Autografo | 2012 | N. 47

Presentazione del numero monografico della rivista dedicato a Maria Corti.

Stefano Agosti ricorda la figura di Maria Corti, a partire dal saggio “La lingua e gli scrittori, oggi” del 1965.

La figura di Maria Corti viene evocata a partire da due sue opere: “Dialogo in pubblico” (1995) e “Ombre dal Fondo” (1997), dedicato al Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.

In queste pagine gli autori ricordano la figura di Maria Corti attraverso gli incontri in Inghilterra e in Italia e le conversazioni, a partire dai suoi testi.

Maria Corti nel 1972 fu invitata a Pisa a tenere una serie di lezioni dal titolo “Problemi della lingua e della letteratura in prospettiva semiologica”. Stussi ricorda le loro conversazioni, gli incontri con gli studenti, gli studi danteschi della Corti.

Maria Corti viene ricordata attraverso uno dei suoi testi critici più caratterizzanti, “Metodi e fantasmi”, una sorta di carta d’identità del suo percorso critico. Il testo si chiude sottolineando l’importanza della collaborazione dell’autrice con “Repubblica” e con una lettera inedita all’autore del novembre 1993.

Pusterla ricorda la generosità e l’attenzione di Maria Corti nella veste di docente universitaria, gli autori che gli permise di scoprire, ripercorrendone poi l’itinerario narrativo.

Gianfranca Lavezzi ricorda Maria Corti come figura nel contempo rigorosa e aperta a stimoli culturali inconsueti (la lingua delle radio e della musica rock). Ora ‘ombra viva’ tra le casseforti del Fondo Manoscritti, fu generosa nell’affidare a giovani studiosi lavori importanti sulle carte di autori novecenteschi.

Breve ricordo di Maria Corti a partire dai primi corsi di storia della lingua italiana a Pavia.

L’intervento è dedicato al rapporto di Maria Corti con il Salento e alla sua collaborazione con la rivista l’ “L’immaginazione” e la casa editrice Mann.

L’autrice propone un itinerario di lettura dell’opera di Maria Corti a partire dalla figura del ‘viaggiatore’ e della metafora del viaggio.

L’autore analizza lo stile della produzione saggistica di Maria Corti, sottolineandone l’eleganza del ragionamento, l’efficacia della scrittura, la necessità di tradurre in immagini le proprie scoperte critiche.

Marzio Porro ricostruisce i presupposti filosofici dell’
‘antropologia letteraria’ di Maria Corti, riconducendoli al magistero milanese di Antonio Banfi. Nella seconda parte, sottolinea la capacità dell’autrice di riaccendere campi semantici metaforici, in particolare nel suo percorso dantesco, a partire dall’importanza che ebbe il “Convivio” nel suo percorso critico.

In queste pagine l’autrice indica, attraverso il campo semantico della luce, un percorso caratterizzante della scrittura di Maria Corti, in particolare negli studi su Cavalcanti e Dante.

Enrico Testa si sofferma su alcuni punti fermi della riflessione teorica di Maria Corti, in merito alla creazione narrativa e si chiude con un proprio ricordo degli anni di dottorato a Pavia.

La collaborazione con il quotidiano “Il giorno” di Maria Corti viene presentata come un’esperienza innovativa, capace di creare un nuovo tipo di comunicazione letteraria. Anna Modena sottolinea come la scrittura per i quotidiani avesse un ruolo importante per la Corti e ne ripercorre l’itinerario.

L’autrice ripercorre l’itinerario di Maria Corti come critico militante, sottolineando la sua abitudine di parlare dei libri letti e apprezzati, dei libri attraverso cui costruiva il proprio percorso critico e creativo. Numerose sono le recensioni scritte dalla Corti, dedicate a testi narrativi e critici, italiani e stranieri. In queste pagine si mostra come esse non fossero originate da letture occasionali, ma comunque parte di un sistema di riflessione non circoscritto ai testi accademici.

L’articolo descrive e analizza il percorso di Maria Corti semiologa, a partire dai suoi studi e dal magistero di Benvenuto Terracini, fino alla creazione della Scuola pavese. Palmieri sottolinea il ruolo della fondazione del Fondo Manoscritti e delle riviste “Strumenti critici”, “Alfabeta”, “Autografo”.

In questo saggio vengono messi in relazione la passione dell’autrice per serie televisive come “La signora in giallo” e la concezione della ricerca letteraria come ‘detection’, notando come struttura di molti saggi sia quella della soluzione di un puzzle, attenta ai minimi dettagli, a partire da tracce nascoste da individuare e valorizzare.

Maria Antonietta Grignani sottolinea la centralità del ruolo di Maria Corti nella redazione della rivista “Alfabeta”, notando come molti articoli pubblicati in quella sede risultino ancora di notevole rilievo a decenni di distanza, e come molti autori a cui venne dato spazio in seguito siano stati riconosciuti come figure di primo piano. In coda all’articolo viene pubblicato un testo poetico di Nanni Balestrini, condirettore della rivista.

Vengono qui pubblicati quattro brevi testi poetici dedicati a Maria Corti.

L’articolo è dedicato alla figura di Pietro Marchesani (1942-2011), traduttore dal polacco (tra gli altri di Milosz e Szymborska), che fu collega e amico di Maria Corti e mediò la sua conoscenza dei testi di quella letteratura.

Maria Corti fu sempre attenta, come storica della lingua, alle caratteristiche della lingua dei giovani, mostrando poi un interesse, accademicamente inconsueto, nei confronti della musica rock e della sua creatività dal punto di vista linguistico. In queste pagine, a partire dagli studi della Corti sugli Skiantos, si tenta un percorso attraverso le esperienze più innovative dell’italiano cantato degli ultimi anni.

L’autrice analizza una delle opere narrative di Maria Corti, “L’ora di tutti”, analizzandone temi e scelte linguistiche, sottolineando la sua capacità di caratterizzare su base psico-mentale le parole dei personaggi.

In queste pagine l’autore, attraverso aneddoti tratti dalla loro lunga amicizia, tenta di delineare la personalità di Maria Corti, grande studiosa capace come pochi colleghi di aiutare gli studiosi più giovani a trovare un proprio percorso di ricerca.

Le pagine di Dardano sono dedicate al saggio di Maria Corti sulla poesia italiana prima dello Stilnovo è un’analisi esemplare attraverso lessico, sintassi e stile, che situa con precisione quei testi poetici nella tradizione delle letterature romanze, in relazione ai modelli latini.

In queste pagine viene proposta una rilettura in chiave filosofica del saggio di Maria Corti “La felicità mentale”.

Gabrile Frasca propone una rilettura della “Felicità mentale” come introduzione alla “Commedia”, a partire dal sodalizio dantesco con Cavalcanti e dai fondamenti filosofici aristotelici.

Il testo è dedicato agli studi di Maria Corti sul “Delfilo” e sulla sua attribuzione, a partire dalla concreta identificazione del castello in Val Trebbia del quale si dice originario l’autore.

Questo intervento è dedicato alla storia famigliare di Maria Corti, a partire dalle carte autografe conservate, descrivendone le origini legate alla figura di Pietro Agliati.

A partire da alcune carte autografe, si testimoniano alcune perplessità di Maria Corti in merito alla traduzione delle sue opere, dando un’idea della sua raffinatezza di linguista anche in questo campo.

L’autrice attraverso alcuni indizi, in opere narrative e in articoli giornalistici, testimonia l’interesse di Maria Corti per i giardini e il giardinaggio.

Abstract in inglese degli articoli pubblicati.