Ariel | 2003 | N. 3

In mostre come “L’anima e il volto” e “Il gran teatro del mondo”, ambedue realizzate a Palazzo Reale di Milano, Flavio Cairoli mette in luce una sorta di affinità elettiva tra arte figurativa e scena teatrale.

Una mostra allestita nella Casa Natale di Luigi Pirandello presenta una scelta accurata dei dipinti dei fratelli Pirandello.

Nel giugno 2002, in occasione del centenario della nascita,una mostra allestita presso la Casa-Museo sede della “Stanza di Trilussa”, ha celebrato Alessandro Blasetti, regista cinematografico e teatrale.

In una tavola rotonda, inserita nell’evento “Omaggio ad Adolfo Celi”, patrocinato dal Comune di Roma presso l’Ambasciata del Brasile il 19 giugno 2000, si è indagato sul filo di rapporti tra Italia e Brasile,dove Adolfo Celi è un mito.

Il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova si è arricchito di un nuovo patrimonio culturale: l’archivio completo del regista Alessandro Fersen, presentato al pubblico il 5 dicembre del 2002

Il 18 novembre del 2003 nei locali della Biblioteca del Burcardo di Roma è stato presentato il libro di Franca Angelini “Rasoi, teatri napoletani del ‘900”.

Nel 1904 a Berlino Craig scriveva il dialogo “The Art of the theatre”, con il quale iniziava la sua attività di teorico. Molte delle sue profezie si sono avverate: la figura del regista è universalmente riconosciuta e gli attori annettono grande importanza al dominio del corpo e dell’emozione con l’intelligenza. Nel mondo attuale, dominato dalla polivalenza degli spettacoli e contassegnato dal proliferare del teatro dei mestieranti, sono state, però, smarrite la sua tensione e la sua fede.

David Garrick, vestendo nel 1742 i panni di Lear, portò sulla scena un re anziano e fragile. Da allora in poi quella di Lear sarebbe stata sempre la tragedia del vecchio re. Vecchi i Lear sui palcoscenici tedeschi, italiani, inglesi e francesi fino alla metà del Novecento. Solo nel corso della seconda metà del Novecento l’iconografia del re ottuagenario è cambiata. Nell’allestimento diretto da Peter Brook nel 1962 il re appariva poco più che sessantenne e lo stesso accadeva nello spettacolo di Ronconi del ’95. Nel “King Lear” di Declan Donnellan, presentato nel 2002 a Londra, interpreta il re Lear Nonso Anozie, un attore inglese di origine nigeriana di soli ventiquattro anni.

La trilogia di Tom Stoppard “The Coast of Utopia”,andata in scena a Londra per la regia di Trevor Nun,si può considerare con le sue dieci ore una vera e propria maratona teatrale.Vi si raccontano trent’anni di vita quotidiana e di conversazioni di un gruppo di intellettuali russi ostili al regime zarista.

La drammaturgia inglese degli anni Novanta sconvolge radicalmente le categorie artistiche e sociali, dando origine ad una nuova estetica teatrale. Con corrosive sperimentazioni giovanissimi autori, come Anthony Neilson, Jez Butterworth, Sara Kane,Mark Ravenhill, rappresentano lo squallore e la brutalità della società contemporanea, obbligando lo spettatore a guardare immagini crude e violente, raccontate in un linguaggio altrettanto disturbante.

La tormentata scrittura teatrale di Sarah Kane, condensata in poche opere concentrate in un brevissimo lasso di tempo, si pone nell’area dissacrante delle creazioni di Osborne, Pinter e Bond. Le sue opere da “Blasted” a “Phedra’s love” a “Crave”, fino all’ultima “4:48 Phsychosis”,che l’autrice scrisse in un ospedale londinese poco prima del suicidio, furono ferocemente criticate al loro apparire, ma oggi sono sempre più rappresentate e non solo in Inghilterra.

Sonia Bellavia presenta brevemente alcuni articoli apparsi sul supplemento del “Times” e di seguito riportati nella sua traduzione, che contengono spunti utili a comprendere la direzione verso cui si muove oggi in Inghilterra il dibattito sull’arte dell’attore, che ha avuto nella drammaturgia shakesperiana il suo eccezionale banco di prova.

Paula Byrne prende in esame due libri, uno di Jean Benedetti e l’altro di Freeman, in cui viene analizzata l’arte degli attori con riferimento a Garrick che nelle sue interpretazioni shakesperiane modificò nel Settecento il modo di recitare, orientandolo decisamente verso un essenziale “naturalismo”

Attraverso le recenti proposte di quattro autori (Dennis, Donnellan, Houseman, Rodenburg) sull’arte della recitazione, Jonathan Cecil, attore militante, si pronuncia per un avvicinamento discreto e sensato alle pagine teoriche, dal momento che, a suo avviso, la scuola più importante e significativa è quella del palcoscenico.

Correlandosi ad alcune opere di Claudel, Paola Martinuzzi rileva come la poesia silenziosa del movimento, manifestazione di una soglia invisibile tra la dimensione concreta e una diversità metafisica, e la molteplicità dei piani scenici ritornino come segni forti in tutto il teatro dell’autore francese.

Collodi parla spesso di teatro pur parlando d’altro; elementi tecnici del teatro appaiono nella sua narrativa e il teatro occupa un posto di rilievo anche nel suo giornalismo.Il nucleo imprescidibile della sua riflessione è l’educazione del pubblico, strettamente correlata alla formazione del cittadino nell’Italia unita. La visione pedagogica del teatro comporta un’acuta critica al pressapochismo delle compagnie e promuove proposte innovative come la necessità di professionalità, non solo per l’attore principale, ma per tutti coloro che esercitano l’arte del teatro.

L’autore segnala percorsi e ruoli di alcuni critici teatrali nati in Calabria, ma approdati lontano dalla terra natìa. Saverio Procida,Italo Carlo Falbo, Vincenzo Tieri,Corrado Alvaro, Leonida Repaci hanno svolto con i loro interventi di ampio respiro un’importante funzione culturale.
In appendice due lettere: una di Saverio Procida a Luigi Pirandello e l’altra di Vincenzo Tieri a Renato Simoni.

Bertolt Brecht, durante gli anni in cui lavora al Berliner Ensemble, compagnia da lui costituita nel ’49 con l’apporto determinante della moglie Helene Weigel,svilppa un repertorio strettamente legato ai bisogni sociali del nuovo pubblico.Dopo la sua morte,la costruzione del muro nel ’61 segna nella RDT il lungo periodo del dominio dell’ideologia e del controllo esercitato sul lavoro della compagnia. Un coraggioso tentativo di ricerca e di indipendenza si deve a Ruth Berghaus che viene, però, rimossa. Dopo la caduta del muro, molti aspetti dell’ideologia socialista sono crollati mentre nuovi problemi sono sorti dall’incontro con la Repubblica Federale Tedesca e dal suo diverso stile di vita.

L’idea di teatralità ha confini porosi in cui possono rientrare contesti figurativi non direttamente riferibili al teatro in quanto tale. Quadri e sculture oltre a disporsi come linguaggio figurativo al pari del teatro basato sulla visione, recuperano la dimensione temporale nel momento specifico della fruizione. Un solo sguardo non esaurisce la rete di rapporti di un’opera d’arte che lo spettatore deve ripercorrere e svolgere nella sua storia. L’individuazione di principi omogenei tra le varie arti della visione può introdurre una prospettiva metodologica capace di ricognizioni e di analisi, tese a leggere i documenti figurativi secondo modalità ‘drammaturgiche’.

Si indaga attraverso quali processi si arrivi nell’Ottocento e nel Novecento all’esaltazione della figura della ballerina in posa sulle punte ed alla conseguente predominanza di eroine femminili perfino nei programmi e nei soggetti; si rilevano, attraverso la raffigurazione delle pose e delle figure tecniche delle ballerine,le fasi della trasformazione coreografica.

Andrea Pirandello, nipote di Luigi, ricorda i momenti non rari in cui il nonno prendeva in mano i pennelli per “pittare”, come chiamava quell’attività diversa dal suo impegno nell’arte della scrittura.

L’articolo presenta quattordici lettere inedite che Luigi Pirandello indirizzò a Sabatino Lopez, direttore della Società Italiana degli Autori. Le lettere, che vanno dall’8 aprile del 1918 al 31 marzo del 1919, sono corredate da un apparato di note puntuali e articolate.

Viene presentata una nuova edizione ampliata e aggiornata del repertorio delle lettere edite di Luigi Pirandello.

Nella versione di Carlo Cecchi dei “Sei personaggi in cerca di autore” sono stati rimossi gli strati di una trdizione prossima a diventare convenzione. I personaggi vivono sul palcoscenico spogliati e liberati dalla retorica del pirandellismo.

Milone segnala uno studio di Paola Casella su “L’umorismo” e con pungenti riflessioni propone la rilettura di Pirandello(ma anche quella di Brancati e Sciascia) per trovare un’uscita di sicurezza dalle strettoie del Novecento.