Catai; gli amori contrastati tra Bradamante (sorella del paladino Rinaldo) e Ruggero (capostipite degli Estensi). L’ “Orlando Furioso” concepito come seguito dell'”Orlando Innamorato” del Boiardo, ha trasformato il tema cavalleresco tradizionale dell’epica introducendo elementi sentimentali ed ironici. All’apparizione iniziale di Angelica nell'”Orlando amoroso” risponde, nel “furioso”, l’apparizione dello spettro di suo fratello Argante. Il saggio di Anna Fontes Baratto evidenzia come tale mutazione, verificatasi nell’orizzonte narrativo della prima sequenza, sia volta a una nova ricerca, apparentemente altra e deviante da quella erotica, rivolta all’oggetto guerriero di cui Argante (primo personaggio che soccombe nell'”Orlando amoroso”) diviene emblema.
Lingua: FrancesePag. 39-63
Etichette: Ariosto Ludovico, Orlando furioso, Poesia, Cinquecento,
Titolo articolo: Uomini e no?
Mario Fusco nel presente articolo si interroga su ciò che significa essere uomini, su ciò che determina l’essere o non essere uomini. Attraverso gli occhi di Primo Levi – che in “Se questo è un uomo” descrive la tremenda esperienza umana da lui vissuta durante la deportazione dal ’44 al ’45 ad Auschwitz – individua l’essenza dell’uomo nella sua umanità: l’umanità ritrovata consente di ‘tornare a essere uomini’.
Lingua: FrancesePag. 59-63
Etichette: Levi Primo, Se questo è un uomo, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: Le Paris de Edmondo De Amicis
Emmanuelle Genevois offre una rilettura dei “Ricordi di Parigi” di Edmondo De Amicis, al fine di operare una ri-valutazione della prosa di viaggio dell’autore di “Cuore”. La capitale francese non era sconosciuta a De Amicis quando vi giunse nel giugno 1878 in compagnia di Giacosa, vi aveva soggiornato cinque anni prima come giovane inviato de «La Nazione» di Firenze. La difficoltà del ‘reportage’ che si impone di effettuare, questa volta per conto dell’editore Treves, consiste nell’affrontare un soggetto più volte trattato da altri. L’avvenimento che determina il suo invio in Francia è l’Esposizione Universale: la descrizione di tale evento dovrà, dunque, essere al centro della sua nuova corrispondenza parigina. Un esame attento dei “Ricordi” mette in evidenza un progetto completamente personale dell’autore che seziona e sviluppa quello che della realtà parigina (una realtà turistica e culturale al tempo stesso) suscita in lui vivo interesse.
Lingua: FrancesePag. 65-71
Etichette: De Amicis Edmondo, Letteratura di viaggio, Ottocento,
Titolo articolo: Le mot juste dans “Se questo è un uomo” de Primo Levi
Che significato ha per Levi la parola uomo? È questa la domanda che Claude Imberty pone col suo articolo. Se essere uomo significa avere un mestiere, avere una famiglia, parlare con altri uomini, che nome dare allora alla condizione senza lavoro, senza famiglia, senza possibilità di parlare una lingua comune in cui si trovano le donne e gli uomini deportati ad Aschwitz? È attraverso una ricostruzione del limite delle parole (e non per una estensione del loro senso) che Levi offre al lettore una migliore conoscenza della propria attività cognitiva e di sè. La lingua utilizzata da Levi in tutta la sua opera – da “Se questo è un uomo” ai “Sommersi e i salvati” passando attraverso la “Tregua” – è l’inverso della lingua totalitaria che procede per generalizzazioni, per categorie precostituite, per un radicamento delle parole al loro uso. Levi non pretende di possedere la lingua di chi conosce e decreta, sa che lo strumento che usa non è probabilmente mai esatto. La conoscenza dei limiti della lingua è dunque alla base del percorso cognitivo proposto dallo scrittore.
Lingua: FrancesePag. 83-100
Etichette: Levi Primo, Se questo è un uomo, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: Les inattendus de la narration dans le “Pecorone” de Ser Giovanni Fiorentino
Il “Pecorone” è una raccolta anonima di novelle scritta fra il Tre e il Quattrocento che, pur essendo direttamente ispirata al “Decamerone”, sfugge alle regole codificate da Boccaccio. La presenza di storie e personaggi diversi che si affacciano nella narrazione crea nel lettore un ‘effetto sorpresa’, rompendo la monotonia degli schemi prefissati volti alla risoluzione dell’epilogo finale.
Lingua: FrancesePag. 101-111
Etichette: Pecorone, Narrativa, Trecento, Quattrocento,
Titolo articolo: Des colonnes d’Hercule à Nnoberavez: l’art du déplacement dans l’oeuvre de Luce d’Eramo
Corinne Lucas-Fioratto evidenzia il tentativo di penetrare l’impenetrabile – dunque di trascendere (in senso Kantiano) le colonne d’Ercole della conoscenza – presente nei romanzi di Luce D’Eramo, scomparsa a Roma il 6 marzo 2001. In “Partiranno”, del 1986, la scrittice unisce all’elemento fantascientifico (si tratta della venuta sulla Terra di sette extra-terrestri) la struttura narrativa tipica dei generi di spionaggio. L’azione, infatti, è centrata sulla ricerca di esseri non identificati da parte della CIA. Gli extra-terrestri, che inizialmente sembrano dei piccoli animali inoffensivi dalle forme piuttosto familiari, attirano l’attenzione della zoologa Paola Rodi, la quale si rende subito conto che non si tratta di semplici variazioni evolutive delle specie mammifera, ma di esseri dotati di una propria autonomia biologica e, dunque, esistenziale. I ‘marziani’, specie a se stante, provengono da una galassia infinitamente lontana, più precisamente da un pianeta chiamato Nnobevarez. La ‘scrittura a rischio’ sperimentata dalla scrittice è volta a dare loro una tale consistenza che la loro corporalità s’impone al lettore con precisione e iper-realismo. Proprio nel guardare e descrivere il diverso (o meglio) l’altro con occhio lucido, sembra risiere la volontà di valicare le frontiere di ogni nozione acquisita, trascendendo i limiti della conoscenza.
Lingua: FrancesePag. 113-127
Etichette: D’Eramo Luce, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: Une figure emblématique: Michele di Lando vu par Machiavelli
Michele di Lando, figura determinante nella rivolta dei Ciompi scoppiata nella Firenze della seconda metà Trecento, è visto da Machiavelli nella sua opera “Istorie fiorentine” – opera articolata in otto volumi che coprono un arco di tempo che va dalla caduta dell’Impero romano alla morte del Magnifico – come l’emblema della stessa rivolta popolare. Se all’inizio il ‘gonfaloniere pettinatore di lana’ incarna la classe da cui proviene e si trova alla testa del movimento rivoluzionario, alla fine ne diventerà il suo principale avversario. È solo grazie al suo intervento, infatti, che la rivota verrà domata. Con l’irruzione di Michele di Lando nel Palazzo della Signoria, un protagonista individuale si sostituisce al popolo: l’interesse del singolo finisce, quindi, col prevalere su quello collettivo.
Lingua: FrancesePag. 129-138
Etichette: Firenze, Storia, Trecento,
Titolo articolo: À la frontière de l’historie: “La miglior vita” de Fulvio Tomizza
“La miglior vita” di Fulvio Tomizza, opera pubblicata nel 1977, è centrata sulla storia istriana dagli anni 1910-1973. Scopo del presente studio è mostrare come tale opera non sia l’espressione di un folklore regionalista e partigiano, bensì l’emblema di un mondo senza frontiere, inteso dallo stesso scrittore come condizione permante di un ‘pluriculturalismo progressista’.
Lingua: FrancesePag. 139-149
Etichette: Tomizza Fulvio, La miglior vita, Narrativa, Novecento,
Titolo articolo: La violence à huis clos
Myriam Tanant propone una ri-lettura di un testo teatrale di Carlo Goldoni: “Le preoccupazioni domestiche” scritto nel 1752 e rappresentato in Italia solo in tempi recenti. L’autrice dell’articolo, facendo riferimento alla traduzione francese della pièce tetrale curata da Pierre Laroche, evidenzia le molteplici prospettive teatrali e sceniche offerte dalla commedia. Come rendere la molteplicità dei caratteri che i personaggi offrono? Come rendere il rapporto tra l’ego e l’alter ego emergente in ciascuno di essi? Come rappresentare ‘la violenza a porte chiuse’ che trascina i personaggi in un turbinio infinito? Sono queste alcune delle interessanti domande a cui Myriam Tanant cerca di rispondere.
Lingua: FrancesePag. 151-162
Etichette: Goldoni Carlo, Tracasseries domestiques, Teatro, Settecento,
Titolo articolo: Vaut-il ‘mieux mille fois être ânes qu’être hommes’? Quelques réécritures de “La Circe” de Giovan Battista Gelli
Brigitte Urbani analizza col presente saggio sei ri-scritture della “Circe”, opera morale dai tratti umoristici scritta da Giovan Battista Gelli in forma di dialogo, e pubblicata per la prima volta a Firenze nel 1549. I riadattamenti della “Circe”, composta da dieci dialoghi tra Ulisse e degli animali, appaiono in Francia tra la seconda metà del Seicento e gli inizi del secolo successivo. L’ultimo adattamento francese si ha con l’opera “Le ravissement d’Hélène, le siège et l’embrasement de Troie”, scritta da Louis Fuzelier e da Marc-Antoine Legrandal, e appartenente al genere teatrale dell’opéra-comique (avente caratteristiche proprie rispetto all’opera comica italiana). L’analisi delle diverse versioni della “Circe”, celebre ‘operetta morale’ – che non mancherà di influenzare più tardi anche Leopardi – mostra il carattere pienamente autonomo di questi testi. Non si tratta nè di parodie nè di pasticci, ma di opere con una propria dignità letteraria che si sviluppano all’interno di generi spesso diversi.
Lingua: FrancesePag. 163-180
Etichette: Gelli Giovan Battista, La Circe, Letteratura umoristica, Cinquecento,
Titolo articolo: Primo Levi e la traduction radicale
Il problema del linguaggio, esplorato nei suoi limiti e nelle sue possibilità, viene affrontato da Primo Levi in tutta la sua opera. Quando riferendosi ai terribili fatti di Auschwitz afferma che ‘quanto è avvenuto non si può comprendere, anzi, non si deve comprendere, perchè comprendere è quasi giustificare’ esprime una posizione radicale del problema della comunicazione linguistica e dell’operazione traduttiva interna ed esterna che essa presuppone. La lingua che Primo Levi ha voluto utilizzare, nel modo più chiaro possibile, per esprimere e trasmettere la sua terribile esperienza non solo è incapace di dire l’orrore estremo del Lager, ma essa non può cancellare l’onta subita dai moltissimi uomini ridotti a mere cose, depauperate di ogni dignità e valore. L’incapacità allora non è in chi racconta, ma è un limite dello stesso codice comunicativo. Le parole, insomma, non bastano. Se impossibile è una traduzione radicale, intesa come trasferimento totale e totalizzante del vissuto, se dunque una effettiva comprensione è impossibile, necessario è tentare comunque di descrivere con occhio lucido le atrocità subite. Rifiutarsi di comprendere non vuol dire certamente rassegnarsi a non conoscere. Fondamentale è tornare con la memoria sui luoghi del Lagher per far conoscere e non importa se stridente sarà il contrasto tra l’occhio lucido (per quanto possibile) dell’intellettule e l’irrazionale inguistificabile che le immagini della memoria fanno rivivere dinanzi ai suoi occhi. L’intellettuale torna ad Auschwitz. È ciò che Levi fa con “I sommersi e i dannati”, suo testamento spirituale.
Lingua: FrancesePag. 181-208
Etichette: Levi Primo, Linguaggio, Novecento,
Titolo articolo: Traduction de “Lettere a Francesca” de Erri De Luca
Le “Lettere a Francesca” di Erri De Luca vengono qui proposte nella traduzione francese curata da Danièl Valin.
Lingua: FrancesePag. 209-222
Etichette: De Luca Erri, Lettre à Francesca,